Ciro Fanelli (Vescovo di Melfi-Rapolla-Venosa): “Un tempo di fiduciosa attesa per le lavoratrici e i lavoratori dello stabilimento Stellantis di Melfi. Di seguito la nota integrale.
In questo momento storico, ancora così complesso e delicato per le lavoratrici e i lavoratori del nostro territorio del Vulture-Melfese, come Vescovo, non voglio far mancare la vicinanza della comunità cristiana, profondamente preoccupata ma anche desiderosa che per essi si possano aprire concreti orizzonti di speranza. Gli echi che provengono dai recenti incontri tra Stellantis e le rappresentanze categoriali sembrano carichi di attese e foriere di un buon inizio per le attuali sorti produttive dello stabilimento di Melfi e per tutta la nostra comunità. La Diocesi di Melfi-Rapolla-Venosa, che vive anch’essa in questo tempo – caratterizzato da una straordinaria, ma rischiosa e difficile, transizione – disidera mostrarsi non solo presente, ma anche condividere umilmente il proprio pensiero.
L’ora presente è un tempo di grande trepidazione che impatta sulla vita delle donne e degli uomini, delle famiglie e dei giovani in difesa del loro lavoro e in cerca di occupazione. Tutto ciò che tocca la vita delle persone, in quanto comunità cristiana, ci interessa! Per questa ragione nelle nostre scelte ecclesiali è sempre più fondamentale l’esigenza di accogliere le ragioni e le prospettive del mondo del lavoro, nella sua evoluzione; è doveroso leggere i segni più positivi e preoccuparsi delle derive e dei fenomeni di degrado e fragilità che lo attraversano, nella consapevolezza che il lavoro umano «è la chiave essenziale di tutta la questione sociale» (Cfr. Giovanni Paolo II, Lettera Enciclica, Laborem Exercens, 3), perché tale questione deve essere sempre orientata a «rendere la vita umana più umana» (Conc. Ecum. Vaticano II, Gaudium et Spes, 38).
In quanto discepoli del Risorto sentiamo forte il dovere di stare dalla parte di quanti, nelle nuove condizioni dei processi tecnologici e della innovazione digitale, operano e plasmano il futuro di un’economia dove – come ripetutamente ricorda Papa Francesco – la cultura della “cura” può sostituire quella dello “scarto” e dell’indifferenza. Abbiamo tutti bisogno di un’economia che non lasci indietro nessuno e che faccia in modo che le “pietre scartate” dalla mentalità dominante diventino, invece, realmente “pietre angolari”. Siamo consapevoli che questo modo di parlare esula dal pensiero predominante: è il ‘paradosso’ evangelico, che strenuamente pone al centro l’uomo, senza compromessi ed alienazioni, che cerca di farsi carico di tante povertà da superare e che desidera promuovere molte potenzialità già presenti nel nostro territorio e in grado di essere generative di uno sviluppo pienamente umanizzante.
Questo progetto, questa meta ed aspirazione, vogliamo che diventino la speranza di tutti, specie di chi vive le gravi problematiche del lavoro, per provare, con le ragioni della speranza – cioè, con uno sguardo nuovo, vivo e vigile – a dare alle vicende e agli sviluppi del nuovo programma Stellantis una prospettiva diversa. I nostri occhi, illuminati dalla luce del Vangelo, vogliono scrutare questo nostro tempo, controverso e drammatico per tanti nostri fratelli – specie per coloro che sono maggiormente coinvolti nel meccanismo di un cambiamento che è ancora tutto da capire e da orientare – per aiutarli a non rimanerne esclusi e schiacciati. Con la forza del Vangelo noi vogliamo essere compagni di strada e amici affidabili di quanti sono alla ricerca di un “futuro buono” che sappia garantire le generazioni odierne e quelle che verranno. Vogliamo essere non una struttura burocratica ed asettica, ma una famiglia che si interroga insieme a tutti coloro che si appassionano alle prospettive del bene comune e del progresso integrale della nostra comunità del Vulture e che lotta con la forza della coscienza per sostenere visioni che emancipano realmente la gente comune e aprano orizzonti concreti nella vita di tutti.
