No allo “spesometro” trimestrale per i piccoli produttori. Un ennesimo adempimento burocratico che va indirezione opposta alla semplificazione amministrativa e che quindi bisogna correggere o annullare. Lo afferma la Cia-Agricoltori Italiani, in merito alla disposizione contenuta nel Decreto fiscale che prevede l’obbligo della comunicazione trimestrale delle fatture di vendita e d’acquisto per tutti gli agricoltori titolari di partita Iva.
L’agricoltore – è scritto nella nota – perde un giorno su quattro per colpa della burocrazia, circa 90 giornate l’anno a svolgere pratiche e adempimenti di legge: troppe e troppo onerose. Faldoni e scartoffie di ogni genere per mettersi in regola, per la cui gestione le aziende possono spendere fino a 21mila euro. Senza contare il pellegrinaggio tra i vari uffici dell’amministrazione pubblica, che può durare anche due anni. Per le stesse pratiche, nei Paesi del Nord Europa basta invece esibire la stampa di tre mail di posta elettronica certificata.
Per la Cia inoltre, così com’è, lo spesometro è inutile ai fini della lotta all’evasione fiscale; oneroso perché comporta un aggravio di servizio per le imprese; dannoso perché determina insofferenza fra i piccoli agricoltori e discredito nella Pubblica amministrazione costretta a un’attività obiettivamente vessatoria.
Bene ha fatto la Camera a correggere la disposizione approvando un emendamento che esonera i piccoli agricoltori di montagna. Questa modifica, tuttavia, non è sufficiente. D’altra parte, la Confederazione da tempo sostiene l’inutilità di tale adempimento in capo agli agricoltori che hanno un volume d’affari non superiore ai 7 mila euro e che sono esonerati dalla tenuta della contabilità Iva. I controlli sulle fatture possono essere eseguiti semplicemente analizzando i dati presenti nelle comunicazioni dei rispettivi fornitori e clienti. Inoltre, la periodicità trimestrale è un ennesimo onere rispetto alla già gravosa dichiarazione annuale oggi in vigore.
Lavoriamo – sostiene Donato Distefano, direttore regionale Cia Basilicata – affinché venga accettata l’idea che alcune regole devono essere diverse a seconda delle dimensioni delle aziende. Le nostre aziende familiari sono ancora più piccole di altre, bisogna tenere conto di queste realtà, altrimenti le aziende agricole spesso riducono la loro attività stritolate dagli adempimenti, diimenticando che non c’è solo un problema di creazione di reddito . Viene a mancare un presidio sociale sul territorio che in molte zone rischia lo spopolamento”.
Nov 24