In Basilicata l’avanzamento della spesa per il Bando misura 6.1.1, “Incentivi per la costituzione di nuove aziende agricole da parte di giovani agricoltori” (24 milioni di euro) è al 62%. E’ quanto si rileva dal rapporto di Reterurale nazionale 2014-2020 del Mipaf – riferiscono la Cia e l’Agia (Associazione Giovani Imprenditori Agricoli) – sottolineando che l’attenzione al ricambio generazionale e al sostegno a giovani imprenditori deve essere continuamente monitorato nella presente programmazione, tenuto conto che l’avvio di nuove imprese per i giovani agricoltori si può condurre anche in modalità integrata con altri interventi, a scelta, in particolare per il sostegno agli investimenti nelle aziende agricole, per l’adesione ai regimi di qualità e per gli investimenti non produttivi. Due le finestre temporali di accesso all’operazione, la prima si è chiusa il 29 luglio scorso (con una dotazione di € 12.000.000,00); la seconda si aprirà il 10 novembre prossimo per concludersi il 20 febbraio 2017 con altrettante risorse di pari importo. La previsione dell’ assessore Braia – si legge nella nota – è di raggiungere l’obiettivo di circa 600 giovani ad insediarsi in azienda.
In Basilicata – secondo uno studio di Agia-Cia – le aziende agricole con giovani al di sotto dei 29 anni sono meno di un migliaio di cui circa 600 in provincia di Potenza e 400 nel Materano, che rappresentano una quota superiore al 25% del complesso di imprese giovanili. Lo scarso ricambio generazionale è dovuto innanzitutto all’alto costo della terra che da noi può raggiungere anche i 17.000 euro ad ettaro, dagli alti costi di avviamento, dalla scarsa immagine sociale dell’attività agricola, dalla carenza di formazione e di servizi di consulenza adeguati.
Per il presidente dell’Agia lucana RudyMarranchelli “la nuova programmazione, oltre a favorire il ricambio generazionale, deve mettere a sistema altre politiche e interventi rivolti ad aiutare processi di subentro, ma soprattutto capaci di agire sulle condizioni di contesto nazionale che determinano la competitività del sistema paese Italia”. In particolare “crediamo che l’accesso ai fattori di produzione possa essere agevolato con l’istituzione della Banca della Terra”, mentre per agevolare l’accesso al credito “bisogna rendere efficaci i diversi strumenti di garanzia già esistenti e che a oggi non riescono a sortire i risultati attesi”. E ancora: “occorre accompagnare il giovane nella definizione e nella realizzazione della sua idea imprenditoriale, fornendo ‘consulenza’ continuativa di alta professionalità”, costruendo al contempo “un nuovo sistema relazionale e di mercato che lo supporti nel superare quelle che sono le principali barriere di accesso” come appunto la terra, il credito, la formazione e l’informazione”. L’obiettivo è far crescere una generazione di nuovi imprenditori capaci di sfruttare le opportunità del mercato come indicate dall’assessore Braia tra cui la promozione delle filiere e delle organizzazioni produttive, premiando il percorso di investimento collettivo e valorizzando l’agricoltura biologica e conservativa”.
“Stiamo assistendo a un fenomeno di rinnovamento del comparto: mentre i figli degli agricoltori che decidono di portare avanti l’azienda di famiglia si sono ridotti al 61 per cento del totale -rimarca il direttore regionale della Cia Donato Distefano- una nuova tendenza avvicina al lavoro dei campi giovani laureati o professionisti di altri settori che decidono di mollare tutto e di cambiare vita”. Alla base di questo fenomeno nuovo che sta attraversando il comparto ci sono più fattori. Quasi il 45 per cento di questi imprenditori “young” decide di investire in agricoltura dopo esperienze lavorative concluse negativamente nei comparti più vicini alla propria preparazione. Il 33 per cento dichiara di aver scelto l’agricoltura più per la qualità della vita in campagna che per le reali prospettive offerte dal settore. Mentre il restante 22 per cento è stato coinvolto nella scelta da amici e conoscenti, con cui poi ha iniziato l’esperienza lavorativa in azienda. Qualunque sia il motivo di questa scelta, però, un elemento resta fondamentale: in otto casi su dieci sono stati aiutati dalla famiglia nella fase di “start-up” aziendale, per l’acquisto della terra (65 per cento), per i macchinari (45 per cento) e per la burocrazia di partenza (56 per cento).Il ricambio generazionale in agricoltura – afferma Distefano – rappresenta una delle maggiori necessità e sfide non solo per la sopravvivenza del settore, ma per un suo rapido adeguamento alle nuove richieste che la società civile esprime nei suoi confronti e che possiamo riassumere nel concetto di sostenibilità e di garanzia della sicurezza alimentare.
L’agricoltura viene considerata da molti un settore “attraente” per i giovani perché potenzialmente in grado di offrire l’opportunità di avviare un’attività imprenditoriale e una migliore prospettiva di qualità della vita, in un contesto generale segnato dall’elevato tasso di disoccupazione giovanile. Tuttavia, le statistiche europee pongono in evidenza un preoccupante fenomeno di “abbandono” dell’attività proprio da parte dei giovani con una mortalità delle aziende condotte da under 40 maggiore della media”.
Ott 22