Cestari: Transizione energetica, economia circolare e adattamento ai cambiamenti climatici sono i pilastri su cui si fondano le sfide e le azioni per rilanciare l’economia nel Mezzogiorno. Di seguito la nota integrale.
Il Rapporto Sud di Utilitalia e Svimez, che valuta gli impatti economici e occupazionali del settore delle utility (ambientale, idrico ed energetico) nelle regioni del Mezzogiorno, conferma che la strategia individuata con il nostro Progetto “Sud Polo Magnetico” è lo strumento che può dare una svolta allo sviluppo del Sud e all’occupazione. Così l’ingegnere Alfredo Carmine Cestari, amministratore delegato del Gruppo Cestari e presidente della Camera di Commercio “ItalAfrica Centrale sottolineando che la dimensione economica delle utility meridionali è quantificabile nel 2,1% del PIL del Mezzogiorno; queste imprese contribuiscono all’attivazione di 10 miliardi di euro di valore aggiunto creando 340.000 unità di lavoro a tempo pieno nel sistema economico italiano. Se consideriamo l’intera filiera strategica “energia e ambiente” e dunque il cosiddetto “indotto”, però, i numeri aumentano: si tratta di 20.000 imprese che realizzano un valore aggiunto totale di 17 miliardi di euro (il 4,2% del PIL dell’area) e un’incidenza pari al 4,9% sull’occupazione totale dell’area. Transizione energetica, economia circolare e adattamento ai cambiamenti climatici: sono questi i pilastri su cui si fondano le sfide e le azioni per rilanciare l’economia nel Mezzogiorno. Come abbiamo sostenuto nel recente incontro a Sala Consilina – aggiunge Cestati – per la promozione delle energie rinnovabili il ruolo delle “comunità energetiche”, con il protagonismo di cittadini e Comuni ed enti pubblici che condividono una stessa fonte di energia rinnovabile, quali impianti fotovoltaici o eolici. La creazione di comunità energetiche comporta numerosi vantaggi che vanno dall’aspetto economico fino alla qualità dell’ambiente e il Gruppo Cestari si propone come tramite per reperire i fondi, fornire assistenza nella progettazione, accedere ai meccanismi di incentivazione e creare delle collaborazioni con multinazionali attive nel mondo delle tecnologie. Ma il rapporto Sud sottolinea ancora una volta le storiche criticità che caratterizzano il Mezzogiorno in tema di servizi a rete. Nel settore idrico, per esempio, il Sud sconta un ritardo infrastrutturale rispetto al resto del Paese dovuto soprattutto ad una rete idrica vetusta, mentre nella gestione dei rifiuti si registra una mancanza di impianti strategici per il riciclo e il trattamento dei rifiuti. La gestione dei servizi nelle regioni meridionali è spesso affidata agli enti locali, le cosiddette “gestioni in economia” (al Sud sono 7,7 i milioni di cittadini serviti dagli enti locali) che hanno una scarsa capacità di investimento rispetto alle gestioni industriali (8 € per abitante, contro 56 euro per abitante nel 2021). Per superare alcune di queste criticità, incentivare l’aggregazione e il partenariato tra soggetti industriali è una strategia chiave per massimizzare i vantaggi delle economie di scala e condividere conoscenze specialistiche. Continuiamo a credere – conclude Cestari – che l’effetto PNRR è fondamentale al Sud per un’economia decarbonizzata. Ridurre il gap infrastrutturale del Mezzogiorno è pertanto indispensabile per consentire di raggiungere gli obiettivi della transizione ecologica.