Oltre 5 milioni di euro in più al mese per il comparto agricolo lucano per produrre le stesse quantità di materie prime alimentari rispetto al 2021. I picchi più consistenti di aumento riguardano energia e carburanti +60%, soia +80%, mais +50%, imballaggi più 50%, +40% per mangimi e concimi, +35% farine di soia. Sono alcuni dei dati diffusi oggi dalla Cia-Agricoltori a Potenza nel corso della prima giornata di mobilitazione contro l’aumento dei costi di produzione in particolare energia, carburanti e mezzi tecnici.
Il rischio di un reale calo delle produzioni – hanno sostenuto i presidenti Cia di Potenza e Matera, Stati e Lorusso intervenuti all’assemblea con i rappresentanti degli otto comparti produttivi più significativi della filiera agro-alimentare – è concreto; le aziende oggi sono costrette a effettuare puntuale rivisitazione sugli investimenti riguardanti le produzioni in corso e da quelli da mettere a dimora nel periodo primaverili-estivo in particolare nelle aree ad agricoltura intensiva areali nei quali oltre agli aumenti di tutto ciò che serve per i cicli di produzione vi è il rischio anche di aumenti dei servizi irrigui.
Un ulteriore rischio riguarda la chiusura degli investimenti in corso e di quelli di prossimo avvio in particolare quelli legati a progetti connessi al PNRR e ai PSR per effetto degli aumenti vertiginosi di tutto quanto è necessario per realizzare opere strutturali, acquisiti di mezzi e tecnologie e le connessioni.
A questa stato di forte difficoltà – ha detto il direttore Cia Potenza-Matera Donato Distefano – si aggiunge in questi giorni un altro grande problema che riguarda lo sciopero degli autotrasportatori in tutto il Sud Italia, i quali hanno deciso di fermare i propri automezzi, mettendo a rischio consegne e conferimenti ai mercati generali, alla GDO e alle altre strutture di stoccaggio, di tutte le produzioni di pregio delle aree irrigue a partire dall’ortofrutta, generando danni incalcolabili non solo per la deperibilità di tali prodotti oltre al mancato rispetto contrattuale.
Ma – è stato aggiunto nell’assemblea – gli agricoltori e gli allevatori italiani vogliono continuare a dare il loro contributo alla transizione verde ed energetica, concorrendo da un lato a ridurre la dipendenza dall’estero – con oltre tre quarti del fabbisogno energetico acquistati fuori dai confini nazionali – e, dall’altro, a raggiungere l’obiettivo della neutralità climatica nell’Ue prima del 2050. Per questo, è molto importante la pubblicazione entro il 31 marzo del bando da 1,5 miliardi di euro per finanziare l’installazione di pannelli fotovoltaici sui tetti agricoli, evitando totalmente il consumo di suolo. L’intervento, che rientra nel PNRR con le risorse per la misura “Parco Agrisolare”, prevede infatti di installare pannelli fotovoltaici sulle coperture degli edifici a uso produttivo nei settori agricolo, zootecnico e agroindustriale, per una superficie complessiva pari a 4,3 milioni di mq per 0,43 GW. Secondo Cia, si tratta di un’occasione unica sia per accrescere la sostenibilità e l’efficienza energetica del settore primario, sia per contenere i costi in una fase in cui le bollette energetiche mettono a rischio la tenuta delle imprese, tra l’altro non intaccando minimamente i terreni agricoli necessari alle coltivazioni. Uno delle possibili soluzioni sul versante dei costi energetico può essere quello di sbloccare tempestivamente i bandi per l’agri-voltaico (previsti 1,5 Miliardi) per iniziative su capannoni, depositi e stalla per la produzione di energia. In Italia vi è una superficie utile senza consumo di suolo di oltre 100 milioni di mq con la possibilità di produrre energia per oltre 25.000 GWatt, in Basilicata la disponibilità di tali superfici si attestano a circa 1 milione di mq (tra stalle, fienili, depositi, tettoie e la produzione di energia si aggira intorno ai 500 Gwatt.
All’assemblea in videoconferenza è intervenuto il presidente nazionale Dino Scanavino sottolineando che “la situazione è molto complicata tra aumenti dei costi del carburante, dei fertilizzanti e delle materie plastiche. È difficile produrre, abbiamo bisogno di un intervento del Governo che calmieri i prezzi”.
“Solo il conto dell’energia per le imprese è stimato in 37 miliardi di euro nel 2022 -ha ricordato il presidente . Ѐ chiaro quindi che gli oltre 5,5 miliardi annunciati dal Governo per gli interventi sul costo dell’energia per aziende e famiglie non sono sufficienti ad arginare la crisi. Non basta agire sugli oneri di sistema o agevolare le sole imprese energivore. Ora il Governo deve mettere sul tavolo interventi organici per ridurre, da un lato, la dipendenza energetica dall’estero e, dall’altro, per snellire realmente il carico economico sulle aziende agricole che sono la dispensa del Paese e sugli agriturismi che devono recuperare le chiusure di due anni di pandemia”. “Ciò ancor più necessario, vista la fine dell’emergenza sanitaria al 31 marzo prossimo -ha aggiunto Scanavino- che però troverà il Paese in grande difficoltà con agricoltori e cittadini a pagare le conseguenze più pesanti dei rincari. Per questo servirebbe un patto di sistema contro le speculazioni che potrebbe partire proprio dall’alleanza tra gli anelli ai due estremi della filiera, ovvero produttori agricoli e i consumatori”.
Cia-Agricoltori adesso dice “basta!” e fa partire il countdown per il Governo. Le istituzioni devono prendere atto che si sta uccidendo un settore chiave per il Paese, che invece avrebbe bisogno di misure coraggiose e strutturali per detonare lo shock dei rincari, in primis quelli energetici, a danno delle imprese. E un’azione drastica serve anche su tutto il territorio nazionale, dove circolano liberamente più di 2 milioni di cinghiali, pericolo pubblico in campagna e nelle città.