La Basilicata con i suoi prodotti Dop(sei) e Igp (quattro), a cui aggiungere i vini docg e doc (cinque), contribuisce al segmento fondamentale del Made in Italy agroalimentare, che mantiene salda la leadership in Europa con 280 eccellenze food registrate in ambito comunitario e un fatturato superiore ai 13 miliardi di euro, di cui circa la metà legato all’export. Ma sulle produzioni certificate si può investire ancora e meglio, potenziando gli strumenti di promozione e marketing a sostegno delle nostre Dop e Igp poco conosciute e intensificando la lotta alla contraffazione. Lo afferma la Cia-Agricoltori Italiani della Basilicata motivando l’adesione alla “Giornata nazionale della qualità agroalimentare”, promossa dal Mipaaf in collaborazione con Ismea con l’obiettivo di coinvolgere gli operatori del comparto in un confronto sui fattori strategici di sviluppo.
Nel dettaglio la situazione lucana: formaggi – 3dop e 1 igp; ortofrutticoli e cereali – 2 dop e 2 igp; olio extravergine di oliva, 1 dop; altri prodotti, 1 igp. I produttori lucani interessati sono 96 (erano 65 nel 2011) per una superficie di 157,14 ettari; 37 gli allevamenti (di cui 15 suinicoli per 30mila capi) ; 40 i trasformatori, 45 gli impianti di trasformazione per complessivi 129 operatori. L’ultima dop risale al 2014 ed è stata concessaal Consorzio di Tutela dei Fagioli Bianchi di Rotonda Dop, per la Dop “Fagioli Bianchi di Rotonda”.
Ma – evidenzia la Cia – non si può dimenticare che oggi più del 90% del fatturato complessivo del paniere Dop e Igp italiano è legato esclusivamente a una ventina di prodotti. Per questooccorre sviluppare i tanti prodotti di qualità certificata meno conosciuti ma suscettibili di forte crescita, ad esempio aggregando le filiere e incrementando i Consorzi partecipati da tutte le componenti produttive, ma anche rafforzando le politiche di promozione all’estero. La novità è rappresentata dai prodotti a denominazione comunale (De.Co.) – tra i casi più noti la salsiccia a catena di Cancellara, il calzone di Forenza – perché tipico vuol dire sano e di qualità: questo vale soprattutto per la Basilicata -sottolineano Cia e Turismo Verde – che custodisce tra le pieghe del paesaggio rurale un patrimonio di sapori e tradizioni unici e inimitabili, ma soprattutto inscindibili dal territorio. Inoltre, è necessario perseguire la strada della “tolleranza zero” verso chi imita, tarocca o falsifica i prodotti di qualità del Made in Italy, facendo concorrenza sleale alle nostre imprese e compromettendo il prestigio di tutto il sistema agroalimentare dentro e fuori i confini nazionali -aggiunge la Cia. L’analisi della distribuzione dei prodotti DOP IGP sul territorio nazionale offre un’informazione preziosa: non esiste un solo comune italiano “senza prodotti certificati”. Gli areali di produzione delle denominazioni nel loro complesso coinvolgono capillarmente tutto il Paese, con zone ad alta presenza di filiere agroalimentari di qualità ed altre con intensità minore. Ciò ha suggerito un’analisi sul valore economico legato alle filiere DOP IGP per relativo areale di produzione, per restituire un’immagine dell’impatto del sistema IG sui territori d’Italia.
Feb 18