La petizione popolare per chiedere un intervento del Governo in tema di pensioni agli agricoltori promossa dall’Anp-Cia, con oltre 100mila adesioni, è stata consegnata a Montecitorio al presidente della commissione Agricoltura della Camera Luca Sani ed Emanuele Lodolini della commissione Finanze. La petizione rivendica l’aumento delle pensioni minime; l’estensione del bonus di 80 euro ai pensionati al di sotto dei mille euro mensili; l’ampliamento delle aree esenti da tasse; una sanità pubblica più efficiente con la medicina integrata, anche per chi vive nelle zone rurali; interventi per la non-autosufficienza.
Un’iniziativa, alla quale hanno contribuito i pensionati agricoltori lucani con numerosi banchetti e manifestazioni ed alcune migliaia di firme, nata per richiamare le istituzioni e le forze politiche su un tema centrale per la sostenibilità del tessuto sociale del Paese. Per questo -spiegano Anp e Cia- si è ritenuto di non scendere in piazza, ma di aprire un confronto costruttivo sulla situazione precaria nella quale tanti pensionati sono oggi costretti a vivere (parliamo di agricoltori, ex mezzadri, ex contadini, ex coloni, braccianti). Donne e uomini che dopo una vita di lavoro nei campi percepiscono una pensione mensile chi si aggira intorno ai 500 euro, in molti casi una pensione integrata al minimo.
Se in Italia quasi un pensionato su due vive con meno di 1.000 euro al mese, nelle aree rurali – sottolineano Anp e Cia – la media percepita si abbassa notevolmente, ed è proprio qui che si registra la massima concentrazione di pensioni minime, inferiori alla soglia di 500 euro mensili. In Basilicata ben il 78 per cento dei pensionati della regione (circa 135 mila) percepisce un’indennità che è inferiore di un terzo alla minima.
Nelle aree di campagna gli effetti della crisi sono amplificati, soprattutto per gli “over 65”, perché agli assegni pensionistici mediamente più bassi si unisce la carenza a volte strutturale dei servizi sociali -sottolinea l’Anp- aggravata dai continui tagli alla sanità e in particolare al Fondo per la non autosufficienza. La conseguenza è che oggi sono 7 su 10 i pensionati delle aree rurali a rischio di povertà o esclusione sociale: un rapporto ancora più allarmante di quello relativo alla popolazione italiana, che tocca il 30 per cento.
Gli ultrasessantenni -evidenzia ancora l’Anp-Cia Basilicata- sono circa il 20 per cento della popolazione ed entro 15 anni raggiungeranno il 25 per cento. Attualmente oltre l´80 per cento (in pratica 8 su 10) degli anziani chiede servizi sociali, sanitari e assistenziali pronti ed efficienti.
“Il nostro intento –afferma Donato Distefano, direttore Cia Basilicata- è quello di coniugare i temi del welfare con i valori della Cia, rafforzando i servizi del nostro Patronato Inac come abbiamo spiegato con i gazebo in piazza a Policoro e Villa d’Agri e l’associazione dei pensionati interessata a politiche maggiormente rivolte alla sostenibilità, e valorizzando l’antica attenzione alle persone, al territorio, all’ambiente, all’alimentazione, alla solidarietà tra le generazioni che è caratteristica del mondo agricolo. E’ nostra intenzione tutelare gli interessi dei pensionati e degli anziani, sollecitando le istituzioni a sviluppare interventi a livello locale e nazionale che abbiano come obiettivo quello di favorire un invecchiamento attivo e sano. Le materie di nostro particolare interesse sono la previdenza, la sanità e l’assistenza, che incidono sulla qualità della vita delle persone mature. Riteniamo che sia giunto il momento di cambiare rotta e di dare il giusto valore all’esperienza degli anziani, che hanno sacrificato gran parte della loro esistenza per il raggiungimento di una vita migliore”.
Mag 23