Esposito (Cgil Potenza): “Chiediamo una città abitabile, in cui sia possibile trovare un lavoro dignitoso. Una città contro il lavoro povero e la precarietà per un modello di sviluppo sostenibile e basato sui saperi”.
“Chiediamo ai futuri amministratori del Comune di Potenza un impegno concreto affinché facciano del capoluogo di regione una città del lavoro, ciò significa una città vivibile per chi lavora, dove non solo sia possibile trovare un lavoro dignitoso in modo da poterci vivere e quindi tenere in vita la città stessa, ma dove la qualità della vita sia all’altezza di una piccola città del Mezzogiorno che può trovare una sua collocazione nell’Europa e nel mondo, a partire da una rivalutazione dell’Università. Una città abitabile e senza barriere, che trovi risposte coerenti sulle scelte urbanistiche, sui temi della casa, dei trasporti e della coesione sociale. Una città contro il lavoro povero e la precarietà per un modello di sviluppo sostenibile e basato sui saperi”. È l’appello del segretario generale della Cgil di Potenza, Vincenzo Esposito, ai candidati alle elezioni amministrative che si terranno l’8 e il 9 giugno.
“I dati non sono favorevoli – commenta Esposito – Secondo l’Istat sono 112 i comuni lucani dove la popolazione diminuisce in valore assoluto e le perdite più consistenti si registrano proprio a Potenza (-570). La provincia, secondo la Cgia di Mestre, è inoltre tra le venti per numero di lavoratori che si perderanno entro il 2034, piazzandosi nona con una perdita del 16,90% (-36.897 persone). L’ultimo bollettino della Camera di Commercio sul mercato del lavoro lucano, diffuso a maggio, mostra poi un quadro prevalentemente negativo per Potenza rispetto alla media nazionale, con l’inattività delle persone tra i 15 e i 64 anni superiore al 40% e un numero esiguo di nuove entrate, pari solo al 6,9%. Meglio il tasso di occupazione, che si attesta al 7,4%, ma con una prevalenza di lavoro precario. Se guardiamo poi al gap di genere, al tasso di povertà in crescita secondo la Caritas, che mette nero su bianco l’accesso ai centri di ascolto anche da parte di chi un lavoro ce l’ha ma è ugualmente povero, e che Potenza è la città un cui le mense nelle scuole dell’infanzia e primarie sono le più costose d’Italia, con una media annuale regionale pari a 978 euro, è evidente che serve un cambio di rotta importante”.
Tre i punti su cui si concentra la richiesta della Cgil. “Innanzitutto – spiega Esposito – mettere a punto una strategia condivisa di sviluppo che renda effettivamente la città di Potenza una città universitaria e non solo una “città con l’Università”. È necessario provare a dare una risposta ai problemi strutturali che caratterizzano il nostro sistema scolastico ed universitario, significativamente riconducibili a disuguaglianza nell’accesso, basso numero di laureati e alto tasso di emigrazione intellettuale. Abbiamo già consegnato un documento all’amministrazione uscente con alcune proposte che ci auguriamo possano essere accolte ma soprattutto praticate”.
In secondo luogo i trasporti, “nota dolente di questa città – afferma Esposito – È urgente una riprogrammazione della mobilità urbana che tenga conto anche del peso che la popolazione universitaria svolge nell’organizzazione urbana, per via dei flussi generati, degli spostamenti imposti, degli itinerari e delle pratiche di mobilità che si aggiungono in modo significativo alla domanda dei residenti. Va rimodulato lo strumento del ticket integrato e introdotta una bigliettazione agevolata o gratuita, oltre a prevedere un collegamento diretto tra i poli universitari di Macchia Romana e Francioso. Vanno previsti un prolungamento dell’orario di funzionamento delle scale mobili, soprattutto durante il week end, il potenziamento della mobilità sostenibile (con colonnine auto e bici elettriche) e della viabilità di accesso al polo di Macchia Romana oltre alla connessione al collegamento meccanizzato via Cavour/centro storico prevedendo la riqualificazione dello spazio di cerniera. Sono queste le misure da intraprendere per ottimizzare il servizio, non tagli indiscriminati perché probabilmente non si è nella condizione economica di mantenere gli impianti aperti. Siamo verso l’anticamera di ciò che già abbiamo denunciato con preoccupazione e che riguarda la chiusura ad ottobre 2024 dell’impianto primo XVIII Agosto in mancanza di una adeguata manutenzione. Chiediamo già da ora con urgenza un incontro con il futuro sindaco per affrontare questo punto insieme a quello dell’infomobilità e del transito degli autobus extraurbani in città, problemi tutt’altro che risolti, perché certe decisioni che impattano pesantemente sugli utenti e sui lavoratori non siano frutto di scelte unilaterali, come si è verificato in questi anni. Chiediamo una gestione del servizio che sia davvero utile all’utenza”.
In ultimo, l’inclusione sociale, “che passa inevitabilmente da precise scelte di welfare ma anche dalla capacità di rendere la città accogliente per tutti e tutte, dotata di strumenti infrastrutturali materiali e immateriali necessari. Una città quindi senza barriere architettoniche, che colleghi anche fisicamente il centro con le periferie, che finalizzi interventi di rigenerazione urbana volti ad ottenere alloggi a costi calmierati con nuove case popolari, studentati pubblici e housing sociale per giovani e anziani, che aumenti l’offerta nido a gestione pubblica e l’accessibilità alle attività per il tempo libero e l’estate, che assista gli anziani fragili per un supporto che ne prolunghi l’autosufficienza nel domicilio o in soluzioni di social housing, che progetti la rigenerazione urbana per riconsegnare ai giovani e alla città spazi di aggregazione e di incontro, che potenzi ed estenda il sistema dell’accoglienza ai migranti. Si preveda inoltre un fondo di solidarietà da destinare a chi si trova in una situazione di difficoltà momentanea. Quello che chiediamo è anche più dialogo e una maggiore capacità di ascolto da parte delle istituzioni locali, con le parti sociali e con la comunità”.
Dalla Cgil infine l’appello al voto alla cittadinanza, visto il preoccupante astensionismo alle scorse elezioni regionali, “perché la Potenza di domani la decidiamo noi e lo facciamo esercitando un dovere e un diritto nelle urne”.