Carenza personale presidi continuità assistenziale, Asp ricorre ai medici in servizio per coprire più territori. Fp Cgil: “Inaccettabile, si arrivi presto a rapporti contrattuali in grado di garantire tutele e diritti”. Di seguito la nota integrale.
Il fenomeno della carenza di personale medico nei presidi di continuità assistenziale in tutta la Basilicata si configura sempre più come un’emorragia che mina il diritto alla salute dei lucani e che, con il sopraggiungere delle festività, diviene incontenibile. La soluzione? L’Azienda sanitaria di Potenza chiede ai medici in servizio di sopperire alle carenze, chiedendo loro di coprire territori più vasti di quelli assegnati, per giunta senza alcuna regolamentazione e a titolo gratuito, con tutti i rischi e le responsabilità che questa gestione comporta. Cosa succede se il medico viene chiamato per una visita domiciliare, magari urgente, nel comune ulteriore che si trova a coprire in una regione orograficamente complessa e con gravi carenze della rete viaria? E se viene chiamato a supporto del 118, come spesso, seppur in modo anomalo e illegittimo, avviene quasi fosse un “tappabuchi”? La Fp Cgil Medici ha segnalato più volte i problemi legati al servizio 118 e alla sua integrazione impropria con il servizio di continuità assistenziale al di fuori di qualunque protocollo organizzativo, evidenziando ripetutamente, già negli anni passati, la diversità dei servizi al fine di rendere chiari i compiti e i ruoli di ognuno, ma continuano a verificarsi anomalie operative dei servizi che espongono, tra l’altro, i medici di continuità assistenziale a rischi medico-legali connessi a interventi che esulano la loro competenza. La soluzione alle carenze non può e non deve essere trovata attraverso un contenimento temporaneo che comporta ulteriori richieste al personale, già sofferente e in affanno. D’altronde, pur nella consapevolezza della drammaticità della situazione, il comitato regionale per la medicina generale ha ritenuto di non dover riconoscere alcuna corresponsione ulteriore ai medici che si rendano disponibili a coprire un comune scoperto. Sarebbe auspicabile che si provvedesse alle assegnazioni per tempo e che l’azienda, attraverso un confronto con le organizzazioni sindacali, individuasse soluzioni differenti, anche economiche, in grado di attrarre professionisti, come attraverso un innalzamento delle tariffe orarie dei compensi, secondo una soluzione già sperimentata in Molise. Nell’auspicio si arrivi presto a rapporti contrattuali in grado di garantire tutele e diritti, come nel contratto della dirigenza sanitaria, superando quello libero professionale e integrando i medici di continuità assistenziale nel sistema sanitario pubblico. Frattanto, riteniamo non sia più concepibile che si continui a chiedere sempre più a questi professionisti, tra i principali riferimenti dell’utenza per la capillarità della loro presenza sul territorio, con pretese inaccettabili.