Sull’imminente avvio della raccolta del pomodoro Antonio Nisi, presidente Cia Basilicata, riporta in una nota le attese dei produttori della CIA-Agricoltori. Di seguito la nota integrale.
Alla vigilia dell’avvio della nuova campagna pomodoro, sulla quale continuano a pesare la riduzione dei prezzi in generale degli ortofrutticoli (sino a -16,7% per l’Ismea) e i danni provocati da piogge e grandine delle scorse settimane in alcune aree della regione, i dati del 13° Rapporto sull’industria italiana delle conserve di pomodoro, presentato nel corso dell’assemblea annuale dell’Anicav, la più grande associazione di rappresentanza delle imprese di trasformazione di pomodoro al mondo per numero di imprese associate e quantità di prodotto trasformato, confermano che il pomodoro è il simbolo più significativo dell’alimentare made in Italy. Nella campagna di trasformazione 2013/2014, in Italia sono state contrattate circa 4.5 milioni di tonnellate di pomodoro (con una riduzione di circa il 13,5% rispetto all’anno precedente) e sono state trasformate circa 4 milioni di tonnellate di materia prima, con una riduzione di circa il 14% rispetto alla campagna 2012/2013.
Il settore delle conserve alimentari vegetali si conferma a forte caratterizzazione internazionale e le esportazioni di derivati del pomodoro, nel corso del 2013, hanno registrato un aumento sia in quantità (+5,6%) che in valore (+6,7%) rispetto al 2012.
Le grandi novità recente sono senza dubbio la costituzione del Polo Distrettuale del pomodoro da industria del Centro Sud Italia, nato grazie all’impegno e alla tenacia di tutti gli attori della filiera, e l’avvio dell’iter per il riconoscimento del marchio di tutela Igp per il pomodoro pelato, per una tutela di una produzione di pregio.
Sul fronte sindacale è proseguito il buon sistema di relazioni sindacali che nel corso degli anni è stato costruito con i rappresentanti nazionali e regionali e che porterà a breve alla sottoscrizione di un Protocollo di intesa per la promozione della responsabilità sociale e territoriale nella filiera del pomodoro da industria, con particolare riguardo al rispetto dei Ccnl e delle normative in materia di lavoro in tutti i segmenti della filiera del pomodoro da industria e focalizzando l’attenzione soprattutto sul fenomeno del caporalato.
Per tornare alle nostre attese sul Distretto esso dovrà diventare l’ambito naturale entro il quale i soggetti della filiera si incontreranno per scambiarsi esperienze e cogliere insieme le opportunità del mercato. Sarà anche la cornice più idonea per lo svolgimento delle trattative volte ai contratti-quadro, anche se il suo ruolo non dovrà mai confondersi con quello più specifico dell’Organismo interprofessionale.
L’obiettivo comune è quello di superare le divergenze tra i molteplici attori della filiera agricola meridionale e giungere ad un obiettivo univoco, quello di percorrere una strada comune di sviluppo, superando le barriere geografiche e creando un sistema di rete tra tutte le rappresentanze territoriali del Sud. Bisogna, tuttavia, creare le condizioni favorevoli affinché le sinergie di filiera si concretizzino in accordi stabili tra produzione ed industria ed accrescendo l’iniziativa sul fronte delle polizze assicurative. Ecco perché la Confederazione ritiene che per il Mezzogiorno il Distretto sia il giusto contenitore di questi rapporti economici di filiera. Non dovrà certo sostituirsi all’Organismo interprofessionale ortofrutticolo, dato che le competenze sono diverse, ma è proprio nel suo ambito che la filiera potrà riunirsi sistematicamente e portare avanti le trattative necessarie agli accordi e ai contratti-quadro. Altra “faccia della medaglia” è quella della lavorazione e trasformazione in loco dei prodotti agricoli lucani (non solo pomodoro) accrescendo il sistema industriale locale che deve intensificare la lavorazione del prodotto della nostra regione e realizzando nel Metapontino il Progetto di piattaforma logistica. E non abbassiamo la guardia contro la contraffazione e la “pirateria alimentare”.
All’Italia, purtroppo, spetta il primato in Ue per le segnalazioni di cibi “irregolari”. Ci troviamo a fronteggiare una vera invasione di prodotti truffaldini che, grazie all’incessante opera delle forze dell’ordine, quasi sempre vengono intercettati e sequestrati. Però a volte finiscono sui banchi di vendita e, quindi, sulle tavole delle famiglie anche a causa di una crisi persistente che spinge i consumatori ad acquistare prodotti super low-cost di dubbia provenienza. Per questo bisogna rendere sempre più rigorosi i controlli, severe le norme e salate le sanzioni per chi sofistica e inquina gli alimenti. D’altra parte le frodi a tavola minano la credibilità dell’intero settore agroalimentare “made in Italy”, conquistata grazie al lavoro di chi, come la stragrande maggioranza dei produttori italiani, opera nella qualità e nel rispetto delle stringenti normative in materia di tracciabilità degli alimenti.
Antonio Nisi, presidente Cia Basilicata