Nei supermercati ogni settimana cambiano le offerte ortofrutticole con il sempre più diffuso “tutto ad un euro” e nelle cassette delle lettere a casa i consumatori sono inondati da proposte di “grande risparmio” per prodotti spacciati quasi sempre per local-nazionali. Per la Cia-Confederazione Italiana Agricoltori della Basilicata è tempo di riequilibrare i rapporti tra produttori e grande distribuzionefacendo in modo che i dati positivi delle vendite al dettaglio siano trasferiti a monte della filiera agroalimentare. Negli ultimi tre mesi, infatti, è continuata la corsa delle vendite alimentari con una crescita che ha fatto segnare un +0,4% del valore. Ma è rispetto allo scorso anno che si registra un vero e proprio boom negli acquisti di cibi e bevande made in Italy, con un aumento del proprio valore pari al +2,3%.La variazione tendenziale positiva -continua la Cia – ha riguardato sia le vendite nella grande distribuzione, con incrementi significativi per supermercati (+2,3%) e soprattutto discount (+4,5%), sia le vendite all’interno dei negozi di piccole dimensioni dove, fatto del tutto nuovo, gli acquisti alimentari delle famiglie italiane sono cresciuti del 2,4% rispetto a giugno 2014.
“La ripresa, sia pure ancora lenta, dei consumi – sottolinea Luciano Sileo, direttore Cia Potenza – purtroppo non produce alcun beneficio sui produttori ortofrutticoli del Metapontino, del Vulture-Alto Bradano, delle aree in generale con produzioni di qualità che non possono reggere alla concorrenza sleale del “tutto ad un euro” anche perché in troppi supermercati la frutta e la verdura nei banchi di vendita non sono localietanto meno italiane. Per non parlare delle piccole produzioni agro-alimentari lucane che – spiega il direttore della Cia – è un segmento diffuso e importante che caratterizza e rafforza il settore primario anche in Basilicata; infatti sono sempre di più le aziende di ogni dimensione che decidono di chiudere la filiera al proprio interno e che rivendicano su tale materia un quadro di riferimento normativo puntuale, chiaro, agibile.Ma le colpe non possono essere imputate esclusivamente alla grande distruzione organizzata, anch’essa attraversata da mille problemi; per questo occorre individuare le cause e trovare delle soluzioni adeguate. La Cia dal 2011 ha presentato una proposta di legge, di iniziativa popolare, per regolare i rapporti tra agricoltura e Gdo (Grande distribuzione organizzata) con la possibilità di punti di vendita nelle grandi catene commerciali. L’obiettivo è di promuovere e commercializzare i prodotti locali che siano tracciabili e identificabili nel territorio rurale di produzione, aprendo nuovi spazi di mercato a produzioni alimentari e tipiche lucane anche di nicchia. Ed ecco il primo problema pratico da affrontare attraverso una proposta di legge regionale e linee-guida di regolamentazione specifica emanate dai Dipartimenti Regionali interessati (Agricoltura, Sanità, Attività Produttive). Le difficoltà e gli ostacoli per trasformare i prodotti in azienda – continuaSileo – sono tanti che in troppi casi scoraggiano piccoli agricoltori specie nelle aree di montagna a diventare produttori. Un esempio: anche un vasetto di marmellata biologica prima di essere venduto direttamente al consumatore deve superare un complicato iter burocratico. Per questa ragione la nostra prima parola d’ordine è semplificazione”.
Per la Cia un primo passo significativo verso le sollecitazioni dei produttori è la proposta di legge Cifarelli-Romaniello, approdata nelle Commissioni competenti, per favorire la vendita diretta di piccoli quantitativi di prodotti agricoli tradizionali di qualità, sia pure limitata alla trasformazione delle carni. Da noi la macellazione di pochi capi di suini, bovini, ovini e caprini, allevati direttamente in azienda, deve essere normata per garantire la pratica sicura (benessere animale e tracciabilità innanzitutto) e permettere, come è già avvenuto in altre regioni, alle aziende la vendita diretta.
“Per garantire profitti sostenibili e incrementare la redditività degli imprenditori –sostiene il presidente nazionale della Cia Dino Scanavino – è urgente mettere da parte gli interventi singoli e sporadici per passare a un progetto organico di azioni che coinvolga l’intero settore e tutte le filiere. Un piano che, attraverso la messa a sistema di strumenti nazionali ed europei, possa consentire agli agricoltori di programmare con più certezze e meno rischi il proprio futuro. A trarne beneficio sarebbe non solo l’agricoltura, ma l’intero Made in Italy e l’economia nazionale”.