Donato Distefano della Confederazione Italiana Agricoltura chiede un patto nazionale di emergenza per il comparto agricolo e non assessori-autoministri del nord.
Da una parte, il neo assessore all’Agricoltura della Regione Lombardia Fava si “autoproclama” Ministro dell’Agricoltura delle Regioni del Nord e dichiara di aver ricevuto il mandato di trattare la nuova Pac direttamente con Bruxelles “senza governo di Roma”. Dall’altra, il 260esimo anno di attività dell’Accademia dei Georgofili si aprirà martedì 16 con una prolusione dal tema assai significativo “Agricoltura, Cenerentola europea”, contenente una valutazione critica della politica comunitaria, nel quadro mondiale, che documenta come l’agricoltura sia sottovalutata e penalizzata, non solo per effetto dell’attuale crisi, ma già a partire dal secolo scorso. Il settore ha urgente bisogno di essere riconsiderato e di un “Patto nazionale di emergenza”, per non scomparire. Il mondo dell’agricoltura – è l’appello che viene dall’Accademia e che raccogliamo – dovrebbe unirsi per far capire l’importanza strategica globale del settore, di cui non si può fare a meno per la sopravvivenza dell’umanità.
E’ questo il quadro politico nazionale che vede non solo la Cia ma le organizzazioni cooperative e professionali riunite sotto la sigla Agrinsieme (Cia, Confagricoltura, Fedagri-Confcooperative, Legacoop Agroalimentare e Agci-Agrita) prepararsi ad un cambiamento epocale che attende il mondo agricolo che ci deve trovare pronti e incisivi e fare proposte coerenti che vadano nella direzione di un’agricoltura professionale, competitiva sui mercati internazionali e attenta al tempo stesso ai temi dell’innovazione e dello sviluppo sostenibile.
Le nostre priorità negoziali aprono all’inserimento dei giovani in agricoltura e favoriscono la crescita delle nostre imprese, senza penalizzare i produttori storici. Crescita che si potrà ottenere non solo con strumenti di mercato adeguati, ma anche rafforzando ulteriormente tutte le misure che favoriscono l’equilibrio domanda-offerta, la salvaguardia e la crescita del reddito degli operatori di settore.
Altro punto negoziale su cui le organizzazioni agricole e le centrali cooperative hanno trovato un’intesa è il giusto equilibrio tra la definizione di agricoltore attivo, professionale e rivolto al mercato e il sostegno ai piccoli agricoltori. Analoga ricerca di equilibrio dovrà essere condotta anche sul tema del greening, dove l’obiettivo è far coesistere le corrette pratiche agronomiche per la tutela dell’ecosistema e il mantenimento dei livelli produttivi, essenziali per rispondere alla crescente domanda mondiale di prodotti agricoli.
Rispetto alle misure di mercato e al “secondo pilastro” l’attenzione di Agrinsieme è rivolta all’ottenimento di adeguati strumenti di politica agricola settoriale e di promozione dello sviluppo delle aree rurali. E, soprattutto, di sostegno all’aggregazione a favore di Organizzazioni dei produttori ‘attive’, effettivamente costituite da agricoltori e finalizzate alla commercializzazione della produzione dei propri soci.
Tra le priorità individuate da Agrinsieme, inoltre, la semplificazione amministrativa e il rafforzamento di tutte le misure che riguardano la gestione del rischio quali assicurazioni e fondi mutualistici.
E come è scritto nel documento consegnato ai “saggi” nominati dal Presidente della Repubblica l’agroalimentare deve essere messo nelle condizioni di sviluppare le sue grandi potenzialità e contribuire così alla crescita dell’economia reale. Un sistema che, compreso l’indotto, vale il 17 per cento del Pil italiano, garantisce occupazione a oltre tre milioni di lavoratori e rappresenta quasi il dieci per cento dell’export del nostro Paese.
Nel documento Agrinsieme elenca le priorità per dare nuovo slancio del sistema agroalimentare nazionale: un forte e più efficace impegno in campo europeo, soprattutto in vista della riforma Pac 2014-2020; politiche di rafforzamento dell’impresa e della cooperazione; rilancio della ricerca e dell’innovazione; ricambio generazionale; incentivi al mercato del lavoro; rafforzamento degli strumenti per il credito; maggiore semplificazione burocratica; riduzione dei costi produttivi, contributivi e fiscali per non compromettere le capacità competitive delle aziende; valorizzazione del “made in Italy” e, attraverso una serie di interventi mirati, un suo rilancio sui mercati internazionali.
Agrinsieme sottolinea, inoltre, che il settore agroalimentare, proprio per i valori economici, produttivi e sociali che rappresenta, non trova più corrispondenza nella configurazione attuale del ministero delle Politiche agricole. Per questa ragione, a differenza degli amministratori leghisti, riteniamo decisivo creare un ministero per lo Sviluppo dell’Agricoltura e dell’Agroalimentare, in grado di promuovere strategie agroindustriali e sanitarie.
Donato Di Stefano, CIA