Incontro di lavoro tra Sviluppo Basilicata e Cia Basilicata finalizzato ad attivare ogni utile relazione con l’agenzia che ha la “mission” affidata dalla Regione di sostenere la nascita e il consolidamento del sistema imprenditoriale lucano anche nei comparti agricolo ed agro-alimentare. E’ stato il direttore di Sviluppo Basilicata Mario Porzio ad illustrare programmi, progetti ed azioni messi in campo dalla società ed aggiornare sullo stato attuativo degli ultimi bandi. Una strategia che trova sinergia nell’ ampio progetto di internazionalizzazione delle aziende Cia, che la stessa organizzazione agricola ha realizzato per far conoscere al mercato straniero, alla stampa internazionale e agli opinion-leader di settore il meraviglioso scrigno nascosto dei cibi tradizionali italiani, oltre che con corsi di formazione avviati da pochi giorni per imprenditori agricoli che intendono attuare programmi di internazionalizzazione.
La domanda è forte e, quindi, occorre cavalcare la richiesta puntando ai mercati esteri. Gli stranieri amano il cibo italiano ma non conoscono il 95% dei nostri prodotti di nicchia e di qualità in grado di sbloccare un “potenziale” di almeno 70 miliardi di euro in export.
“L’Italia non ha mai messo in campo una strategia organica per aggredire i mercati stranieri -hanno affermato il presidente e il direttore regionale Nicola Serio e Donato Distefano. Con il nostro piano di promozione, che abbiamo bisogno di condividere con la Regione e Sviluppo Basilicata , l’ impegno è quello di rafforzare e accompagnare le nostre aziende nella sfida dell’internazionalizzazione. L’obiettivo è di favorire la crescita e conquistare nuovi spazi all’estero, contrastando l’italian sounding, vale a dire il falso del made in Italy”.
Gli stranieri considerano il cibo Made in Italy un elemento d’eccellenza per le loro tavole, ma la stragrande maggioranza dei prodotti che il Belpaese è in grado di offrire resta ignota al consumatore fuori dai confini della Penisola. Un dato su tutti: a fronte di una produzione nazionale che vanta oltre 5.847 tra cibi tradizionali e denominazioni di origine, l’Italia porta sulle tavole dei consumatori internazionali non più di 200 prodotti del Made in Italy”.
In pratica, se da una parte la nome del nostro agroalimentare è ottima, dall’altra i produttori riescono a “monetizzare” ben poco: la cifra mossa dall’export è di quasi 37 miliardi di euro rispetto a un potenziale di almeno 70 miliardi. “In sostanza, un paniere molto limitato di prodotti copre oltre il 90% del fatturato complessivo, che per 24 miliardi di euro è generato addirittura da scambi con le sole nazioni di Germania, Francia e Regno Unito”.
Secondo la Cia serve dunque accelerare il piano di internazionalizzazione portato avanti in partnership con Ice, Gambero Rosso International, Centro Studi Anticontraffazione . Servono però assistenza tecnica e risorse a favore delle imprese agricole che manifestano interesse e coraggio di puntare sui mercati esteri. Il rapporto di collaborazione con Sviluppo Basilicata può risultare pertanto decisivo nel vincere la sfida della competitività dei nostri prodotti che hanno una vetrina prestigiosa con Matera 2019. Per la Cia la cultura va abbinata alle produzioni alimentari tipiche e di qualità.