L’agricoltura lucana delle aree interne ha una sua specificità: l’Istat registra che in un decennio (2010-2020) le aziende agricole della Basilicata sono diminuite di quasi un terzo (-32,4%); sono diminuite, in particolare, le aziende sotto i 50 ettari di SAU (Superficie Agricola Utile), e soprattutto le micro-aziende fino ai 2 ettari (-53,2 % di aziende e -50,1% di SAU). Un fenomeno più marcato – commenta la Cia-Agricoltori Potenza-Matera – nelle zone più svantaggiate montane e collinari dove le aziende di famiglia o con un solo titolare sono la grande maggioranza. In questo contesto nuove risorse e una strategia politica mirata al rilancio delle aree interne montane sono una priorità. Così il presidente di Cia-Agricoltori Italiani, Cristiano Fini, lancia il tema portante dell’Assemblea nazionale della Confederazione “Agricoltura al bivio: più valore a chi produce” che aprirà le porte il 29 novembre, giornata della sua sessione pubblica. Ѐ ora, secondo Fini, di passare dalle parole ai fatti, con la predisposizione di una strategia unica a livello nazionale che arresti lo spopolamento in queste zone, che soffrono, come ha sottolineato di recente il Presidente Mattarella, per la rarefazione dei servizi, lo smantellamento delle vecchie infrastrutture e una generale marginalizzazione che mette a rischio il 60% del territorio italiano, incidendo negativamente sui diritti di cittadinanza di circa 13 milioni di nostri concittadini, molti dei quali sono imprenditori agricoli. Le aree interne, secondo Fini, hanno una valenza sia ambientale che sociale, ma devono essere in grado di incrementare le proprie condizioni economiche per poter sopravvivere e resistere all’impatto dei cambiamenti climatici, contrastando il dissesto idrogeologico. Sono prioritari gli interventi a tutela delle infrastrutture e dei servizi di prossimità, una gestione adeguata della risorsa acqua, l’equo accesso a istruzione e sanità e il superamento del digital divide. Per Fini, bisogna, inoltre, incentivare l’abitabilità di ciascuna zona periferica e di montagna, ma servono misure di fiscalità agevolata e norme che favoriscano l’accesso al credito e alla liquidità, in grado di innescare davvero il ricambio generazionale. “Investire sulle zone rurali è un’urgenza sociale -continua il presidente Cia- oltre che economica, perché la produttività agricola è anche custode della cultura e delle nostre tradizioni, oltre che garante della sicurezza alimentare”. Quanto agli investimenti sostenuti direttamente dagli agricoltori, le aziende lucane che hanno effettuato almeno un investimento innovativo nel triennio 2018-2020 sono circa 1,9 mila, pari al 5,4% delle aziende agricole regionali, una quota significativamente inferiore a quella nazionale (11%). Le aziende che investono nella meccanizzazione sono 58,4% di quelle che innovano; si tratta della modalità principale, coerentemente con la distribuzione nazionale. Nell’ambito delle prime otto tipologie di investimento più diffuse a livello italiano, seguono per la Basilicata l’impianto e la semina (21,7%), la lavorazione del suolo (19,8%) e l’irrigazione (15,3%); anche a livello nazionale gli investimenti nella lavorazione del suolo sono più diffusi di quelli nell’irrigazione.
Nov 26