Crescono in Basilicata i settori dell’agroalimentare legati all’autunno: il 5,6% in più in cinque anni e circa il 40% in più in cinque anni. A riferirlo è l’Ufficio Studi della Cia-Agricoltori di Basilicata che ha rielaborato, su scala regionale e provinciale, i dati di un rapporto della Camera di Commercio di Milano. Complessivamente nella nostra regione le imprese dei settori autunnali dell’agroalimentare sono 1.381 (959 in provincia di Matera e 422 in quella di Potenza) con un “business” di vendita che sfiora i 65 milioni di euro.Il peso di aziende under 35 anni in questo campo è del 16,7% in provincia di Potenza che si colloca tra le prime dieci province italiane per percentuale di imprese giovanili.
Sono legate all’autunno attività quali la coltivazione di uva (280) a cui aggiungere imprese produttrici di vino da uve (20),coltivazioni di frutti oleosi (345), di pomacee e frutta a nocciolo, castagne, bacche, mirtilli, ribes, kiwi, cachi, melograno, nocciole (444). Settori che contano 2.355 addetti (2.007 in provincia di Matera e 348 in quella di Potenza), in gran parte concentrate nella coltivazione di pomacee e frutta a nocciolo (840 di cui 822 nel Materano). Tra le produzioni dell’autunno più amate dai consumatori lucani c’è la castagna che diventerà nelle prossime settimane la “regina” di numerose sagre. La più attesa è la “Sagra della varola” a Melfi in programma il 20 e 21 ottobre.
Una tendenza quella delle sagre dei prodotti agroalimentari d’autunno che dimostra come i cittadini apprezzino sempre più gli eventi dedicati ai prodotti tipici dell’enogastronomia locale, vissuti come momenti conviviali alternativi e occasioni per ristabilire un rapporto più diretto con il cibo, la cultura e le tradizioni territoriali”.
E i produttori di castagne rilanciano l’attenzione sul fenomeno dell’abusivismo nell’areale del Vulture-Melfese. Il comparto castanicolo nell’area del Vulture rappresenta la maggior parte della superficienella nostra Regione, in particolare nei comuni di Melfi, Rapolla, Barile, Rionero e Atella, territori peraltro da poco inseriti nel costituendo Parco del Vulture. Oramai si tratta di un fenomeno sempre più diffuso- sottolinea la Cia – che assume forme predatoriein quanto, oltre ad asportare consistenti quantitativi di prodotto, genera anche problemi di sicurezza per i proprietari che non solo si vedono sottratto il raccolto, ma devono cercare di evitare contrasti e litigi con tanti raccoglitori abusivi.
Ott 12