C’è soddisfazione per l’accordo raggiunto sul contratto del pomodoro da industria al centro sud Italia. Un’intesa quella tra la parte agricola e l’industria che dovrebbe scongiurare il crollo del comparto. Infatti, lo scenario che si prospettava fino a qualche giorno fa era cupo: la mancanza di un quadro di riferimento per la contrattazione avrebbe rappresentato una sconfitta per tutti. Così la Cia-Agricoltori Italiani annuncia la “fumata bianca” sul prezzo per gli scambi del pomodoro da trasformazione.
Anche se in extremis nei tempi e su valori che non compensano pienamente gli agricoltori (prezzo di riferimento 87 euro/tonnellata per il tondo e 97 euro /tonnellata per il lungo) -evidenzia la Cia- registriamo un successo, avendo ottenuto almeno le condizioni dell’anno scorso e salvaguardato il riconoscimento di differenziale sul pomodoro lungo, peculiarità indiscussa. Avevamo fin da subito dato l’allarme -puntualizza la Confederazione- denunciando enormi criticità nella contrattazione sia per il prolungarsi dei termini che per la proposta industriale, pressione che ha portato alla convocazione di un tavolo ministeriale ad hoc. Senza dubbio il coordinamento del Ministero ha facilitato il dialogo tra le parti. Ora è prioritario -secondo la Cia- che la stesura dei contratti sia guidata da senso di responsabilità, tenendo conto dell’obiettivo di produzione. Faremo -avverte l’organizzazione agricola- il monitoraggio dell’andamento della campagna, chiedendo fin da ora di ragionare per una nuova programmazione in tempi congrui e per azioni strategiche di sistema. Come per esempio la valorizzazione del pelato, i cui consumi continuano a scendere rispetto ad altri segmenti (-10% in valore nel 2016, rispetto al 2015).
Il progresso del settore -continua la Cia- non potrà che passare attraverso l’organizzazione interprofessionale. La complessità della filiera del pomodoro da industria e delle relazioni impone -conclude la Cia- la necessità di uno strumento di regolazione che sia nel contempo luogo di confronto e operatività, per la messa in campo di azioni condivise.
L’obiettivo comune è quello di superare le divergenze tra i molteplici attori della filiera agricola meridionale e giungere ad un obiettivo univoco, quello di percorrere una strada comune di sviluppo, superando le barriere geografiche e creando un sistema di rete tra tutte le rappresentanze territoriali del Sud. Bisogna, tuttavia, creare le condizioni favorevoli -continua la nota – affinché le sinergie di filiera si concretizzino in accordi stabili tra produzione ed industria ed accrescendo l’iniziativa sul fronte delle polizze assicurative e del fondo mutualistico da applicare quando i prezzi sono troppo bassi. Ecco perché la Confederazione ritiene che per il Mezzogiorno il Distretto sia il giusto contenitore di questi rapporti economici di filiera in un comparto che muove oltre 3 miliardi di fatturato annui, per una superfice coltivata che supera i 30 mila ettari. Aziende che generano 2,4 milioni di tonnellate di pomodoro, creando lavoro, tra fissi e stagionali, per circa 20 mila persone solo al Sud, dove si concentra più del 53 per cento della produzione totale. Per tali motivi questa produzione assume un ruolo strategico nell’equilibro del tessuto socio economico del meridione d’Italia.
Giu 13