“La proposta di legge in materia di Class Action, così com’è, è da bocciare e va cambiata. L’attuale impostazione contiene, infatti, numerose criticità che risultano come elementi punitivi nei confronti delle imprese e che incentivano la litigiosità, invece di favorire una virtuosa e giusta aggregazione processuale”. E’ questo l’appello che il presidente di Confindustria Basilicata, Pasquale Lorusso, rivolge direttamente ai parlamentari lucani affinché intervengano sull’attuale testo della PdL approvata, giovedì scorso, dalla Commissione Giustizia della Camera dei Deputati e che ora si appresta ad arrivare in Aula. Preoccupano soprattutto tre aspetti principali: l’ampliamento dell’ambito di applicazione soggettivo e oggettivo; le modifiche alla struttura del giudizio e, in particolare, alle modalità di adesione; l’introduzione di una serie di incentivi alla proliferazione dei contenziosi di classe.
Il leader degli imprenditori lucani spiega: “Di per sé la tutela dell’azione di classe che consente la tutela di una pluralità di soggetti danneggiati dalla stessa condotta illecita è un importante indice di evoluzione culturale, e non solo giuridica, di un Paese. E’ necessario, però, che essa escluda rischi di possibili strumentalizzazioni, come accaduto in altri Paesi. Perché ciò accada, è necessario disincentivare iniziative giudiziarie speculative e assicurare un giudizio equo. L’attuale modello vigente in Italia in materia di azione di classe può essere migliorato, ma ha dimostrato una sostanziale efficacia nella sua impostazione di base. Un impianto originario che invece viene stravolto dalle previsioni di questa Proposta di legge, trasformando uno strumento di aggregazione processuale potenzialmente virtuoso in strumento punitivo nei confronti delle imprese”.
A partire dall’ambito di applicazione: la PdL sposta la disciplina dell’azione dal Codice del consumo al Codice di Procedura Civile, trasformandola da strumento tipico della tutela consumeristica a rimedio generale di tutela di diritti individuali, allargando la platea dei beneficiari ad altri soggetti, tra cui imprese, Pubbliche Amministrazioni e associazioni di categoria.
Altro grosso limite della Proposta di legge è rappresentato dalla possibilità che essa prevede di aderire al giudizio di classe dopo la sentenza. Elemento di grande incertezza sulle dimensioni della classe che determina, quindi, l’impossibilità da parte dell’impresa di adottare le cautele contabili necessarie a far fronte a un’eventuale soccombenza.
La Pdl, inoltre, contiene dei veri e propri incentivi alla litigiosità, come nella parte cui essa prevede l’obbligo per l’impresa condannata di pagare un compenso di natura premiale al rappresentante comune della classe, all’avvocato dell’attore e ai difensori degli attori delle cause riunite risultati vittoriosi. E’ facile prevedere che questo finirebbe per incentivare in modo distorto le azioni di classe, con effetti molto pesanti per le imprese e per il sistema giudiziario.
“Macro criticità, queste – ha concluso Lorusso – che abbiamo rappresentato anche in Commissione Giustizia della Camera dei Deputati con un documento di proposte di cui ora chiediamo, ai nostri rappresentati in Parlamento, di tener contro, in Aula”.