Le anomalie del clima, insieme alla flessione dei consumi alimentari, invertono il trend dell’occupazione in agricoltura nel primo trimestre dell’anno, che registra un calo complessivo del 4,6 per cento. Lo afferma la Cia-Confederazione italiana agricoltori, in merito ai dati diffusi dall’Istat
Incrociando le statistiche sull’occupazione diretta con quelle di Movimprese-Unioncamere riferite alle aziende agricole e zootecniche la situazione si fa da noi sempre più allarmante: nel primo trimestre 2014 sono 469 le aziende lucane che hanno cessato l’attività (a fine 2013 erano 1.104 di cui 710 in provincia di Potenza e 394 in quella di Matera) .
Quanto ai livelli produttivi, le temperature alte fuori stagione, soprattutto a marzo, hanno accelerato il risveglio vegetativo delle colture dando vita a una finta primavera -ricorda la Cia- ma le hanno rese più vulnerabili ai temporali violenti e alle gelate, compromettendo in parte i raccolti in parte la qualità delle produzioni in campo, con conseguenze dirette sulla manodopera agricola, al Sud (-6,4 per cento). A questo va aggiunto l’impatto sulle aziende del settore, e quindi sui lavoratori, del calo persistente dei consumi alimentari anche nel primo bimestre del 2014 (-1 per cento in volume e -2,3 per cento in valore).
Tuttavia -osserva la Cia- va ricordato che finora l’agricoltura ha “tenuto” dal punto di vista occupazionale nonostante la crisi, dimostrandosi vitale e in grado di difendere i suoi posti di lavoro, creandone di nuovi soprattutto tra i giovani (+5,1 per cento l’aumento dei dipendenti “under 35” nel 2013 in netta controtendenza rispetto all’andamento generale). È per questo che è quanto mai opportuno prendere provvedimenti che agevolino le imprese dal punto di vista fiscale e burocratico, innescando così nuova occupazione tra i giovani, visto che oggi i 15-24enni senza lavoro sfondano il 46 per cento e raggiungono il 61 per cento nel Mezzogiorno. Specie in Basilicata – continua la Cia – continuiamo ad insistere con le proposte dell’Agia (Associazione giovani imprenditori agricoli), secondo cui lo scarso ricambio generazionale è dovuto innanzitutto all’alto costo della terra che qui può raggiungere anche i 17.000 euro ad ettaro, dagli alti costi di avviamento, dalla scarsa immagine sociale dell’attività agricola, dalla carenza di formazione e di servizi di consulenza adeguati. Tutto ciò mentre nella regione il 10,8 per cento della superficie agricola utilizzabile è costituita da terreni agricoli abbandonati, soprattutto demaniali. Il progetto agricoltura “Futuro giovane” predisposto dall’Agia sulla base della parola d’ordine passione, amore, energia per una nuova stagione dell’agricoltura lucana – conclude la nota- contiene proposte semplici e concrete: un’agenzia per il riordino fondiario per facilitare l’accesso alla proprietà della terra; la costituzione di società miste giovani e anziani, società in cui l’anziano proprietario, titolare dell’azienda, entra in società con il giovane; misure per facilitare nuove imprese agricole attraverso l’accesso al credito e al mercato, la semplificazione normativa, la fiscalità agevolata, il supporto alla gestione.