In attesa al 7° Salone del Vino Novello del Meridione, che quest’anno si svolge a Castrovillari(CS), di bissare il successo dello scorso anno quando il Miglior Novello 2012 del Sud fu proclamato quello delle cantine Cervino di Roccanova, anche per questa stagione il vino “giovane” si conferma prodotto limitato. Non più di 15mila le bottiglie prodotte e commercializzate dai viticoltori (soprattutto Aglianico del Vulture, Grottino di Roccanova, Terre Alta Val d’Agri).
“Il vino novello – sottolinea Paolo Carbone della Cia lucana – per i nostri viticoltori specie del Vulture rappresenta una produzione di nicchia e di esportazione ma molto limitata che quest’anno si ridimensiona ulteriormente. Le difficoltà per il novello si erano già manifestate negli ultimi due anni. In verità, il vino giovane in Basilicata non ha mai entusiasmato le aziende dei doc e continua a perdere fascino e fan. Ma meno ammiratori significa meno vendite e quindi meno bottiglie.”
Per la Cia due sono i motivi alla base di questo crollo: la tendenza generalmente a ribasso dei consumi di vino nel Belpaese, che coinvolge anche il “novello”, e un crollo di “appeal” che ormai è sempre più evidente. Mentre le nostre bottiglie fanno il pieno all’estero -spiega la Cia- da anni i consumi interni calano costantemente, sino ad una flessione di ben 12 litri in quindici anni, che diventa ancora più eclatante se si paragona agli anni Settanta, quando si bevevano poco meno di 120 litri a testa in un anno. In pratica, dai 2 bicchieri al giorno del 1970 si passa a solo mezzo bicchiere oggi.
Partito come fenomeno di nicchia, il vino novello ha conquistato i palati dei consumatori italiani negli anni Novanta, quando insieme alle castagne è diventato il simbolo dell’autunno. Ma si è trattato di un trend passeggero. Oggi il vino “giovane” -sostiene la Cia- ha perso il suo fascino perché non rispecchia più i gusti dei consumatori, maggiormente orientati verso rossi corposi e più alcolici. Il novello, invece, mutuato dalla Francia all’indomani dello scandalo del vino al metanolo, fu lanciato sul mercato per allargare i consumi anche tra i giovani, con la proposta di una bevanda a bassa gradazione che potesse conquistare gli “under 30”. Una strategia di mercato che ha funzionato molto bene per tutti gli anni Novanta, ma ora il suo successo si sta lentamente esaurendo. Inoltre, nonostante il calo produttivo, il prezzo a bottiglia resta fermo a una media di 6 euro fino a un massimo di 15 euro (al supermercato un buon novello si trova anche a 4,50 euro), per un giro d’affari nazionale che dovrebbe aggirarsi quest’anno intorno ai 15-20 milioni di euro. Una cifra irrisoria se confrontata al fatturato complessivo del vino “made in Italy”, che oscilla intorno ai 15 miliardi di euro.
La situazione che sta vivendo il settore vitivinicolo – rileva ancora Carbone – è lo specchio delle difficoltà dell’agricoltura. In tutti i comparti, dall’ortofrutta ai cereali, dall’olio d’oliva al lattiero-caseario, i problemi ogni giorno di più si fanno pressanti”.