Le ispezioni messe in campo nel periodo estivo dall’Ispettorato centrale Repressione frodi agroalimentari (Icqrf) del ministero delle Politiche Agricole alimentari e forestali ha accertato irregolarità per circa il 17% dei casi. In particolare è stato attivato un rafforzamento di controlli nel settore ortofrutticolo e sulla corretta origine e tracciabilità dei prodotti ortofrutticoli freschi commercializzati in Italia.
La Cia-Agricoltori di Potenza e di Matera evidenzia che dai dati diffusi e aggiornati al 2020 dall’Icqrf il peperone Igp di Senise e la Melanzana Rossa di Rotonda che può fregiarsi tanto del Presidio Slow Food quanto del marchio Dop sono tra i 50 prodotti alimentari italiani “più contraffatti”. Gli ispettori hanno accertato attraverso il controllo dei portali web di vendita in Italia e all’estero 11 casi di tentativi di vendita di peperoni spacciati per peperoni Igp di Senise e 7 tentativi di vendita di melenzana generica spacciata per la rossa di Rotonda; entrambi i tentativi per quantitativi ingenti sono stati bloccati in tempo.
I danni per i nostri operatori agricoli – sottolineano i presidenti della Cia Potenza Giannino Lorusso e Matera Giuseppe Stasi – sono consistenti, tenuto conto che il peperone di Senise e la melenzana rossa di Rotonda non sono gli unici prodotti “taroccati”. In questo elenco ci sono: la fragola del Metapontino, il caciocavallo, il pecorino di Moliterno, i salumi di Picerno, l’aglianico del Vulture, l’olio delle colline del Materano, la farina di grano duro “senatore” del Materano, tutti prodotti che finiscono nel giro dell’ agropirateria. Una situazione – aggiungono i dirigenti Cia – di estrema gravità. Ci troviamo di fronte a un immenso supermarket dell’agro-scorretto, del ‘bidone alimentare’, dove a pagare è solo il nostro Paese. E il danno, purtroppo, è destinato a crescere, visto che a livello mondiale ancora non esiste una vera tutela delle nostre ‘eccellenze’ Dop, Igp e Stg”.
Da parte dei presidenti Cia un plauso all’azione condotta dal Ministero delle Politiche agricole attraverso l’Ispettorato centrale Repressione frodi agroalimentari (ICQRF) che ha intensificato quest’anno le attività di controllo nel settore ortofrutticolo, a tutela della qualità e tracciabilità dei prodotti ortofrutticoli freschi e a garanzia della sicurezza alimentare dei consumatori. Specie in molti supermercati accade di trovare negli scaffali prodotti con etichettature non veritiere su diverse tipologie di prodotti ortofrutticoli freschi, rispetto in particolare alla regione di provenienza. Per mettere un freno al fenomeno dell’italian sounding e all’agropirateria globalizzata servono misure reali ed efficaci. Ecco perché ora bisogna fare qualcosa di più: il “made in Italy” agroalimentare è un settore economicamente strategico -osserva la Cia- oltre a rappresentare un patrimonio culturale e culinario che è l’immagine stessa dell’Italia fuori dai confini nazionali. Adesso servono misure “ad hoc” come l’istituzione di una task-force in ambito Ue per contrastare truffe e falsificazioni alimentari; sanzioni più severe contro chiunque imiti prodotti a denominazione d’origine; un’azione più decisa da parte dell’Europa per un’effettiva difesa delle certificazioni Ue; interventi finanziari, sia a livello nazionale che comunitario, per l’assistenza legale a chi promuove cause (in particolare ai consorzi di tutela) contro chi falsifica prodotti alimentari. Per questo non c’e’ piu’ tempo da perdere, ora bisogna usare “tolleranza zero” nei confronti degli autori delle truffe e degli inganni a tavola.