Nuova tappa de “Il Paese che Vogliamo-La Basilicata che Vogliamo”, il progetto degli Agricoltori della Cia che si preparano alla sfida sostenibilità, con al centro le aree ruraliche rappresentano solo in Basilicata più della metà della superficie nazionale, fissando tempi, strumenti, risorse adeguate.
Nel nuovo webinar “Superare l’emergenza. Agricoltura e territorio: dal Green Deal la ripartenza”, è stato sottolineato che l’obiettivo è realizzabile tramite politiche di insediamento abitativo e di ammodernamento delle infrastrutture fisiche e digitali nelle aree interne, che mettano al centro le comunità rurali e gli agricoltori in un’ottica di difesa del suolo per il contenimento del rischio idrogeologico, di valorizzazione del patrimonio forestale, di gestione sostenibile della fauna selvatica, di sviluppo di “imprese verdi” operative nelle metropoli per curare strade, parchi e giardini.
“Il settore ha dimostrato non solo di reggere le richieste di cibo assicurando i bisogni primari di un Paese durante il lockdown, ma anche di produrre servizi ecosistemici e ambientali essenziali -ha detto il presidente nazionale di Cia, Dino Scanavino- come la manutenzione del verde e la tutela del territorio, compromessa dal blocco delle attività di forestazione e dal proliferare degli animali selvatici, con i cinghiali tornati a far danni tra campagne e città”. Per questo “ora intendiamo cogliere l’opportunità del Green Deal, innanzitutto stringendo un ‘patto’ con i cittadini -ha evidenziato Scanavino- per promuovere l’agricoltura e costruire insieme, in linea con le istituzioni comunitarie, una nuova Europa rurale”.
“L’agricoltura è pronta a rispondere alle nuove sfide e vuole essere al centro di questo processo di cambiamento -ha spiegato il presidente di Cia- ma serve una collaborazione a 360 gradi e l’attenta analisi delle esigenze reali del settore. Non possono, cioè, essere individuati obiettivi e percorsi senza fornire agli agricoltori tutti gli strumenti necessari per continuare a produrre, contrastare i cambiamenti climatici così come nuovi parassiti e malattie, difendere l’ambiente e rispondere alle richieste dei consumatori. Per questo, chiediamo che, per il settore, si tenga conto delle tempistiche dei processi produttivi e del progresso scientifico e tecnologico, investendo per esempio sulle nuove tecniche di miglioramento genetico, sull’agricoltura di precisione, sul rinnovo dei mezzi meccanici con un parco macchine a minori emissioni e combustili”.
Strettamente collegata al calendario nazionale è l’iniziativa in Basilicata di promuovere nella seconda metà del mese di luglio unwebinar e contestualmente avviare una serie di incontri bilaterali che riguardano la presentazione della proposta che parte da una sollecitazione: La Regione Basilicata deve rapidamente dotarsi del piano strategico per lo sviluppo economico e la coesione sociale e territoriale.
Si parte dal governo del territorio, quale fattore ineludibile per favorire il riequilibrio e la produttività. Il fine è quello di dar vita a sistemi produttivi locali a matrice variabile che si articolano su reti d’impresa territoriali e filiere intersettoriali, quali nuovi fattori dello sviluppo locale.
Si tratta di orientare risorse e progetti in direzione dei punti di forza dell’economia locale, regolando contestualmente il territorio in ambiti ottimali, all’interno dei quali l’interazione fra attività/produzioni, ambiente/patrimoni, lavoro/competenze, innovazione/cultura si integrano dando valore competitivo e organizzativo al territorio. Su questa riorganizzazione bisogna promuovere i cosiddetti bio-distretti, a partire da quelli del cibo, a quelli agro-alimentari, eno-turistici, agro-rurali, agro-ambientali, agro-forestali, agro-culturali, agro-sociali.
Lug 12