L’anno 2017 si è chiuso per la Cia-Agricoltori Italiani con il botto: il traguardo dei primi 40 anni che si festeggia ripercorrendo la storia di sfide, successi e battaglie dell’agricoltura italiana. Nasceva afine dicembre del 1977, sostenendo oggi come allora i valori di autonomia, solidarietà, rispetto dell’ambiente, progresso e dignità del lavoro. Ripercorrere la sua storia significa raccontare l’evoluzione del Paese vista con gli occhi di chi si è impegnato da protagonista per l’emancipazione del ruolo dell’imprenditore agricolo. Un percorso che si connette direttamente con le vicende nei campi dagli anni Settanta al 2017 e che da qui vuole continuare per i prossimi 40 anni.
”La Confederazione – spiega il presidente nazionale dell’organizzazione Dino Scanavino – oggi è una realtà che conta oltre 900 mila iscritti, più di 5 mila uffici disseminati nel Paese, una sede di rappresentanza a Bruxelles e migliaia di progetti innovativi da portare avanti per far crescere ancora il settore e il Made in Italy agroalimentare nel mondo. Tutto questo garantendo servizi di alto livello ai produttori agricoli, assistenza e tutele nel loro lavoro”.
Una grande organizzazione che ha cambiato nel corso degli anni la sua denominazione, un’evoluzione non solo nominale ma dettata dalla storia dell’agricoltura italiana, per rispondere al diverso ruolo che l’imprenditore agricolo ha conquistato nel tessuto socio-economico dell’Italia. A questa metamorfosi ha contribuito in modo sostanziale l’azione della Cia, sotto le presidenze di Giuseppe Avolio, Massimo Pacetti e Giuseppe Politi. ‘’Una crescita costante dove sono migliorate le condizioni degli agricoltori – ricorda il presidente – con la Cia che ha una presenza sempre più capillare sul territorio, per rispondere “da vicino” alle esigenze degli imprenditori’’. Scanavino precisa che ‘’la scelta politica da Avolio ai nostri giorni si è sempre distinta dal resto del mondo agricolo, cercando di dare risposte ai nuovi problemi e indicando la direzione verso nuove opportunità. L’autonomia compiuta da Partiti e Governi, ha consentito alla Cia di fare gli interessi esclusivi degli agricoltori e questo è un valore che oggi viene universalmente riconosciuto’’. Frasi come “L’agricoltura è benessere per tutti”, “L’agricoltura è vita”, che hanno guidato le attività dell’organizzazione, oggi continuano a indicare la rotta da seguire nel futuro.
‘’E’ arrivato il momento di festeggiare il traguardo dei nostri 40 anni di attività, un grandeevento da ricordare , con una serie di manifestazioni che dureranno tutto il 2018 quando si svolgerà la stagione congressuale per celebrare le sfide e le conquiste raggiunte in questi anni: per difendere il reddito dei produttori, per uno stato sociale più equo, per una Pac semplice e senza ritardi nei pagamenti, per un’amministrazione più veloce ed efficiente, per affermare l’immagine di un’agricoltura seria e coraggiosa, fatta di agricoltori e non di slogan.Due gli apporti più significativi dalla Basilicata: “Il territorio come destino”, un documento di sintesi del ciclo di iniziative che la Ciai ha portato avanti quale contributo degli agricoltori italiani alla “Carta di Milano”, il manifesto programmatico che rappresenterà l’eredità “morale” di Expo 2015, prendendo le mosse ed ha un’eredità storica nella “Carta di Matera” che la Cia ha lanciato a Matera in occasione della Festa Nazionale dell’Agricoltura 2010; la Carta di Tricarico dedicata al 40ennale di Borgo Taccone-Irsina.La Cia di oggi guarda alle sue radici, ma vive nel presente ed è proiettata nel futuro per definire una nuova rappresentanza: concreta, connessa con il reale, vicina ai bisogni degli imprenditori associati, specifica, competente, non generalista, non autoreferenziale. Una rappresentanza sempre più integrata con i servizi. Alla persona e all’impresa.Questo è l’obiettivo della Confederazione, da qui ai prossimi 40 anni.
Scheda:
Le tappe principali della storia della Cia.
1. A metà degli anni ’70 l’Alleanza dei contadini, insieme alla Federmezzadri e all’Unione coltivatori italiani, danno vita ad un processo di riconfigurazione della rappresentanza in agricoltura. 2.Con la Costituente contadina nel dicembre 1977 nasce la Confederazione italiana coltivatori (Cic). 3- ‘Valorizzare l’impresa senza punire la proprietà’, ‘produrre meno produrre meglio”, ‘dalla protezione alla competizione’ sono le parole d’ordine che caratterizzano la Cic negli anni ’80, sotto la guida di Giuseppe Avolio. 4-Nel 1982 viene approvata la legge 203 sui contratti agrari – L’affitto e il ruolo delle Organizzazioni Agricole. 5- Nel 1985 la Confederazione inaugura la sua sede a Bruxelles legittimando il proprio ruolo europeo. 6- Nel 1992 la Confederazione italiana coltivatori evolve in Confederazione italiana agricoltori (Cia) per rappresentare la nuova figura del produttore che non è più ‘contadino’ ma imprenditore della terra. 7- Iniziano le tante le battaglie sindacali in sede comunitaria come la Manifestazione del 18 Marzo 1995 ”Rompiamo le catene della burocrazia”. 8- Nel 2001, con il decreto legislativo n. 228/01, si definisce giuridicamente la figura del moderno imprenditore agricolo. 9-Il decreto legislativo del 2004 enfatizza l’aspetto professionale dell’attività agricola. 10- Nel 2010 la Cia presenta la Carta di Matera. 11- All’inizio del 2013, Cia, Confagricoltura, Fedagri, Legacoop agroalimentare e Agci-Agrital, decidono di proporsi come un unico interlocutore politico. Nasce ‘Agrinsieme’. 12- Nel 2014 la Cia, attraverso il documento ‘Territorio come destino’, punta a rovesciare il tradizionale rapporto tra città-campagna e l’agricoltura, facendolo diventare multideale. 13- La Cia contribuisce alla definizione della Carta di Milano, manifesto conclusivo dell’Expo. 14- Sei mesi di iniziative che hanno concretizzato il progetto Cia in Expo, costruito su 4 assi: biodiversità, cooperazione internazionale, agricoltura multiruolo, esaltazione delle identità per costruire una rete mondiale che si pone in alterativa alla globalizzazione intesa come omologazione.