A seguito della nota del governatore lucano Vito, che ha reso noti i dati raccolti dallo Svimez sui forti disagi economici e sociali che sta vivendo il nostro territorio, il Direttivo del Cluster Basilicata Creativa ha inteso offrire il proprio contributo suggerendo nuovi modelli di sviluppo, che ci aiutino ad affrontare il presente e ci preparino a scenari futuri in maniera efficace.
Alla Basilicata serve un nuovo modello di sviluppo. Costruiamo microsistemi sostenibili
Prendendo spunto dalla nota stampa pubblicata qualche giorno fa dal Presidente Bardi, che ha reso noti i dati raccolti dallo Svimez sui forti disagi economici e sociali che sta vivendo il nostro territorio, evidenziando come il “Covid 19 ha acuito ed amplificato le criticità, messo a nudo lacune strutturali, non solo del sistema sanitario ma anche di quello economico: divari territoriali, divari sociali, debolezze del sistema produttivo” (qui la nota integrale), vorremmo dare un nostro contributo suggerendo nuovi modelli di sviluppo, che ci aiutino ad affrontare il presente e ci preparino a scenari futuri in maniera efficace.
La Basilicata è una terra frammentata, un ecosistema variegato, sia da un punto di vista geomorfologico che sociale: una terra divisa tra aree a fallimento di mercato (nelle quali incalza lo spopolamento e aumenta paurosamente l’indice di vecchiaia) e zone industriali che, dopo il momento di splendore della metà degli anni ‘90, non avendo coltivato la crescita di competenze, oggi rischiano di soccombere a fronte delle le sfide di sostenibilità ambientale verso cui si sta riorganizzando l’economia planetaria.
Cosa ci aspetta nell’immediato futuro?
Molti territori si stanno interrogando su quali possano essere gli scenari in cui organizzare i percorsi più efficaci per generare risposte concrete a breve, medio e lungo termine.
Il governo regionale è chiamato a un compito cruciale nei prossimi mesi: costruire il piano strategico programmatico e le linee guida su cui investire le risorse che saranno messe in moto dai fondi indiretti europei e dal recovery fund (Next Generation EU), sui quali, come sottolinea giustamente il Presidente Bardi, non si può sbagliare.
Ma come procedere? Non basta elencare una serie di punti chiave e di obiettivi a cui mirare. Servono modelli di sviluppo e visioni progettuali che devono poi attuarsi e risultare realmente efficaci per i territori. Nella nota il presidente ha evidenziato come l’Europa ha chiesto di “recuperare la dimensione regionale nella programmazione delle risorse del Next generation, poiché occorrono interventi territoriali in grado di agire capillarmente per costruire reti, opportunità, condizioni per il cambiamento, soprattutto per le piccole e microimprese, su cui si fonda il tessuto produttivo dell’economia regionale, nazionale ed europea”.
Costruiamo microsistemi sostenibili
La nostra proposta è stimolare la nascita di “microsistemi sostenibili”, che possano dare risposte più efficaci alle singole specificità dei territori.
Facciamo un esempio: tutti i modelli produttivi, economici e di welfare si stanno muovendo verso una personalizzazione sempre più marcata: tutti i servizi e i prodotti sono oramai ideati e realizzati in base a esigenze specifiche di clienti sempre più esigenti. La medicina, la tecnologia, l’educazione, l’industria manifatturiera e agroalimentare stanno evolvendo verso modelli di personalizzazione in linea con le necessità delle singole persone. Le città e i territori del futuro saranno a misura di persona, questo è un dato appurato.
Anche per i territori e per le comunità serve un approccio specialistico, che tenga conto delle differenze territoriali e intervenga con politiche mirate secondo specifiche necessità di quegli ecosistemi.
Non basta rendere più intelligenti i territori, sfruttando la tecnologia, servono modelli di welfare differenti, di coinvolgimento attivo delle comunità. Servono misure di crescita del tessuto imprenditoriale, misure di efficientamento della PA su misura, interventi specifici e differenziati per migliorare i servizi sanitari e socio/educativi. Un ecosistema composto da meno di 10 Comuni, che conta poche migliaia di cittadini, ha bisogno di politiche differenti rispetto a un ecosistema cittadino complesso, in cui vivono oltre 50.000 persone. Inoltre i Comuni stessi hanno la necessità di pensare interventi particolareggiati, ad esempio costruendo misure specifiche per le periferie. E qualcosa è stato fatto ed è in procinto di avviarsi, con l’attivazione delle schede intervento relative alle Aree Interne della Montagna Materana, del Mercure Alto Sinni, del Vulture Alto Bradano, del Marmo Platano. La SNAI ha lavorato, da quasi un decennio, per la ri-connessione di territori, persone, aziende, PA, ma adesso è venuto il tempo di fare di più.
Servono misure diversificate per città e territori
Dobbiamo comprendere che non possiamo più operare attraverso bandi pubblici o azioni programmatiche semplicistiche, che si rivolgono ad esempio a tutti gli attori di un determinato settore produttivo regionale (come se le esigenze dell’imprenditore turistico materano siano identiche a quelle dell’impresa che opera nel metapontino o nell’area del Pollino).
