Siamo ossessionati dall’estetica. E perfino quando andiamo a fare la spesa più che alla qualità, spesso badiamo ai dettagli estetici: il colore di un frutto, i bitorzoli di una verdura, qualche ammaccatura nelle confezioni. Il risultato: il 40 per cento di frutta e verdura viene gettato via perché non soddisfa gli standard estetici; ogni anno, nel mondo, si gettano via circa 1,3 miliardi di tonnellate di cibo, un terzo di quanto viene prodotto. Quest’incredibile cifra è in gran parte composta da frutta e verdura “brutta”, ovvero quella che, pur essendo perfettamente commestibile, è comunque rifiutata dai supermercati per via della buccia imperfetta o della forma inusuale. Per contrastare questa situazione la Cia-Confederazione Italiana Agricoltori Basilicata rilancia la campagna “brutta ma buona”.
Dobbiamo prestare la massima attenzione alle esigenze dei consumatori – si sottolinea nella nota – sintetizzabili in 5 punti chiave : sicurezza, benessere, legame con la natura, facilita’ d’uso, stile di vita semplice , risparmio e lotta allo spreco. Ai consumatori l’invito a riflettere: non tutte le fragole, le mele, come gli ortaggi possono essere perfetti, come se prodotti in catena di montaggio e pertanto assicurandosi della provenienza e salubrità non devono finire in spazzatura. Se tutti i supermercati adottassero la politica di vendere frutti non perfetti esteticamente ma ugualmente commestibili, pensiamo – dice la Cia – si potrebbe migliorare di molto il divario tra prezzo di acquisto sulla pianta e prezzo alla vendita.
Per la Cia una “mano importante” in questa campagna viene dal “bio” in crescita costante tra i consumatori con l’incremento dei consumi (+19% nel 2015) e non solo perché il prodotto si presenta “più bello”. Per questi motivi – secondo Anabio-Cia – è assolutamente urgente l’approvazione del “Piano strategico nazionale per lo sviluppo del sistema biologico” con un’adeguata dotazione finanziaria. La strategia nazionale, secondo Anabio-Cia, dovrà prioritariamente consentire la realizzazione dei seguenti obiettivi:
– Ridurre i quantitativi di importazioni di frutta (+34%) e ortaggi (+42,7%) di incremento nel corso del 2014 rispetto alle quali esiste un grande margine di recupero e vocazione estendendo la conversione di superficie coltivate da convenzionale a biologico;
– Dispiegare una diffusa campagna d’informazione che orienti il consumatore ai reali valori qualitativi ed etici dei prodotti biologici. A riguardo occorre istituire ogni anno una campagna di comunicazione sui principali media nazionali e la “Giornata nazionale del Bio” in sintonia con la “Giornata contro lo spreco alimentare”;
– Finanziare tutti i nuovi richiedenti che, con i nuovi Bandi dei Psr, misura 11, intendono effettuare il passaggio dall’agricoltura convenzionale a quella biologica che si caratterizzano per un estensione di superficie inferiore alla media nazionale e con consumi di prodotti superiori alla media stessa;
– Ridurre i quantitativi di importazioni soprattutto per alcuni prodotti a forte vocazione nazionale: le importazioni di grano duro che nel 2014 hanno raggiunto oltre 24 mila tonnellate potrebbero essere facilmente recuperate ottimizzando l’attuale superficie investita a grano duro (78 mila ettari) e/o incrementandola di un ulteriore 10%;
– Consentire la realizzazione di veri e propri rapporti interprofessionali per le principali filiere produttive nazionali attraverso l’adeguamento della normativa esistente e la trasformazione di Federbio da organizzazione a “ombrello” del biologico italiano, da organizzazione a “sistema”. In questo modo i produttori potrebbero ottenere una migliore remunerazione del valore dei propri prodotti e le imprese della trasformazione utilizzare prodotti nazionali più facilmente reperibili e a maggior garanzia di autenticità costruendo un equo rapporto con le imprese della distribuzione;
– Consentire un’adeguata semplificazione normativa e attuativa delle regole che governano il settore e che molto spesso costituiscono un’autentica barriera di sopravvivenza che costringe spesso numerosi imprenditori a tornare all’agricoltura convenzionale;
– Realizzare un adeguato Piano di Ricerca e innovazione che faccia evolvere il settore dalla tradizione verso i nuovi obiettivi di sostenibilità economica ambientale e sociale;
– Coinvolgere gli operatori agricoli in azioni di formazione specialistica e assicurare loro adeguati servizi di consulenza aziendale.
Mar 04