Gli agricoltori per proteggere i vigneti dagli attacchi degli ungulati costruiscono reticolati con tondini di ferro, che alle volte, neanche bastano. Ma soprattutto, non passa un giorno che non si registrino uno o più incidenti stradali per gli attraversamenti incontrollati di animali selvatici. E ci sono danni ingenti nelle campagne di quasi tutte le regioni italiane. Per questo motivo il presidente nazionale della Cia-Confederazione italiana agricoltori chiede con forza l’intervento dell’esercito.
La situazione -sostiene Dino Scanavino- è grave, insostenibile e non governata. Sono anni che denunciamo ciò che si sta puntualmente verificando nel Paese, ma il fenomeno evidentemente è stato sottovalutato dalle istituzioni. Al di là di tutti i “piani” e le azioni che verranno pianificate con il tempo, ora c’è bisogno di un intervento immediato.
Bisogna tener presente -continua Scanavino- che le esigenze degli agricoltori e dei cittadini non sono quelle del mondo venatorio, i due interessi vanno tenuti separati e distinti. Infatti, è impensabile affidare il “governo” di una partita così complessa ai cacciatori. E’ scritto sulle norme che regolano l’attività venatoria che l’ispirazione è quella di tutelare la fauna selvatica, e tra l’altro gli agricoltori condividono l’impostazione di legge, ma in questa fase è in gioco una partita diversa, la sicurezza dei territori, delle aziende e delle persone. Per questo serve un intervento statale. Le carni derivate dal “piano di selezione” dell’esercito, dopo i dovuti controlli sanitari, -conclude il presidente della Cia- potrebbero essere destinate agli indigenti.
La Cia lucana in aggiunta chiede “interventi adeguati di abbattimento selettivo rivolti all’effettivo controllo della massiccia presenza delle specie alloctone e invasive, degli ungulati e dei selvatici predatori che stravolgono l’equilibrio naturale e produttivo”. Ancora, l’adozione di “un piano straordinario di interventi per riportare la presenza e la densità degli ungulati in equilibrio con il territorio. Quindi attivare interventi di contenimento e di prelievo della fauna selvatica, in particolare ungulati, nei parchi e nelle aree protette; e garantire il rispetto del principio del risarcimento totale dei danni diretti ed indiretti causati da fauna selvatica ed ungulati. Infine, ma non meno importante, la richiesta di un ristorno di fondi che sia realmente commisurato alle perdite causate alle imprese agricole per effetto dei danni da fauna selvatica”. “Da anni -sottolinea la Cia- sosteniamo che sia necessario scindere la questione dei danni da fauna selvatica e inselvatichita dell’attività venatoria e quindi dalla riforma della L.157/92. E´ dunque importante la presentazione di una proposta legislativa ad hoc che comprenda la riforma del sistema di risarcimento dei danni, le attività preventive di conservazione dell´ambiente e le azioni ordinarie e straordinarie tese al contenimento delle specie dannose”.
Fosse per me, questi danni li avrei fatti pagare alle associazioni per la protezione degli animali ed a quelle amministrazioni che hanno legiferato sull’onda delle proteste e delle proposte di queste associazioni. So che sarò impopolare per alcuni, però non è giusto che gli agricoltori debbano subire i danni rischiando tre volte:
1- vedere distruggere il proprio raccolto;
2- correre il rischio di essere aggrediti da questi animali;
3- se dovesse imbracciare un fucile e sparare viene denunciato per reati che in alcuni casi sono anche penali.
Tutto questo non solo per i cinghiali ma anche per altre razze di animali che tra poco ce li troveremo in casa.
Io non dico che bisogna eliminarli ma regolarne le riproduzioni. Come stanno le cose oggi hanno molti più diritti, protezioni e garanzie gli animali delle PERSONE. Se le persone avessero lo stesso trattamento degli animali, staremmo molto, ma molto meglio. Pertanto, diamoci una regolata e cerchiamo di aiutare innanzitutto questi agricoltori e alle associazioni animaliste ed ambientaliste di tenere in considerazione “anche” l’uomo.
nino silecchia