Il caso Wolkswagen relativo ad alcune irregolarità che riguardano un particolare software utilizzato su alcuni motori Diesel sul mercato Usa potrà avere conseguenze rilevanti sulle transazioni all’interno delle filiere globali dell’auto. Non si sottovaluti che nella filiera dell’auto nel nostro Paese un’impresa su due è artigiana. A sostenerlo è il Presidente nazionale Confartigianato Autoriparazione Antonio Miele (che è anche presidente confederale per la Basilicata) riferendo alcuni dati per combinare l’analisi per mercato di destinazione dell’export con il posizionamento del made in Italy sul mercato tedesco.
Negli ultimi 12 mesi l’Italia esporta Parti ed accessori per autoveicoli per 11.743 milioni di euro e la Germania è il primo mercato di destinazione del made in Italy con il 22,7% dell’export totale, seguita della Francia con il 10,7%, dalla Spagna con l’8,2%, il Regno Unito con il 7,1% e gli Stati Uniti con il 5,9% e la Polonia con il 5,1%. I primi dieci mercati di destinazione assorbono quasi i tre quarti (72,6%) del totale dell’export; le vendite verso i mercati Ue 28 rappresentano il 70,4% del totale mentre quelle verso paesi extra Ue sono il rimanente 29,6%. L’Italia è il quarto Paese fornitore della Germania per Parti ed accessori per autoveicoli (7,0% dell’import tedesco), dietro a Repubblica ceca (13,7%), Polonia (11,2%) e Francia (9,7%). A giugno 2015 nella Produzione di parti ed accessori per autoveicoli e loro motori operano 2.124 imprese di cui 614 (28,9%) sono imprese artigiane, le quali danno lavoro a 3.013 addetti.
In relazione al sistema di produzione globale va inoltre ricordato come l’automobile è l’unico settore in Italia che registra più addetti impiegati nelle imprese residenti all’estero a controllo italiano rispetto a quelli impiegati nelle imprese residenti in Italia: il grado di internazionalizzazione attiva per la Fabbricazione di autoveicoli, rimorchi e semirimorchi registra un valore del 100,9%, cinque volte la media del manifatturiero (21,7%).
Un settore, quello artigiano dell’autoriparazione, che registra un calo dell’1,2% nel secondo trimestre dell’anno rispetto allo stesso periodo del 2014. Andamento leggermente migliore se confrontato a quello medio nazionale (-1,4%), e rispetto al quale spiccano i segni meno registrati in Basilicata (-2,7%), Sardegna (-2,2%) e Sicilia (-2,1%).
«Il settore non si è ancora ripreso dalle forti penalizzazioni che lo hanno colpito soprattutto dal 2011, con il governo Monti – commenta Miele – E la crisi non ha aiutato: gli italiani spendono meno in manutenzione, perché spesso non si trovano nelle condizioni economiche per poterlo fare, e di conseguenza i veicoli circolano in stato di pericolosità. Un modo per far ripartire la categoria e, nello stesso tempo, agevolare gli utenti, consiste nella defiscalizzazione della riparazione. Una richiesta che avevamo avanzato più volte in passato ma che non è mai stata presa in considerazione».
Anche il settore delle carrozzerie è prevalentemente a impronta artigiana. Si tratta di 580 micro e piccole imprese sulle 706 totali, l’82,2%. Quanto alla Basilicata, sono complessivamente 1.154 le ditte di settore in Basilicata (tra commercio al dettaglio e riparazione) e a fine 2014 il saldo è stato negativo di 26 unità (20 immatricolazioni contro 46 cancellazioni. Il Presidente Regionale della Confartigianato Carrozzieri Aurelio Finelli mette in guardia: il risarcimento in forma specifica – spiega Finelli – getterà l’automobilista danneggiato fra le braccia del carrozziere convenzionato con le compagnie, che dovrà lavorare alla manodopera imposta dalle imprese. Risultato: auto riparate male e in fretta, e con gravissimo pregiudizio dei diritti degli automobilisti, che non potranno più scegliere liberamente di rivolgersi al carrozziere di fiducia. Ed effetti devastanti per la sicurezza stradale: vetture rimesse in sesto alla meno peggio che circoleranno per le nostre strade. ”Da più di un anno -ricorda il presidente Carrozzieri di Confartigianato – ci stiamo battendo per abbassare i costi delle polizze assicurative per i consumatori, garantendo riparazioni sicure e conformi ai parametri del costruttore, grazie alla competenza e alla professionalità dei carrozzieri di fiducia ed indipendenti. Invece ci ritroviamo -rimarca- con una situazione che, se confermata, metterà sul lastrico più del 50% delle carrozzerie artigiane. Bisogna abbassare le tariffe Rc auto -avverte- garantire ai consumatori il diritto di scegliere il carrozziere di fiducia, assicurare libertà di concorrenza nel mercato della riparazione, tutelare la qualità delle riparazioni e la sicurezza della circolazione stradale. Obiettivi raggiungibili se si puntasse ad avere una concorrenza reale sul mercato”.