Case all’asta per chi non può pagare il mutuo, Exinguo: “Cosa fare per evitarlo”. Di seguito la nota integrale.
La crisi che ha colpito le famiglie a causa dell’epidemia da Covid-19 ha provocato un effetto diretto sulla capacità di pagare il mutuo da parte degli italiani. Ne è una prova il fatto che negli ultimi 6 mesi del 2020 gli immobili messi all’asta nel nostro Paese siano cresciuti del 63,5%. Più di 15mila procedure avviate nel secondo semestre del 2020 e gli immobili hanno un valore inferiore ai 100mila euro (Centro Studi Sogeea 2021). Sono 15.146 le procedure registrate rispetto alle 9.262 del precedente mese di luglio. “Una famiglia in difficoltà è impossibilitata a pagare il mutuo e può vedersi vendere all’asta la propria casa, così come capita anche agli imprenditori che, credendo nella propria azienda, garantiscono gli investimenti con la propria casa.” E’ quanto ha dichiarato Vincenzo Malfa, Amministratore Unico della società Extinguo (https://www.extinguosrls.it/) che opera a Matera, Taranto e Bari da due anni ormai. “Una crescita che conferma e accentua la tendenza del 2020, quando si era registrato un incremento rispetto all’estate”. Dai dati noti si vede che se un terzo delle abitazioni all’asta si concentri nel Nord Italia, la crescita più rilevante è al Sud e nelle isole, dove l’aumento è risultato notevole. “Il dato dimostra come sia sempre la fascia di reddito medio-bassa a pagare il tributo più rilevante alla crisi” ha proseguito Malfa. “E nella stragrande maggioranza dei casi non si tratta certo di case di particolare pregio. Se c’è un settore che la pandemia ha fatto proliferare è quello delle aste immobiliari, che non si limita a coinvolgere le abitazioni. Se avete subito un pignoramento immobiliare o siete in procinto di subirne uno, dovete difendervi, tutelarvi, evitare di perdere la casa”. Le persone che si trovano in difficoltà economico-finanziaria stanno aumentando, anche se gli istituti di credito sono diventati meno aggressivi nei confronti di chi è in sofferenza, consapevoli che il valore degli immobili è drasticamente calato negli ultimi anni e una vendita all’asta non gli farebbe comunque rientrare dei capitali erogati.
Al momento, la legge italiana riserva tre strade ai debitori:
La legge 3/2012, conosciuta anche come legge “salva suicidi”, che permette di tagliare i debiti delle persone che si trovano in gravi difficoltà economiche, ovvero in uno stato definito di “sovraindebitamento”. E’ la soluzione più equa e concreta per cittadini, piccoli imprenditori, liberi professionisti e tutti i soggetti “non fallibili”, che hanno la possibilità di pagare i loro debiti per quanto è possibile, in base alle proprie risorse.
Il saldo a stralcio è una transazione bonaria che permette la negoziazione dei debiti tra un privato e la banca o società finanziaria, in caso di posizioni di sofferenza economica o di contenziosi. Tale strumento permette al debitore di chiudere la propria posizione di debito versando una somma inferiore rispetto al totale dell’importo residuo che dovrebbe corrispondere alla banca o alla finanziaria. Il creditore, attraverso questo accordo, accetta di ridurre una certa percentuale di debito. In questo caso, la banca o la società finanziaria preferisce il rientro immediato di una parte del debito, anziché intraprendere una più lunga e incerta procedura giudiziale di recupero del credito, con il rischio di non riavere indietro né l’intero capitale concesso a titolo di finanziamento né le spese e gli interessi relativi alla procedura.
La rinegoziazione del mutuo ipotecario è una possibilità per evitare di perdere il rimborso delle rate del mutuo. Questa è stranamente più facile che la ottenga chi è in difficoltà con il pagamento delle quote mensili, che chi vorrebbe rinegoziare un mutuo per estinguerlo in anticipo. Con la rinegoziazione del mutuo sono le condizioni che sono soggette a modifica, perché sono cambiate le esigenze economiche del contraente: questa è una clausola molto importante, è un aspetto di cui tenere conto perché non è mai possibile rinegoziare il mutuo se non sono intervenuti cambiamenti nell’assetto finanziario del debitore”.