L’estensione della Zes da “retroporto” di Taranto, come prescrive obbligatoriamente il “decreto Mezzogiorno”, sino a Galdo di Lauria, resta, almeno per me, uno di quei misteri di questa legislatura regionale che resteranno irrisolti a meno che non si ricorra a motivazioni politiche e di consensi elettorali. E’ quanto sostiene il consigliere regionale Paolo Castelluccio per il quale non si tratta di negare i benefici previsti dall’istituzione della Zes appulo-lucano a quante più aree possibili – tanto valeva pensare ad una Zona unica Basilicata – ma piuttosto di precisare quali obiettivi si intende raggiungere. Le opportunità di sviluppo dovrebbero riguardare, a mio parere, i comparti agro-alimentare del Metapontino e manufatturiero in generale con attenzione particolare alle piccole e medie imprese e del settore artigiano. Dubito che sia sufficiente disegnare su una carta geografica i confini allargati della Zes per determinare, attraverso la matita magica, tutte quelle condizioni di crescita imprenditoriale, occupazionale, di esportazioni che sinora, senza la Zes, sono mancate.
E’ il caso di evidenziare che la Zes Taranto-ValBasento è stata individuata originariamente allo scopo di operare su un doppio versante: da un lato quello Adriatico che comprende un territorio vasto dal Salento al Gargano e due grandi porti come quello di Bari e quello di Brindisi; dall’altro quello ionico che dovrebbe farsi carico dell’area del tarantino-metapontino attigua al Porto di Taranto. Lo schema di Dpcm individua come criteri la superficie territoriale e la densità demografica regionale, senza tener conto di ulteriori fattori. Tali criteri non misurano, evidentemente, né la condizione di svantaggio competitivo della Regione interessata, né le sue potenzialità di sviluppo da associare alla istituzione di una ZES. Non si tiene conto del dato infrastrutturale complessivo in cui la Regione versa – centrale in ordine alla possibilità di connettere la Zes con gli sbocchi di mercato- né del tessuto economico locale, né, ancora, del livello di benessere, misurabile banalmente con gli stessi criteri adottati dalla UE (Pilprocapite).
Bene ha fatto dunque la Confapi di Matera – continua Castelluccio – a sollecitare riflessioni, approfondimenti e valutazioni, oltre che un’accelerazione della proposta progettuale, per evitare che la Giunta Regionale presa dalle spinte localistiche di ulteriore estensione si distragga o meglio perda tempo rispetto ai propri adempimenti e alle proprie responsabilità politico-istituzionali. Una zona di vantaggio per le imprese deve essere tale in tutti i suoi aspetti conservando caratteristiche di omogeneità territoriale e dando risposte efficaci ed efficienti alle esigenze delle pmi a partire dal “nodo viabilità” come segnalato proprio dal presidente Confapi. E’ proprio il gap infrastrutturale, aggravato dal rinvio dell’operatività dello scalo aeroportuale di Pisticci, a pesare sul destino della Zes.