Un prezzo del suino Dop che in dodici mesi e’ sceso del 15% (confronto ottobre 2012 con ottobre 2013). Costi di produzione che per lo stesso periodo sono cresciuti di quasi il 10%. La conseguenza effettiva e’ che – come affermato nel corso della riunione del Gie (Gruppo interesse economico suinicolo) della Cia-Confederazione italiana agricoltori – gli allevatori di suini vendono in perdita.
Oltre 100mila capi allevati in 3500-4000 aziende, per i tre/quarti a conduzione familiare e con una trentina di aziende-allevamenti organizzati attraversa “filiera”, una “nicchia” di razze autoctone tra cui il suino nero che comunque non superano il migliaio di capi: sono questi i numeri principali della suinicoltura lucana al centro del Progetto di Filiera – presentato nei mesi scorsi a Tricarico – legata ad un modello specifico agro-alimentare che prevede la realizzazione di un sistema di imprese a rete (dall’allevamento, alla traformazione-stagionatura, alla commercializzazione e ristorazione).
I rapporti interprofessionali con l’industria di macellazione – lamenta la Cia – si sono interrotti: e’ ormai da piu’ di un mese che la Cun (Commissione unica nazionale per la determinazione anticipata del prezzo) vede l’assenza dei rappresentanti dei macelli.Il rischio reale – afferma la Cia – e’ giungere a un mercato selvaggio, tutto cio’ alla vigilia della stipula dei contratti annuali tra macellatori e allevatori, che non potranno, come di consueto, avere un riferimento del prezzo.Di fronte a questa drammatica situazione la Cia denuncia come gli allevatori non possano piu’ sopportare questo clima di incertezze senza prospettive economiche per il futuro. Nello stesso tempo chiede al ministro alle Politiche agricole e alla Regioni un impegno straordinario per dare reali prospettive a un settore che, va ricordato, e’ la base per la produzione del nostro made in Italy della salumeria.
In tale ottica, la Cia sollecita una verifica urgente del ‘Piano di impegni esecutivi per il Piano di settore suinicolo’ sottoscritto da tutta la filiera e disatteso in molti punti importanti dall’industria di macellazione. “Di pari passo con la valorizzazione del ‘Suino nero lucano’ -spiega Paolo Carbone della Cia – ci sono una serie di azioni per il rilancio del comparto tra cui la proposta della “Strada dei salumi lucani”, oltre che una via turistica, è anche una strada nel tempo alla ricerca di tradizioni antichissime, visto che già i romani riconoscevano la qualità dei salumi della nostra regione. Un progetto importante riguarda i salumi della Media Valle del Basento e prevede la creazione di una filiera di salumi prodotti con suini allevati allo stato semibrado da un’associazione di produttori con sede a Tricarico”. E’ dunque necessario con il nuovo Psr 2014-2020 favorire soluzioni e investimenti in grado di coniugare vocazionalità dei nostri territori, propensioni produttive, risorse naturali, sorretta da una coerente azione progettuale capace di fornire un reale impulso ad alcuni importanti comparti produttivi, tra cui quello zootecnico, che a nostro parere più di altri è in grado di irrobustire la nostra economia agricola, agevolare lo sviluppo e rafforzare i sistemi produttivi locali, esaltare l’origine e il legame delle nostre produzioni con la nostra terra, costruire filiere produttive tipiche/locali. “Questo percorso -dice Carbone- rappresenta una grande e unica opportunità che la Basilicata e le organizzazioni agricole devono saper cogliere e contestualizzare e radicare nella nostra Regione anche attraverso uno specifico ddl di tutela e valorizzazione in zootecnia delle razze autoctone”.
Nov 12