Per valorizzare l’imprenditorialità ed il protagonismo femminile nelle imprese agricole e migliorare la condizione della donna in agricoltura, soprattutto nelle zone rurali, è necessario un sottoprogramma del nuovo PSR (2014-2020) che contenga incentivi diretti ad imprese innovative e multifunzionali di cui le donne sono titolari. E’ la proposta centrale del congresso regionale di Donne in Campo-Cia Basilicata che ha eletto Matilde Iungano (Forenza) nuova presidente regionale, Vittoria Scota (Val d’Agri) e Teresa Carretta (Metapontino) vicepresidenti, oltre ad un comitato direttivo di sette agricoltrici.
In Basilicata, secondo una tendenza che si va consolidando – è stato sottolineato nel congresso – è in corso da diversi anni un percorso di crescita delle donne al timone di aziende, agriturismi, fattorie sociali, attività di trasformazione dei prodotti alimentari. Aumenta la capacità delle donne di fare impresa agricola e, insieme, sale la necessità di una partecipazione attiva e diretta alla rappresentanza dei loro bisogni. L’incidenza delle donne nelle aziende agricole lucane – è stato evidenziato – va oltre il 33%, valore al di sopra della media nazionale (30,1 %).
L’agricoltura ‘in rosa’ punta anche ai settori più innovativi come biologico, produzioni di nicchia Dop e Igp e vitivinicoltura, creando agriturismi, fattorie didattiche e fattorie sociali, agri-asili e agri-nidi. In particolare l’associazione segnala che, insieme al commercio, è proprio l’agricoltura il settore produttivo dove il tasso di ‘femminilizzazione’ è più elevato.
Le aziende ‘al femminile’, dunque – afferma la presidente di Donne in Campo, Matilde Iungano – tengono la crisi e per questo per il prossimo sessennio del Psr sarà fondamentale promuovere l’imprenditoria femminile agricola, come in generale favorire il ricambio generazionale, e sostenerla nei processi di innovazione. Riguardo al cosiddetto processo di modernizzazione dell’agricoltura – evidenzia ancora – caratteristica specifica è la sostenibilità economica e sociale delle aziende agricole femminili che producono tanti dei prodotti di eccellenza orgoglio del made in Italy e che si distinguono per una particolare sensibilità ambientale, di tutela del territorio e delle tradizioni rurali.
Tra le altre proposte emerse nel congresso, l’organizzazione delle filiere e la regolazione dei mercati, con lo sviluppo di organizzazioni di produttori e reti d’imprese dotate di forti progetti orientati ai mercati nazionali e sempre di più a quelli esteri. Contemporaneamente, occorre il rilancio di organismi interprofessionali in grado di stipulare accordi e contratti quadro tra le diverse componenti della filiera, per una efficace programmazione, per creare valore aggiunto, redistribuirlo equamente, ridurre i costi logistici e di transazione, favorire la trasparenza e la fiducia nel consumatore.
Per Donne in Campo per lo sviluppo delle filiere corte un ruolo rilevante ha il programma della “spesa in campagna”, con aziende di cui le donne sono titolari che spesso implementano valore aggiunto con attività di manipolazione e prima trasformazione, organizzate sul territorio, integrate con le reti agrituristiche, capaci di entrare in relazione diretta con i consumatori, anche promuovendo sistemi di acquisto innovativi.
Donne in Campo rivendica inoltre la rappresentanza nella nuova Commissione Pari Opportunità del Consiglio Regionale e una maggiore iniziativa degli organismi delle Camere di Commercio anche attraverso l’istituzione di un Forum delle Imprenditrici Lucane.