Per l’export agroalimentare lucano il 2016 segna un nuovo risultato positivo con un giro di affari di 79 milioni 439 mila euro e un più 3%. A riferirlo è la Cia di Basilicata sottolineando che la media nazionale di incremento è leggermente superiore (più 4%) e che ci sono ampi margini per le nostre produzioni alimentari di qualità per fare meglio nel corso del 2017.
Ortofrutta, pasta, vino, formaggi e olio d’oliva, realizzati in Basilicata e nel Sud sono stati serviti in molte tavole del mondo.
L’analisi, degli ultimi dati del Commercio offerti dall’Ufficio studi della Cia-Agricoltori Italiani, sottolinea come circa i due terzi delle vendite estere siano state realizzate all’interno del mercato comunitario. Anche nel 2016 – evidenzia la Cia- la Germania, con 6,7 miliardi di euro ed una crescita media del 4%, si è confermata primo sbocco commerciale, seguita dalla Francia (4,2 miliardi di euro) che, in media, ha aumentato le sue importazioni dal Bel Paese del 5,5 per cento.
Le esportazioni oltre manica, nonostante i timori e gli allarmismi per la “Brexit” -puntualizza la Cia- sono valse oltre 3,2 miliardi di euro (+0,4% in media) collocando, anche nel 2016, il Regno Unito sul terzo gradino del podio tra i mercati di sbocco del Made in Italy. Sulle tavole dei consumatori Usa, è giunto un decimo delle spedizioni italiane per un valore complessivo che ha superato i 3,8 miliardi di euro e che, per le produzioni alimentari, è aumentato nell’ultimo anno del 6 per cento. Praticamente azzerato, invece, il mercato Russo dove sono stati venduti prodotti e cibi italiani per poco più di 420 milioni di euro.
Sul fronte degli arrivi, nel 2016 l’Italia –prosegue l’analisi della Cia- ha importato circa 42,9 miliardi di euro tra prodotti dell’agricoltura e alimentari di cui, oltre 30, provenienti dai Paesi dell’Unione Europea e più di 4 miliardi dai territori del Sud Est asiatico e del Mercosur (mercato dell’America latina) . Pechino ha invece esportato verso l’Italia 637 milioni di euro con le vendite alimentari aumentate del 5,5 per cento.
Questo scenario si è tradotto -conclude la Cia-Agricoltori Italiani- in un deficit commerciale superiore ai 4,5 miliardi di euro.
”Più gli agricoltori saranno sostenuti nei processi di internazionalizzazione – commenta il direttore regionale della Cia, Donato Distefano – più l’export crescerà, rendendo possibile l’ambizioso traguardo dei 50 miliardi di euro di vendite di prodotti agroalimentari italiani sui mercati stranieri entro il 2020. Ho però il timore che, a forza di parlare solo di ‘km zero’, stiamo relegando le nostre produzioni di eccellenza alla vendita nei mercatini rionali, che complessivamente generano un fatturato inferiore al miliardo e mezzo di euro. Questa strategia ‘limitata’ blocca, invece, un potenziale da almeno 70 miliardi di euro in export”.
Secondo la Cia serve dunque accelerare il piano di internazionalizzazione portato avanti in partnership con Ice, Gambero Rosso International, Centro Studi Anticontraffazione . Servono però assistenza tecnica e risorse a favore delle imprese agricole che manifestano interesse e coraggio di puntare sui mercati esteri
Feb 17