Per la nostra terra questo è ancora, purtroppo il ‘tempo delle scelte’; tempo che per l’ennesima volta, però, noi ci auguriamo che sia realmente positivo, così come sembra, anche alla luce della direzione che dovrebbe scaturire dal recente incontro convocato da Stellantis, in uno scenario di giuste e crescenti mobilitazioni delle maestranze. Nel corso di esso si sono finalmente palesati i passaggi significativi e concreti per allocare nello stabilimento di Melfi le nuove produzioni-auto, ossia, cinque modelli concordati come previsto nell’accordo tra le parti sottoscritto il 12 luglio scorso. Questo nuovo assetto aprirebbe per lo stabilimento di Melfi una nuova centralità nel panorama dei notevoli punti produttivi dell’universo Stellantis.
Gli auspici della comunità che vi lavora sembrano accolti. Ma bisogna guardare sempre in avanti e cogliere obiettivi e possibili equilibri più avanzati. Per consolidare l’occupazione e promuovere una nuova organizzazione del lavoro in grado di contenere l’esubero che si verificherà con l’ingresso dei nuovi modelli e l’uscita dei vecchi (fino al 2025). Tutto questo comporta che – oltre a non cessare di preoccuparsi dei problemi riguardanti le condizioni, i carichi di lavori e la sicurezza – bisogna anche riuscire ad impiegare particolare attenzione e rispetto ai nuovi scenari che si ipotizzano. Proprio rispetto al su citato incontro tra le parti è bene sottolineare il peso imprescindibile che il “settore automotive” esercita sull’intera economia Regionale, della Basilicata e del Vulture in specie. A tal proposito, quindi, è di fondamentale importanza, a mio parere, preservare e rilanciare la centralità di Melfi all’interno del piano industriale di Stellantis. Una crisi radicale ed una caduta tendenziale dell’assetto auto di Melfi produrrebbe un indicibile tracollo dell’intera economia regionale, con effetti negativi anche in altre aree del Mezzogiorno d’Italia. Per questo la comunità produttiva dell’auto di Melfi può, di fatto, superare tutte le attuali criticità, se ci si adopera affinché, di fronte a questo tema pregnante, siano coinvolte anche le Istituzioni civili a livello nazionale.
Dunque, nell’alveo di un progetto industriale sull’automotive per l’Italia può e deve trovare spazio anche il ruolo e la funzione dello stabilimento di Melfi e del suo indotto. Un mercato, come quello italiano, che già oggi assorbe – secondo alcuni studi – oltre 1 milione e duecentomila veicoli prodotti dal gruppo, vede nel nostro Paese prodotte ancora e solo meno della metà della richiesta interna, che è venuta decrescendo nel decennio scorso. È questo un punto cruciale del confronto, che dal nostro contesto locale deve elevarsi forte. Accrescere la dimensione produttiva in Italia è fondamentale nel momento in cui si chiede al governo nazionale e a quello della Regione Basilicata, con le altre Regioni coinvolte, un impegno a sostenerne la competitività.
Diventa strategico potenziare l’attrattività dell’area mediante nuovi interventi all’interno dei piani industriali per l’auto, aperti anche ad altri investimenti in nuovi settori produttivi. Bisogna elevare lo sguardo e guardare oltre. Serve un “Piano” per Melfi che guardi anche alle altre economie internazionali. Con queste attese e queste domande nel cuore la Chiesa diocesana si appresta ad avviare la Visita pastorale, favorendo anche momenti di riflessioni in tutte le comunità del Vulture-Melfese, coinvolgendo realtà comunitarie strutturate insieme ad Enti e soggetti pubblici e privati. Bisogna guardare più su, oltre quello che già abbiamo! Ce la faremo a generare insieme uno “spirito nuovo”? Saremo in grado di dar vita ad un pensiero originale, creativo, oltre le parole ed i concetti spesso abusati, per fare concretamente la differenza e non essere indifferenti alle sfide dei nuovi processi di riconversione produttiva? Riusciremo ad arrivare preparati dinanzi alle prossime sfide ai nostri assetti civili, oltre ogni distinzione di sorta?
La spinta, etica e civica, è tutta nel credere che la speranza e il buon senso prevalgano sulle paure e i ritardi. Solo “insieme” potremo superare in maniera feconda questa fase complessa e delicata, facendo leva sul sapere e la perspicacia di tutti, radicati nella nostra memoria storica, che può farsi maestra del presente, per orientare il futuro, nella certezza che lo ‘Spirito di Dio’, che soffia dove vuole, fa vedere sempre e ovunque e per tutti “cose nuove” per edificare società che si rigenerano prevalentemente mediante un lavoro libero, creativo, partecipativo, solidale.