Soprattutto d’estate lo spreco dei prodotti ortofrutticoli raggiunge quantitativi e un gettito economico molto consistenti. La temperatura ci mette del suo ma è soprattutto la diffusissima tendenza dei consumatori a scartare frutti ed ortaggi “brutti ma buoni” a produrre il fenomeno. La Cia-Confederazione Italiana Agricoltori lucana mette a disposizione le sue strutture, a partire dal GIE (Gruppo di interesse economico) ortofrutta, come tavolo tecnico, per studiare a fondo la problematica e dare supporto alle Istituzioni e alle Organizzazioni dei Produttori per sollevare questioni importanti sul fronte consumi, come il riconoscimento dei requisiti salutistici della frutta e della verdura , l’armonizzazione europea dell’uso dei fitofarmaci, la creazione di un catasto nazionale delle principali specie frutticole. “Il calo progressivo dei consumi di frutta e verdura specie da noi e al Sud – afferma Antonio Nisi, presidente regionale Cia – è un fenomeno in atto da oltre 10 anni, con una perdita di quantità acquistate per famiglia di circa 140 Kg annui dal 2000 al 2013. In autunno avremo la riforma dell’ OCM Ortofrutta con modifiche che fanno riferimento al libro bianco, dobbiamo quindi lavorare fin da subito sul nuovo regolamento, sul biologico e sui programmi di promozione che per le imprese significano circa 200 milioni euro l’anno. In chiave di comunicazione – continua Nisi – il nostro impegno e’ oggi più che mai indirizzato verso la creazione di un rapporto stretto con la Grande Distribuzione per collaborare ad inventare spazi dedicati all’ortofrutta più vicini alle nuove esigenze del consumatore. Dobbiamo prestare la massima attenzione alle esigenze dei consumatori sintetizzabili in 5 punti chiave : sicurezza, benessere, legame con la natura, facilita’ d’uso, stile di vita semplice , risparmio e lotta allo spreco. Ai consumatori l’invito a riflettere: non tutte le fragole possono essere perfette, come se prodotte in catena di montaggio e pertanto assicurandosi della provenienza e salubrità non devono finire in spazzatura. Se tutti i supermercati adottassero la politica di vendere frutti non perfetti esteticamente ma ugualmente commestibili, penso che si potrebbe migliorare di molto il divario tra prezzo di acquisto sulla pianta e prezzo alla vendita. Forse si registrerebbe anche un maggiore consumo in generale e si espliciterebbe il tanto decantato aspetto etico e sociale del mondo dell’ortofrutta, che finora si è intravisto solo per coltivazioni o prodotti provenienti da Paesi terzi.”
Tonnellate di frutta scartate perché bruttine vengono salvate dalla discarica. La quantità è enorme, si calcola, infatti che venga bocciato il 25% della produzione totale solo su criteri estetici. Ciò contribuisce a ingrossare la quota di 89 milioni di tonnellate di alimenti gettati ogni anno in Europa. Un esempio concreto viene dal Portogallo: ortaggi e frutti bruttini possono avere una seconda chance e raggiungere le tavole grazie alla cooperativa portoghese Fruta Feia (Frutta brutta). Mele, carote e pomodori che non rispettano i severi standard dell’Unione europea per arrivare in commercio vengono recuperati dall’associazione e venduti a prezzi concorrenziali in due outlet di Lisbona.