“Il ddl della Giunta Regionale per l’istituzione della società Aree Produttive Industriali Basilicata spa (API-Bas spa) appare assolutamente privo di una visione strategica dello sviluppo delle aree industriali, che per essere probabile non può non fare i conti con la concreta situazione esistente. Con il provvedimento, inoltre, si sottovaluta la questione, non banale ai fini delle ricadute economiche sul territorio, della liquidazione del Consorzio della provincia di Potenza. Centinaia di imprese, liberi professionisti sono creditori del Consorzio Asi Potenza per servizi resi facendo affidamento sull’affidabilità del soggetto pubblico committente ed oggi, con il ddl della Giunta, vedono il destino dei loro crediti – lavoro investimenti – collocati in un limbo con incertezza sia sul realizzo sia sui relativi tempi”.
E’ il giudizio di Cgil, Cisl, Uil Basilicata che ricordano di aver fatto pervenire nei giorni scorsi all’Assessore Cupparo un documento a firma dei segretari generali regionali Summa, Gambardella e Tortorelli, contenente valutazioni circostanziate e chiedendo l’apertura di un confronto di merito al fine di “poter definire un quadro conoscitivo e normativo più rispondente al rilancio e alle funzioni del costituendo ente”.
Nella nota Cgil, Cisl, Uil sostengono che “dalla lettura del ddlappare come unico obiettivo strategicamente definito solo quello di liberare il bilancio regionale delle pendenze debitorie del Consorzio di Sviluppo industriale della provincia di Potenza”. Oltre a nutrire dubbi sulla natura e la configurazione del soggetto di nuova costituzione (una SPA il cui capitale sociale è integralmente detenuto dalla Regione Basilicata), le segreterie sindacali confederali ravvisano “motivi di perplessità” rispetto alla missione del nuovo ente sia dal punto di vista della governance che dal punto di vista delle competenze ad esso attribuite. La legge infatti per un verso attribuisce alla SPA la finalità di promozione dello sviluppo industriale e del perseguimento della sostenibilità ambientale delle aree produttive in ambito regionale […], attuazione e gestione di interventi coordinati di infrastrutturazione, rilancio e valorizzazione delle aree produttive regionali, […] nonché gestione e manutenzione delle aree industriali regionali […], promozione delle aree produttive regionali […], gestione unitaria nel rispetto delle indicazioni programmatiche della Regione, delle azioni da promuovere nelle seguenti aree della Regione Basilicata […].
Per altro verso, incomprensibilmente– è il parere di Cgil, Cisl, Uil – sembra attrarre nella competenza funzionale della costituenda SPA esclusivamente l’ambito territoriale della provincia di Potenza, omettendo di disciplinare il destino del Consorzio della provincia di Matera, salvo prevedere il trasferimento in capo all’ente gestore del servizio idrico integrato in Basilicata della concessione in uso e della gestione delle reti e degli impianti idrici ubicati nelle aree industriali della Provincia di Matera è realizzato al momento dell’entrata in vigore regolamento del trasferimento del personale del Consorzio per lo Sviluppo Industriale di Matera, il cui destino resta pertanto incerto ed indefinito.
Ambigua, inoltre, appare – si sostiene nella nota sindacale – la disciplina rispetto al futuro destino non solo dei lavoratori, compresi quelli attualmente occupati all’interno della Giuzio ed anche del Consorzio ASI di Matera, per i quali si chiede che l’impianto normativo regionale preveda, da subito, delle tutele specifiche per garantirne i livelli occupazionali evitando rinvii a successive discipline di carattere regolamentare come invece prevede il testo proposto. In tale contesto alla nuova SPA vengono attribuite molte delle competenze, già proprie del Consorzio industriale […] teoricamente a livello regionale ma in concreto con effetti limitati alla provincia di Potenza.
Per Cgil, Cisl, Uil “in sostanza, il ddl delinea irrazionalmente – ed a tempo indeterminato – un sistema duale che vede la convivenza della costituenda SPA con il consorzio della provincia di Matera, del quale non è previsto in alcun modo la liquidazione ed alla luce del provvedimento di legge, non se ne comprende il destino. Non si comprende come il nuovo soggetto potrà effettivamente svolgere le funzioni assegnate, se le aree ed i beni saranno di fatto gestiti, per finalità completamente diverse e quindi in una prospettiva diametralmente opposta, dal soggetto liquidatore”.