Anche in Basilicata, riferisce l’Istat, cresce il numero di famiglie che non possono permettersi di mangiare carne ogni due giorni e che riducono l’acquisto di frutta e verdura. La crisi e la disoccupazione galoppante stanno mettendo in ginocchio i cittadini: tra il 2010 e 2012 il numero degli indigenti è cresciuto del 33 per cento e nell’ultimo anno sono in aumento quanti sono costretti a rivolgersi agli enti caritativi per un pasto gratuito o un pacco alimentare.
In questa situazione e in occasione delle festività natalizie per non far mancare sulle tavole delle famiglie lucane i prodotti tipici e tradizionali la Cia, d’intesa con Turismo Verde, rilancia “La spesa in campagna”. Fare la spesa presso le aziende agrituristiche del circuito Turismo Verde – “spacci locali” (punti vendita diretta gestiti in forma associata da imprenditori agricoli che si possono individuare attraverso il sito web www.laspesaincampagna.net e persino scaricare il software per la navigazione Gps per raggiungerle) – è conveniente. Si risparmia fino al 30 per cento. Dalle verdure alla frutta, dal latte fresco ai formaggi, al vino, dall’olio d’oliva al pane, alla pasta ai dolci fatti in casa, dalle marmellate alle conserve. Persino il cesto di regalo natalizio contenente i prodotti tradizionali delle festività costa meno perché in fattoria si acquista a prezzi molto più contenuti rispetto a quelli praticati nei supermercati, nei mercati rionali, nei negozi tradizionali, ma, soprattutto, c’è la garanzia della qualità e della freschezza.
“Il progetto – riferisce il direttore regionale della Cia Luciano Sileo – è stato già avviato sperimentalmente in Basilicata da qualche tempo con l’adesione di una ventina di aziende, in gran parte agrituristiche. Al momento la spesa in campagna non ha certo i numeri della grande distribuzione, né dei negozi e dei mercati. Crediamo, però, che se si porta avanti un’iniziativa seria e responsabile, questo tipo di vendita diretta può arrivare a coprire il 4-5 per cento dell’intero mercato”.
Oggi andare in campagna a fare acquisti permette, d’altra parte, risparmi significativi per i consumatori. Se, ad esempio, si spendono 100 euro di prodotti alimentari, c’è un taglio netto di 30 euro rispetto alla tradizionale catena distributiva. E se anche si aggiunge il costo della benzina, in media 5-7 euro, le compere in fattoria consentono, complessivamente, un risparmio di 23-25 euro. E di questi tempi non è sicuramente poco.
“La vendita in azienda agricola – rileva ancora Sileo – è un chiaro esempio di una filiera cortissima, direttamente dal produttore al consumatore, che porta vantaggi reciproci per ambedue le parti. Un’iniziativa estremamente valida per integrare in modo adeguato il reddito delle piccole e medie aziende, specialmente quelle che si trovano in zone montane, collinari e periurbane. Nello stesso tempo per i cittadini rappresenta un’occasione ideale per acquistare un prodotto di qualità a costi contenuti”.
D’altra parte, una filiera lunga comporta una spesa maggiore per i consumatori. Oggi i prezzi dei prodotti, nel loro viaggio dal campo alla tavola, subiscono, proprio a causa dei troppi passaggi e dei troppi intermediari e dei costi di trasporto, aumenti considerevoli. Acquistare, ad esempio, frutta e verdura in campagna si rivela un vero affare per i consumatori. “Il risparmio – rimarca il direttore della Cia – si aggira attorno al 40 per cento (con punte anche del 45 per cento) nei confronti dei tradizionali canali di vendita. Stesso discorso per il vino e l’olio d’oliva i cui prezzi si riducono del 25-30 per cento. In questo modo si eliminano tutti i vari passaggi della filiera. Il che significa abbattimento dei costi. Un modo di fare spesa che, quindi, costituisce un elemento importante per contrastare la corsa dei prezzi e combattere i rincari abnormi e ingiustificati provocati dai molteplici passaggi di una filiera farraginosa e dalle spinte speculative”.
Sempre da Turismo Verde non mancano proposte di piatti semplici e a costi contenuti per i menù natalizi e di San Silvestro.
Matilde Iungano , che ha curato i laboratori del gusto lungo la via Herculia, attraverso una serie di lezioni presso la Cia, propone alcuni piatti dei “Menù della via Herculia” che hanno riscosso grande successo al campionato della cucina contadina che si è svolto ad Arezzo nell’ambito di Agri@tour (il Salone nazionale dedicato alla vacanza in campagna): “strascinati di mischiglio mantecati con soffritto, peperoni cruschi di Senise e cacio” (che ha vinto il campionato); “I sette muzzichi del mietitore”; , “la zuppa del viandante”, “fericcelli della battaglia”, la crostata di marmellata di mele e calzoncelli di ceci.
“A “nobilitare” la cucina contadina lucana secondo le specifiche tipicità di menù locali delle diverse aziende agrituristiche della regione – sottolinea Matilde Iungano – ci sono la tradizione e la manualità di tante titolari di aziende agrituristiche dove si mangia “sano” e “bene” pur in assenza di stelle o cappelli di cuochi delle più prestigiose guide. Sono piatti che qualsiasi donna può imparare direttamente in agriturismo dove troverà le titolari fortemente motivate dalla passione e disponibili a dare lezioni”.
Dic 17