Un’ulteriore “mazzata” al comparto viticolo nell’area del Vulture, sia pure “a macchia di leopardo”, con danni più gravi in particolare nei Comuni di Ripacandida, Barile, Rapolla area delle produzioni pregiate di aglianico, è arrivata dalla grandinata e pioggia torrenziale di ieri l’altro. Per i vigneti di alcune aree si è raggiunto il 70% dei danni a poche settimane dall’avvio della vendemmia, per altro già iniziata per la produzione del vino bianco. Anche gli oliveti sono stati duramente colpiti in aggiunta alla situazione allarmante di calo di produzione per la campagna olearia di autunno. A riferirlo è la Cia-Agricoltori del comprensorio ricordando che gli eventi calamitosi si ripetono durante questa estate.
“Se in tutto il 2023 in Italia si sono registrati ben 378 eventi meteorologici estremi, segnando +22% rispetto al 2022, con danni miliardari ai territori, anche vaste aree della Basilicata, tra l’altro quelle di produzioni di maggiore pregio – afferma Liliana Sileo della Cia comprensoriale di Venosa – quest’anno sono state oggetto di numerosi eventi calamitosi. Serve una road map climatica nazionale e regionale non più rimandabile, fondata su tre pilastri: il Piano Nazionale di Adattamento ai Cambiamenti Climatici da approvare senza più ulteriori ritardi, stanziando adeguate risorse economiche (ad oggi assenti) per attuare il Piano; una legge contro il consumo di suolo, che ancora manca all’appello dopo oltre 11 anni dall’inizio del primo iter legislativo, e per la rigenerazione urbana, snellendo le procedure per abbattimenti e ricostruzioni; superare la logica dell’emergenza agendo invece sulla prevenzione, che permetterebbe di risparmiare il 75% delle risorse spese per riparare i danni”.
Cia-Agricoltori torna a ribadire le proprie preoccupazioni per le criticità che riguardano il Fondo Agricat, uno strumento per la gestione dei rischi in agricoltura inserito dall’Italia nella nuova PAC.
Le risorse economiche del Fondo derivano in parte dai fondi comunitari e in parte dal prelievo del 3% dell’importo dell’aiuto diretto (PAC) che viene riscosso dagli imprenditori beneficiari. Cia rileva come si tratti di un prelievo che rappresenta un ulteriore aggravio finanziario in capo alle aziende, peraltro nell’ambito di un sistema piuttosto farraginoso e complicato la cui efficienza effettiva resta ancora tutta da valutare.
“Bisogna modificare il decreto legislativo 102/2004, istituire un nuovo e più corposo fondo nazionale per i danni da calamità naturali, prevedere un più ampio e agevolato accesso alla copertura assicurativa per le imprese agricole danneggiate da eventi estremi”, aggiunge Sileo.
“Inoltre, occorre semplificare le procedure burocratiche per permettere, ad aziende e lavoratori, di usufruire nell’immediato degli aiuti previsti.
È drammatico quanto sta succedendo negli ultimi anni, ma le istituzioni, al di là delle parole, fanno come se nulla fosse cambiato.
La nostra proposta è di costituire un fondo assicurativo per tutelare le aziende agricole dagli eventi naturali e dalle crisi di mercato, in parte coperto dalla fiscalità generale e in parte dai fondi del CSR.
Non possiamo più permetterci che i sacrifici di una vita vengano annientati dalle calamità. I cambiamenti climatici in atto devono spingerci a una approfondita e seria riflessione, che non si limiti al momento dell’emergenza, ma sia utile a predisporre misure strutturali in grado di salvaguardare il patrimonio agricolo”.