La Cia Basilicata, dopo averlo espresso nei giorni scorsi ai tavoli istituzionali a Matera e a Potenza, attraverso le parole chiare del vice presidente Nicola Serio, rinnova la netta posizione di rifiuto del lavoro nero e del caporalato. Si tratta – è scritto in una nota – di due dei principi cardine che guidano la nostra azione sindacale. E’ chiaro che le eccellenze del nostro Made in Italy, bandiera dell’Expo di Milano, devono essere legate non solo alla qualità indiscussa delle produzioni agricole italiane, ma anche alla qualità e alla dignità del lavoro e della vita degli agricoltori.
In questo senso, “la Rete del lavoro agricolo di qualità è uno strumento importante – spiega il presidente nazionale Dino Scanavino- soprattutto se l’iscrizione alla Rete prevederà, come noi chiediamo, il riconoscimento di adeguate forme di premialità”. Per il presidente della Cia, infatti, si tratta di “creare un sistema virtuoso cui possono aderire le imprese agricole che operano nel rispetto delle leggi e dei contratti collettivi di lavoro. Con un approccio finalmente teso a sviluppare non solo azioni punitive, ma anche azioni positive – aggiunge- innescando una buona contaminazione tra imprese virtuose, che vedono nell’adesione alla Rete l’inserimento in un contesto di trasparenza, di collaborazione con le amministrazioni preposte e di benefici, quali l’orientamento della vigilanza verso le imprese non iscritte alla Rete”. E’ evidente, però, che per funzionare “si devono introdurre meccanismi semplici e non ulteriori appesantimenti burocratici”.
Nello stesso tempo, la Cia lucana sottolinea che “la Rete non può, da sola, arginare l’odioso fenomeno del caporalato che va combattuto, in ogni caso, attraverso l’applicazione effettiva delle leggi già esistenti in termini di sanzioni, nonché attraverso la realizzazione, da tanto tempo richiesta da Cia, di un sistema ispettivo efficace, razionale e di qualità”.
La Cia evidenzia quanto “le parti sociali possano avere un ruolo in questo delicato campo”. Ciò è avvenuto “con i diversi avvisi comuni per il contrasto al lavoro irregolare che il settore agricolo ha prodotto nel tempo, con risultati concreti in termini legislativi” nonché, “attraverso il contratto collettivo nazionale di lavoro, cercando di fornire alle imprese agricole necessari strumenti di flessibilità”.