Il mondo agricolo lucano messo già da tempo in ginocchio dalla concorrenza dei prodotti stranieri, dalla mancata tutela della produzione nazionale in sede comunitaria, dagli alti costi di produzione, dalla burocratizzazione del settore per cui la piccola proprietà deve far fronte agli stessi adempimenti di una grande azienda agricola, dalle calamità naturali, dalla sharka che sta distruggendo nel metapontino ettari ed ettari di susine, pesche e albicocche, deve, da qualche tempo, fare i conti anche con l´INPS che lo sta mettendo sotto torchio.
L´ente previdenziale presieduto da Antonio Mastropasqua, che ha il privilegio di sommare ben 22 incarichi, infatti oltre che presidente dell´INPS è vice-presidente di Equitalia e fa parte di altri numerosi enti, tanto che il Corriere della Sera stima il suo reddito annuo in un milione e duecentomila euro (presunti), è a caccia di soldi.
Piccoli proprietari terrieri che non riescono a vivere con il lavoro nei loro campi e sono costretti ad andare a lavorare per conto terzi, regolarmente assunti, versando le giornate e percependo poche centinaia di euro di indennità di disoccupazione, vengono pesantemente sanzionati ed i controlli partono dal 2006. Molti di loro si vedono recapitare ingiunzioni di pagamento per 30,40, 50 mila euro e sono costretti a rivolgersi ai legali per dimostrare che l´attività di bracciantato per conto terzi è prevalente rispetto a quella per conto proprio e quindi non sono tenuti ad iscriversi come coltivatori diretti.
Attenzione non si tratta in questi casi di falsi lavoratori agricoli che si fanno versare le giornate per percepire indebitamente l´indennità di disoccupazione, come spesso le cronache ci hanno raccontato, ma di potatori, braccianti, ecc… che non riuscendo a vivere dalle loro modeste produzioni sono costretti a lavorare a giornata.
Molti di essi ad esempio hanno qualche modesto appezzamento di arance, che o restano invendute o nella migliore delle ipotesi vengono commercializzate a pochi centesimi, o di olive la cui vendita supera di poco i 30 euro a quintale. Ricavi da fame che ormai non consentono ad un nucleo familiare di sopravvivere.
Per l´INPS dal 2006 avrebbero dovuti iscriversi come coltivatori diretti, pagare i relativi contributi all´ente previdenziale e non percepire l´indennità di disoccupazione.
Le relative domande di disoccupazione vengono fatte dai patronati, quasi sempre agganciati alle organizzazioni sindacali, che per ogni domanda percepiscono una remunerazione, ma loro non devono rispondere di nulla, gli unici a pagare devono essere gli operatori agricoli che non sanno più a chi santo votarsi.
Per essere considerati coltivatori diretti servono requisiti oggettivi e soggettivi. Questi ultimi prevedono, tra l´altro, che il fabbisogno lavorativo annuo occorrente per la gestione dell´azienda non deve essere inferiore a 104 giornate all´anno, quelli soggettivi prevedono invece che l´attività in proprio deve essere svolta con abitualità e prevalenza per impegno lavorativo e redditi ricavati.
Nel mirino dell´INPS vi sono anche aziende agricole di dimensioni consistenti. Un proprietario ci ha raccontato che una mattina presto si è visto arrivare in azienda ispettori INPS e forze dell´ordine, neanche si trattasse di sorprendere un pericoloso malvivente. Ora é sotto controllo per questioni formali, dà lavoro a decine di braccianti, tutti regolarmente assunti.
La lotta all´evasione è sacrosanta, ma colpire indiscriminatamente un settore già in crisi, significa rendere ancora di più esplosivo il disagio sociale che la stragrande maggioranza degli addetti sta vivendo.
Se Mastropasqua non si accontenta delle oltre 200 mila euro all´anno che guadagna come direttore dell´INPS ed è costretto ad integrare il suo reddito con altri incarichi fino a superare un milione di euro (sic!), dovrebbe essere comprensivo con il mondo agricolo dove in tanti sono costretti a ricorrere alla giornata di lavoro per conto terzi a 40 euro al giorno per sette otto ore di lavoro e che per loro 30 o 40 mila di euro da pagare all´INPS è una cifra enorme che li fa precipitare nell´angoscia e nell´insonnia.
Ora la parola sta passando ai contenziosi giudiziari, che ovviamente non sono a costo zero e l´urlo di disperazione del mondo agricolo si perde nel silenzio delle campagne senza aver sin´ora trovato né forze politiche né loro esponenti disposti a sentirlo.
Vincenzo Maida – Centro Studi Jonico DRUS