«Intendiamo replicare ad alcune dichiarazioni rese da politici locali per meri fini elettorali, come quella della portavoce del Movimento 5 Stelle di Melfi, secondo la quale l’attività estrattiva su alcune superfici ai piedi del monte Crugname costituirebbe un rischio per l’ambiente e per la salute, o quella del sindaco Valvano, che ha manifestato il timore che l’esercizio della cava possa incidere su ipotetiche emergenze archeologiche».
Ad affermarlo, il presidente della Cementeria Costantinopoli di Barile, Claudio Rabasco, in una nota indirizzata, tra gli altri, al presidente della Regione Basilicata, al Prefetto di Potenza, al Comune di Melfi, al Difensore civico e agli uffici regionali competenti.
«Smentiscono tali asserzioni – dice ancora l’imprenditore – i provvedimenti emessi dagli enti governativi e regionali preposti alla tutela dei valori ambientali e della salute pubblica, nell’ambito del procedimento di Valutazione di impatto ambientale (Via) relativo al progetto di coltivazione mineraria di una cava di quarzareniti da noi presentato». Rabasco specifica che «l’iter istruttorio dopo la richiesta di autorizzazione si è sviluppato in ben tre sedute della Conferenza di servizi, a cui hanno partecipato tutti gli enti e gli uffici competenti che si sono espressi favorevolmente». Tra questi, la Soprintendenza ai Beni ambientali e culturali, che ha previsto «sei prescrizioni che impongono, ad esempio, lavori per la mitigazione dell’impatto ambientale attraverso il rinverdimento dell’area di progetto, siano effettuati contemporaneamente alla coltivazione, il ripristino dello stato dei luoghi a conclusione di tutte le lavorazioni connesse alla fase di cantiere». «L’Autorità di Bacino Distrettuale dell’Appennino Meridionale, allo stesso tempo – ha aggiunto l’imprenditore – ha affermato che non sussistono condizioni di incompatibilità dell’attività estrattiva, dal momento che i terreni permeabili costituiscono a monte una barriera idraulica spessa circa 250 metri, che impedisce lo sversamento di acque». Il presidente della Cementeria ricorda quindi i vari pareri favorevoli ricevuti «da Regione Basilicata, area urbanistica del Comune di Melfi, Ufficio Foreste e tutela del territorio, Ufficio geologico, Arpab, Ufficio ambientale e pianificazione territoriale della Provincia di Potenza».
«Appare evidente – mette in chiaro Rabasco – come la coltivazione mineraria della cava che Cementeria Costantinopoli intende intraprendere su monte Crugname non solo sia compatibile con i valori archeologici, ambientali e della salute pubblica, attentamente valutati da organi istituzionali, ma anche come detti valori siano tutelati e garantiti dalle modalità di esecuzione degli interventi estrattivi prescritti dagli enti che si sono favorevolmente espressi sul progetto. Ancora più evidente, per questi motivi, appare la sterilità dell’improvvida levata di scudi degli amministratori di Melfi che evocano l’insussistente lesione di valori costituzionali al solo fine di ottenere maggior visibilità e consenso personali.
Riteniamo poi offensiva l’affermazione secondo la quale l’attività estrattiva di scavo di quarzo-arenite costituisca pericolo per la salute pubblica: ad ogni buon fine, basterebbe analizzare le risultanze dei controlli medici dei numerosi dipendenti della Cementeria, che operano in altre identiche attività estrattive, per palesare come l’affermazione in esame sia degna del peggior populismo. Altrettanto stupore cagionano le insinuazioni di chi si è detto sorpreso che la Via sia intervenuta in modo veloce e durante il periodo Covid-19. È forse il caso di ricordare che, secondo norma, l’istruttoria di un procedimento complesso, qual è la conferenza di servizi, è soggetto al termine di 180 giorni.
Illegittime poi risultano alcune affermazioni rese da taluni soggetti partecipanti ad un incontro i quali, pur riconoscendo che l’istruttoria in esame abbia svolto un corretto iter amministrativo, invocano un provvedimento della Regione per annullare quanto sinora fatto. In pratica è come se dopo che un cittadino ha acquistato un’area edificabile ed ha ottenuto il titolo per costruire la propria casa, la giunta comunale decida di negare il diritto acquisito. Egualmente deve evidenziarsi come la esperita partecipazione all’iter procedimentale renda del tutto illegittime le richieste di autotutela, in quanto rese fuori dal procedimento ed altamente sospette in quanto contrastanti con l’agire amministrativo sino ad ora operato».
La cava di silicio di Melfi è un esempio di sfruttamento delle risorse del territorio che rievoca il tema delle scelte per lo sviluppo dell’economia del Sud Italia, subalterno ai grandi interessi economici ed alle grandi imprese industriali. Il giacimento di silicio, unico in tutta Italia, è la sola risorsa del sottosuolo nella vastissima zona del Melfese, non ancora avviata a trasformazione e redenzione sociale, industriale, agricola ed economica, per cui costituisce l’unica fonte di ricchezza e di lavoro per quelle popolazioni. Lo sfruttamento in loco consentirebbe infatti la creazione di industrie che, oltre all’estrazione del silicio ed al suo vasto impiego (fabbricazione di terrecotte, lavorazione di gres, porcellane, vetri, cristalli) verrebbe ad orientare in senso industriale l’economia poverissima del Melfese, contribuendo altresì notevolmente alla soluzione del grave ed annoso problema della disoccupazione.
«Sulla materia – ha detto ancora Rabasco – ci sono scritti di Moro, Andreotti, Colombo, Pastore, Almirante e di molti altri, che anche se risalenti as anni fa risultano di una attualità impressionante. L’intervento proposto dalla Cementeria Costantinopoli prevede proprio il reimpiego dei materiali oggetto dell’attività estrattiva in esame nell’industria sita in comune d’Atella e quindi l’avvio di un nuovo processo industriale che fino ad oggi i politici locali hanno del tutto disatteso, nonostante gli impegni assunti 60 anni or sono. Ovviamente quanto innanzi costituisce l’amara storia del nostro territorio. La Cementeria Costantinopoli, forse inconsapevolmente, con il programma estrattivo assentito dal via oggi, sta realizzando le motivate e sensate richieste formulate dai parlamentari lucani negli anni 60; parlamentari il cui operato ancora oggi caratterizza il territorio lucano. Si confida quindi che la politica, quella che mira a tutelare gli interessi di un territorio e dei suoi cittadini e non mere personali aspettative, riconduca le valutazioni rese dai soggetti in indirizzo nell’ambito di un percorso di legalità, ragionevolezza e buon andamento dell’azione amministrativa».