Servirebbe inoltre garantire una periodicità più efficace di bandi e azioni di supporto da parte della Regione: se si prevedono misure di sostegno all’imprenditorialità o alla digitalizzazione e innovazione dei servizi socio-sanitari, bisogna innanzitutto differenziare le misure a seconda del territorio a cui ci si rivolge. Bisogna, però, anche garantire che ci siano finestre periodiche ogni 7-10 mesi, con diversi step di aiuto, partendo da una pre-fase di prototipazione fino ad un’ultima fase di capitalizzazione e consolidamento, favorendo la collaborazione tra attori pubblici e privati. In questo modo otterrò proposte progettuali più efficaci oltre che un monitoraggio sui risultati e sugli impatti.
Tutto questo implica che la burocrazia si efficienti e si basi su modelli gestionali e di controllo nuovi, adeguati alle sfide che ci attendono per i prossimi anni. La PA dovrebbe essere un alleato degli imprenditori e degli attori territoriali, non la causa di fallimenti dei sistemi aziendali e sociali. Infine, non si può più accettare che i fondi pubblici siano intesi come “aiuti” (finanziamenti a pioggia) ma devono essere un supporto agli “investimenti” o, quanto meno, generare impatti misurabili.
Serve investire in forme di micro imprenditorialità e welfare innovativo
Non serve mettere intorno ad un tavolo i grandi player industriali che hanno da sempre operato senza contemplare alcuna reale relazione con il territorio e le persone che lo abitano; c’è bisogno, invece, di avviare una nuova stagione di collaborazione che passi attraverso direttrici di sviluppo ispirate dalla collaborazione, dalle ispirazioni dei territori, dalla sostenibilità ecologica, economica e sociale. Bisognerebbe comprendere che, un tessuto economico fondato sulla micro-impresa (oltre il 95% di tutta l’economia italiana ed europea è composta da PMI e micro-imprese) ha bisogno di strategie che potenzino il sistema, generando al suo interno gli anticorpi necessari a far fronte al tema dello spopolamento, della disoccupazione incalzante e della obbligatoria trasformazione del tessuto produttivo.
In questa prospettiva occorre un ampio coinvolgimento degli attori territoriali, soprattutto di coloro che operano nello strategico campo della ricerca e dell’innovazione, favorendo la collaborazione tra Istituzioni, sistemi socio-educativi, sistemi produttivi e coinvolgendo attori chiave che dall’esterno possano dare un contributo fattivo alla crescita sostenibile di un micro-sistema.
Non è solo una questione di posti di lavoro, ma di tenuta sociale e culturale. In definitiva abbiamo l’arduo compito di mirare alla felicità delle persone e alla qualità della vita.
Obiettivi di sviluppo sostenibili, in linea con le agende internazionali
Alcuni suggerimenti (non esaustivi) in linea con il nostro pensiero:
attuare politiche di welfare innovativi e divisi per ambiti, in attuazione di un Piano Sociale regionale che stenta a decollare, ma che è fondamentale poiché non si fa impresa nè attrazione territoriale laddove mancano i servizi alla persona;
innovare il sistema medico territoriale, non solo per difendersi dalla pandemia, ma anche per fronteggiare le esigenze di una popolazione che invecchia, puntando su scala locale e investendo in sistemi di “e-health” e assicurando maggiore prossimità di servizio (es. infermiere di famiglia e di comunità così come già previsto in tutte le strategie Aree Interne Lucane) con la collaborazione del Terzo Settore lucano;
creare piani di crescita sostenibile territoriali, specifici per i differenti ecosistemi lucani (Potenza e hinterland, Vulture, Pollino, Val d’Agri, Matera e collina Materana, Metapontino, etc…) assicurando misure specifiche per quei territori e affiancando Comuni e privati nella progettazione e sviluppo degli investimenti, in maniera concertata;
Avviare misure specifiche per i giovani, mettendo attorno al tavolo la Regione, gli attori dei sistemi socio-educativi, i Comuni, le associazioni datoriali e di categoria, gli attori della ricerca e dell’innovazione, il Terzo Settore lucano, per avviare una nuova stagione di politiche giovanili, in linea con la nuova strategia europea per i giovani 2019-2027;
individuare nella transizione ecologica un’opportunità di crescita dell’economia locale in grado di valorizzare un’agricoltura di qualità che sappia essere anche custode del territorio, definire il ruolo delle comunità energetiche, e potenziare le possibilità occupazionali legate all’economia circolare;
potenziare il ruolo della ricerca e l’attività di innovazione e trasferimento tecnologico a beneficio delle imprese, attraverso la funzione assolta dai cluster presenti in regione, l’apertura all’internazionalizzazione e la rete di cooperazione tra operatori pubblici e privati;
puntare sulle figure chiave degli “innovation manager territoriali” per efficientare i sistemi di gestione e monitoraggio degli investimenti pubbli.
Gli anni davanti a noi sono sfidanti, non solo perché saremo chiamati a ripensare un mondo in e post-covid, ma anche per la convergenza di strumenti di intervento finanziari ampi ed orientati a sostenere strategie di sviluppo. Il cluster Basilicata Creativa è disponibile a dare un contributo attivo, partendo dalla profonda conoscenza che ha del territorio lucano.
Siamo fiduciosi che il Presidente Bardi saprà sfruttare al meglio questa disponibilità da parte del sistema della ricerca e dell’innovazione lucana, piuttosto che affidarsi solo a punti di vista esterni e poco affini alle reali ispirazioni del nostro territorio.
Il Direttivo del Cluster Basilicata Creativa