Con lo slogan il “Sud baciato dalla bellezza” la Cia-Agricoltori della Basilicata realizza un fil rouge tra Matera Capitale Europea della Cultura 2019 e Benevento-Sannio Capitale Europea del vino 2019. L’iniziativa – che avrà la tappa principale a Benevento il 4 settembre prossimo nell’ambito del viaggio nelle aree interne deciso dalla Confederazione per presentare il progetto di riforma “Il Paese che vogliamo” – vedrà la partecipazione nell’evento di Benevento non solo delle aziende vinicole lucane ma delle produzioni agro-alimentari della nostra regione rappresentare la “bellezza agricola” che insieme alla “bellezza cultura” sono gli elementi fondamentali del progetto Cia. Alla tavola rotonda conclusiva interverrà anche l’assessore regionale all’Agricoltura Francesco Fanelli. All’incontro a Potenza hanno partecipato il presidente Cia Campania e dirigente nazionale Alessandro Mastrocinque, i presidenti Cia di Potenza e Matera Giovambattista Lorusso e Giuseppe Stasi, il direttore regionale Cia Donato Distefano, Rudy Marranchelli Agia e Lucrezia Digilio Donne in Campo, le direttrici Cia Potenza (Giovanna Perruolo) e Matera (Maria Teresa Borraccia). Cultura e mangiare bene secondo i dettami della dieta mediterranea – è stato detto nell’incontro – rappresentano gli strumenti dello sviluppo sostenibile del Sud. In proposito la Cia – che ha già tenuto numerose iniziative a Matera – insiste perchè la Capitale Europea della Cultura diventi Capitale della Dieta Mediterranea.
Nell’incontro sono stati presentati i cinque punti del progetto “Il Paese che vogliamo” . Un progetto di riforma che Cia si impegna a promuovere e che dovrà necessariamente essere attuato attraverso una serie di azioni, tra cui sono priorità: 1. Interventi di manutenzione delle infrastrutture da concretizzarsi su due fronti paralleli: l’immediata messa in sicurezza dei territori e un’attenta programmazione per il futuro, in particolare nelle aree interne e rurali. Gli imprenditori agricoli, nell’ambito della multifunzionalità, potranno svolgere servizi di manutenzione territoriale in sinergia con gli altri settori caratterizzanti il sistema economico locale e in convenzione con Istituzioni, Amministrazioni locali, Enti Parco, Gruppi di Azione Locale, Consorzi di Bonifica, Camere di Commercio. Gli interventi dovranno riguardare anche le infrastrutture tecnologiche e dell’informazione, a partire dalla diffusione di Internet e banda larga nelle aree marginali del Paese; mentre nelle città bisognerà sviluppare, coinvolgendo l’agricoltura, nuove visioni urbanistiche e architettoniche fondate sui principi delle infrastrutture verdi, sulla bioedilizia, sulle diverse funzioni del verde urbano. 2. Politiche di governo del territorio: dalla prevenzione dei disastri ambientali al mantenimento della biodiversità; dalle politiche di gestione del suolo alle azioni per la riduzione del gap infrastrutturale (in particolare nelle aree interne del Paese) fino alla valorizzazione del patrimonio forestale nazionale in tutte le sue dimensioni e potenzialità. Queste politiche saranno tanto più efficaci quanto più all’attività agricola sarà riconosciuto, oltre al fondamentale ruolo di produzione alimentare, anche quello di governo del territorio. Strategica, infine, una gestione efficace delle politiche di integrazione, al fine di favorire processi di ricambio generazionale e salvaguardare l’assetto socio-economico dei territori rurali. 3. Sviluppo di filiere a vocazione territoriale. È necessario allargare le relazioni classiche di sistema, che finora hanno regolato il funzionamento delle filiere agroalimentari, ad ambiti ancora poco esplorati (artigianato, commercio, logistica, turismo, consumatori, enti locali) per dare origine a vere e proprie “reti d’impresa territoriali” e, al loro interno, favorire processi di innovazione sostenibile, anche sociale. 4. Nuovi sistemi di gestione della fauna selvatica. Cia-Agricoltori Italiani ha presentato alle Istituzioni la sua proposta di modifica della legge 157/92 che regola la materia. Una riforma radicale per un problema ormai fuori controllo, tra danni milionari ad agricoltura e ambiente, rischio malattie, incidenti stradali sempre più frequenti e minacce alla sicurezza dei cittadini anche nelle aree urbane. Sono 7 i punti chiave per invertire la rotta sulla questione animali selvatici: sostituire il concetto di protezione con quello di gestione; ricostituire presso la Presidenza del Consiglio dei ministri il Comitato tecnico faunistico venatorio, a cui dare le competenze oggi divise in diversi ministeri; distinguere le attività di gestione della fauna selvatica da quelle dell’attività venatoria; prevedere la possibilità di istituire personale ausiliario, adeguatamente preparato e munito di licenza di caccia; rafforzare l’autotutela degli agricoltori sui propri terreni; prevedere un risarcimento totale del danno subito dagli agricoltori; rendere tracciabile la filiera venatoria per la sicurezza e la salute pubblica. 5. Coesione istituzioni-enti locali per rilancio aree interne in Europa. Serve un rinnovato protagonismo delle istituzioni e degli enti locali sulla riforma della Pac. L’approssimarsi della nuova Politica agricola comune apre a una serie di opportunità socio-economiche che, se ben gestite durante la fase preparatoria, possono concorrere al rilancio delle comunità locali, in particolare quelle ubicate nelle aree interne del Paese. Altrettanto necessario, è unire a un’azione efficace e integrata di tutti i Fondi strutturali europei, politiche nazionali di sostegno e incentivi: partendo dalle misure fiscali per arrivare a programmi di infrastrutturazione e gestione del territorio. Per la definizione del progetto e per il raggiungimento dei suoi specifici obiettivi, le Istituzioni nazionali e regionali, i Comuni e tutti gli altri Enti locali rappresentano per Cia-Agricoltori Italiani riferimenti strategici chiamati a svolgere una funzione centrale.
All’interno del “Paese che vogliamo” – ha detto Alessandro Mastrocinque – vogliamo governabilità e per questo chiediamo ai partiti di fare in fretta per ridarci un interlocutore istituzionale con cui condividere percorsi di sviluppo, equità, giustizia sociale e programmi a favore dell’agricoltura e delle aree interne. Nello specifico il Sud – ha aggiunto il dirigente nazionale della Cia – è l’area del Paese che presenta maggiori difficoltà ed emergenze ma al tempo stesso quella che è più ricca di risorse e di “bellezza”.
Ago 29