Paolo Castelluccio, consigliere regionale (Fi): ancora casi di contraffazione sulla fragola Candonga, perchè per la mela dalla Val di Non questo non accade?
Trasmissioni televisive come “Mezzogiorno in famiglia” e servizi sul prestigioso settimanale del Corriere della Sera (di questa settimana) con protagonista Candonga Fragola Top Quality sono formidabili strumenti di promozione di un prodotto, simbolo della qualità alimentare del Metapontino e dell’intera Basilicata, che tutti ci invidiano. Ma viene spontaneo chiederci e chiedere a quanti hanno responsabilità: si sta facendo tutto il possibile per tutelare prodotto e produttori dalle contraffazioni? Perché per la Mela della Val di Non, dal 2003 la prima mela italiana a Denominazione di Origine Protetta, da anni questo non avviene più? Per la Candonga invece cassette di fragole che provengono da altri paesi contenute per giunta in imballaggi vari con sovrimpressa la scritta ‘Candonga’ sono normalmente vendute come fossero della Basilicata. In questo caso ci vuole un’iniziativa che parta sia dal privato che dal pubblico perché il privato oltre ad attivare azioni legali, sicuramente importanti a scoraggiare l’illegalità, non può andare. E sappiamo bene tutti gli sforzi che il Club Candonda Fragola Top Quality, grazie all’impegno e la passione del ceo Camela Suriano, sta facendo senza tralasciare l’accattivante e creativa operazione Lovers, rivolta ai grossisti ortofrutticoli e ai loro migliori clienti, amanti della Candonga, proprio con l’obiettivo di fare “terra bruciata” intorno agli speculatori. Evidentemente non basta invitare i grossisti a “scoccare la freccia e far sbocciare l’amore, per diventare protagonisti della più “fragolosa” storia d’amore del 2015”. Ci vuole un arco da puntare contro i grossisti speculatori che di fatto si avvantaggiano della grande promozione televisiva, carta stampata e di eventi (Expo). E’ una sfida, che si ripete ad ogni campagna estiva e che deve vedere ognuno per le proprie responsabilità – dalla Regione, al Comune, alle Cciaa, alle organizzazioni professionali agricole, a ristoratori e chef, agli esercenti della vendita diretta – fare la propria parte. La Regione per prima può e deve fare di più promuovendo una campagna di informazione ai consumatori aiutandoli a distinguerli tra le cassette in vendita dal fruttivendolo di quartiere piuttosto che negli scaffali dei supermercati. Non è più tempo di convegni sulla fragola del Metapontino. Il primo banco di prova è rappresentato dai Bandi del nuovo Psr 2014-2020 che deve contenere una Misura specifica con risorse consistenti da affidare in parte ai Consorzi di produttori ed in parte da destinare a grandi campagne. Dunque ”tolleranza zero” verso chi imita i nostri prodotti d’eccellenza, facendo concorrenza sleale alle nostre imprese e compromettendo il prestigio del nostro sistema agroalimentare dentro e fuori i confini nazionali.
Con le dovute differenze, è il caso di “raccontare” che in Giappone un marchio di lusso di fragole, particolarmente popolare quest’anno, appare in vendita in yen il corrispondente di 390 euro (la singola confezione di fragole….). I giapponesi non guardano al costo di acquisto, per quanto esoso, in particolare quando offrono la frutta, un dono prezioso nell’arcipelago. Nei reparti dei grandi magazzini dedicati o negozi specializzati, le opere d’arte della natura sono esposte come gioielli, protette da una rete bianca. Si acquisisca anche da parte nostra la stessa consapevolezza sul “gioiello Candonga”, perché purtroppo manca ancora la consapevolezza del valore del prodotto in grado di trascinare l’immagine dell’intera regione, del turismo, dei beni ambientali e paesaggistici.