Cgil, Cisl, Uil hanno scelto oggi la Val d’Agri per il Primo Maggio 2024. I temi sono sviluppo, transizione energetica, progresso economico e sociale delle aree interne. In piazza Zecchetin (ore 10) parleranno i segretari generali Vincenzo Tortorelli (Uil), Vincenzo Cavallo (Cisl), Fernando Mega (Cgil). Interverranno anche delegate e delegati sindacali.
Che Primo Maggio sarà?
Vincenzo Tortorelli, segretario regionale della Uil: “la Val d’Agri rappresenterà per i prossimi anni una terra di prospettive, ma anche di incognite. Per questo dobbiamo decidere adesso cosa sarà. E’ terra di idrocarburi e di energie rinnovabili, terra di preziose risorse ambientali come l’acqua. Un’area che – aggiunge – oggi vive una fase di transizione ricca di opportunità per tutto il comparto petrolifero rilanciate dopo la proroga della concessione Tempa Rossa alla Total con royalties per 1,4 miliardi di euro. Per noi è sempre più attuale la proposta dell’istituzione del Fondo Sovrano. E’ una strategia che va dunque adeguata alle nuove sfide della transizione energetica, che nel comprensorio petrolifero della Val d’Agri riguarda direttamente il superamento del petrolio, che guarda oltre la relazione tra ambiente e lavoro per affrontare le tematiche della sostenibilità come reale e nuova opportunità di lavoro. Una relazione che negli anni si è via via inclinata. Per costruire le giuste condizioni nella relazione tra petrolio, lavoro e comunità bisogna partire dai lavoratori, dai loro bisogni e dalla loro stabilità lavorativa, che oggi, più che mai, è messa in discussione”.
Vincenzo Cavallo, segretario regionale della Cisl: “Dalla Val d’Agri deve partire la sfida per un nuovo modello di sviluppo che mette al centro il bene comune e il lavoro, e che guarda alle aree interne come luoghi che custodiscono un altro genere di ricchezza, altrettanto importante, come la biodiversità, la cultura, il paesaggio su cui dobbiamo saper edificare un nuovo modello di economia. Non è più il tempo delle parole, ma quello dei fatti per invertire la rotta dello spopolamento, che significa anche abbandono del territorio e dissesto idrogeologico. Bisogna salvaguardare le filiere industriali in questa fase di transizione, a partire dall’automotive, e occorre investire sul lavoro di qualità che significa prima di tutto lavoro sicuro ed equamente retribuito rafforzando la contrattazione e gli strumenti della bilateralità. Per una nuova economia serve un nuovo modello partecipativo fondato sul protagonismo delle parti sociali”.
“Alla transizione energetica – afferma il segretario generale della Cgil Basilicata, Fernando Mega – è legata la sopravvivenza della Basilicata. Le royalties del petrolio hanno alimentato in questi anni la spesa primaria, l’università, la forestazione, le misure di sostegno al reddito così come richiesto a suo tempo dal sindacato. Ma cosa ne sarà della nostra regione quando la risorsa petrolio sarà finita e di conseguenza anche le risorse derivanti? Da anni come Cgil chiediamo un’alternativa alle fonti fossili e di accompagnare le imprese alla transizione con un fondo specifico, che sostenga l’occupazione. Non crediamo la partita si possa risolvere con la politica dei bonus, quello che sta accadendo nello stabilimento Stellantis di Melfi e nell’indotto ne è un esempio eclatante. Servono investimenti e formazione. La Basilicata è in ritardo per quanto riguarda la partita della transizione, ma ancora si può trovare una via d’uscita”.
Nella manifestazione nazionale di Monfalcone, in Friuli Venezia Giulia, terra di confine, lo slogan è: “Costruiamo insieme un’Europa di pace, lavoro e giustizia sociale”. I sindacati confederali intendono dedicare la giornata del Primo maggio al ruolo strategico dell’Europa, in un momento storico attraversato da molte crisi, ambientali, sociali, fino alle troppe guerre ancora in corso. Per Cgil, Cisl, Uil c’è la necessità di costruire un’Europa diversa, che sia più attenta ai temi del lavoro, della sicurezza sul lavoro, della salute, piuttosto che a quelli delle banche e delle rendite finanziarie.