Più di 1.200 MW di biogas e biomasse installati nel solo settore agricolo, almeno 2.700 MW di impianti fotovoltaici installati in agricoltura. Un investimento di circa 6,8 mln. ogni MW installato per gli impianti a biogas e biomasse (quasi 8 miliardi complessivi); circa 13 miliardi nel settore del fotovoltaico agricolo. Nel solo settore del biogas gli addetti impiegati stabilmente sono più di 10 mila, senza contare l’indotto generato nel settore industriale e della meccanica agraria. Sono dati che confermano l’interesse che il comparto agricolo nutre per il settore delle agroenergie. A sottolinearlo è la Cia-Confederazione Italiana Agricoltori della Basilicata sottolineando che Le misure restrittive sul settore delle agroenergie del ‘decreto competitività’ (n.66/2014) vanno soppresse o comunque radicalmente riviste, perché compromettono l’attività di produzione energetica e coinvolgono pesantemente anche quelle agricola e zootecnica a cui sono connesse. In particolare, la tassazione su base imponibile del 25% già a partire dal periodo d’imposta 2014 penalizza irrimediabilmente gran parte della green economy agricola pregiudicando la sopravvivenza delle iniziative in essere sul fotovoltaico, le biomasse ed il biogas; vanifica pure le prospettive future di sviluppo di energia termica da biomasse e del biometano da parte delle imprese agricole. Non si tiene conto che si tratta di attività profondamente collegate a quelle agricole, che permettono di utilizzare sottoprodotti, residui e rifiuti, con benefici anche per l’ambiente”.
In particolare, per la Confederazione le attività di produzione di energia elettrica da biomasse agricole e forestali dovrebbero essere meglio incentivate e i sostegni previsti sapientemente governati, attraverso la definizione del Piano regionale di agroenergia secondo la semplice proposta da attuare di un mini-impianto solare e/o di un mini-impianto eolico in ogni azienda. Si tratta inoltre di cogliere l’opportunità che viene dalle novità positive per la produzione di energia idroelettrica e dalle nuove tecnologie che consentono investimenti ridotti. Anche piccoli impianti a biomasse legnose e gassose e di geotermia sono facilmente realizzabili nelle aree rurali e al servizio primario dell’approvvigionamento energetico delle imprese agricole-zootecniche.
Per la Cia lavorare a una filiera energetica “green” tutta italiana favorirebbe l’occupazione, in particolare quella giovanile. Tutti dati condivisibili e obiettivi probabilmente raggiungibili, ma se si superano le criticità che la Cia del resto non nasconde: prima di tutto è necessario che i contributi alle energie sostenibili accompagnino la transizione dalle fonti fossili a quelle rinnovabili, con interventi che premino l’innovazione e l’efficienza a discapito delle speculazioni. Gli obiettivi, però, non devono essere solo quantitativi ma anche qualitativi: bisogna avere le idee chiare sui modelli aziendali che vogliamo sostenere tramite il sistema delle tariffe incentivanti.
“La generazione distribuita, cioè piccoli e medi impianti diffusi nel territorio e orientati allo sviluppo locale – afferma Antonio Nisi, presidente Cia lucana – è la chiave per dare agli agricoltori un ruolo centrale nella ‘rivoluzione verde’ e trasformarli da semplici fornitori di biomasse, che altri trasformeranno energeticamente, in protagonisti virtuosi e consapevoli sul fronte alimentare, energetico e ambientale”.