Le previsioni di crescita di investimento nel prossimo trimestre delle imprese del Sud (al primo posto imprese pugliesi e campane) del 10,8% in innovazione sostenibile e l’aumento della percentuale di imprese che realizza all’estero quote rilevanti di fatturato (oltre il 40%) sono le indicazioni del rapporto “Osservatorio Ripresa e Resilienza nel Mezzogiorno: sfide e opportunità per le imprese manifatturiere” realizzato da Srm (Studi e Ricerche per il Mezzogiorno) che rafforzano la “mission” del Mezzogiorno “ponte” tra l’Europa e i Paesi del Sud Mediterraneo. E’ questa la strategia della Camera ItalAfrica perché l’Italia, attraverso il Mezzogiorno, svolga un ruolo geopolitico di connessione e legame tra Europa e Sud Mediterraneo. A spiegare la strategia – che poggia sul progetto “Sud Polo Magnetico” – da Moliterno dove ha sede uno degli uffici del Sud del Gruppo, è il presidente di ItalAfrica, Alfredo Carmine Cestari, partendo da due “casi”: il progetto nella Zes Adriatica di Polo Logistico da realizzare a Molfetta per 32 milioni di euro con 600 addetti; le due domande presentate all’Autorità di Sistema Portuale del Mar Ionio Taranto (Zes Jonica) per attività da insediare nell’area della “Piattaforma Logistica” e per la distribuzione su scala nazionale ed internazionale di prodotti impiegati per la costruzione di acquedotti e fognature, con conseguente incremento dei traffici portuali ed avvio di attività di innovazione e ricerca per la tracciabilità dei prodotti in arrivo presso l’impianto produttivo. I porti del Mezzogiorno – sottolinea Cestari – già oggi movimentano oltre il 40% di tutto l’import-export marittimo nazionale, dimostrandosi essenziali per l’intero sistema logistico italiano. Se Genova e Trieste sono porti di accesso all’Europa, i porti del Sud Italia tra i quali Taranto ha un ruolo strategico possono avere una funzione complementare: servire il mercato domestico merci; svolgere un ruolo forte nel settore energetico; dare attuazione alle Zone economiche speciali. Fare del Mezzogiorno l’hub logistico-portuale italiano è possibile se si investe con convinzione, integrando intorno ai porti del Mezzogiorno industria, università e innovazione e usandoli come leva per la riqualificazione urbana. In questo disegno anche l’energia è un settore chiave soprattutto in funzione del ruolo di “ponte” tra l’Europa e i Paesi del Sud Mediterraneo. Certo occorre potenziare le rinnovabili prodotte nel Mezzogiorno, ma oltre a questo c’è il fatto che il nostro Paese può essere considerato una porta d’ingresso di nuovi flussi energetici dal Nord Africa. Le nuove tecnologie power to gas rendono possibile produrre energia elettrica rinnovabile con il solare, trasformarla in gas e usare i gasdotti esistenti per portarlo in Italia attraverso il Mezzogiorno. Gas che può essere utilizzato anche per produrre idrogeno verde valorizzando così il ruolo del Mezzogiorno. ItalAfrica in proposito sta lavorando nel campo “Protocolli energetici” per ridurre il costo dell’energia per le imprese operanti nelle Zes e più in generale per l’incremento della competitività delle imprese. Un’attività che si svolge in forma sinergica per offrire pari opportunità alle imprese che investiranno e quindi si localizzeranno in ciascuna delle tre Zes del Sud.
“Sarebbe utile che i Governatori e gli amministratori delle Regioni del Sud – dice Cestari – dedicassero più tempo e impegno ai temi della cooperazione internazionale per affrontare con adeguata metodologia e visione l’importante fase di gestione che deriva dal Recovery Fund e dalla programmazione comunitaria 2023-2027.Se non si investe in infrastrutture fondamentali, quali strade, interporto, aeroporto, piattaforma logistica – afferma –il rischio è di sprecare le ultime opportunità che arriveranno in tutto il Sud dall’Europa
Gen 17