La Legge 28 giugno 2012 N. 92/2012 art. 2, di riforma del mercato del lavoro, con specifico riferimento alla rideterminazione degli strumenti a tutela del reddito e degli ammortizzatori sociali, istituisce con decorrenza 1 gennaio 2013, e per tutti gli eventi che si verificheranno da tale data, l´Assicurazione Sociale per l´Impiego ASPI per consentire ai lavoratori, che abbiano perduto involontariamente la propria occupazione, un´indennità mensile di disoccupazione.
L´AspI ha sostituito con decorrenza 1 gennaio 2013: l’indennita” di disoccupazione non agricola requisiti normali; l’indennita’ di disoccupazione speciale edile; e con decorrenza 1 gennaio 2017: l’indennita’ ‘ di mobilità. Il Mini AspI sostituirà dal 1 gennaio 2013: L´indennità di disoccupazione non agricola requisiti ridotti.
La Legge 92/2012 ha stabilito le seguenti modalità di finanziamento dell´indennità di ASPI E MINI ASPI: contribuzione ordinaria, contribuzione addizionale, contribuzione sul licenziamento.
La Cna di Basilicata, afferma Leo Montemurro Segretario Regionale, dopo un monitoraggio partito il primo gennaio 2013 e terminato nei giorni scorsi , e’ in grado di documentare l’estremo ed ulteriore disagio che l’introduzione delle nuove norme hanno comportato per il mondo dell’impresa artigianale e della Mpi di Basilicata, con particolare riferimento al nuovo oneroso sistema, della contribuzione sui licenziamenti.
La riforma, continua Montemurro, a decorrere dal 01/01/2013 ha introdotto un contributo aggiuntivo a finanziamento dell´AspI e Mini-AspI dovuto in tutti i casi di interruzioni del rapporto di lavoro a tempo indeterminato per cause diverse dalle dimissioni.La determinazione del contributo è una cifra pari al 41 % del massimale mensile AspI per ogni 12 mesi di anzianità aziendale negli ultimi tre anni (per un lavoratore che è in forza da almeno 36 mesi si aggirerà attorno a € 1451,40, per un lavoratore in forza da meno di 36 mesi la quota verrà proporzionata).Il contributo è dovuto da tutte le aziende a prescindere dal requisito dimensionale, con alcune esenzioni particolari per il settore edile, per i cambi di appalto e per i licenziamenti collettivi.
È l’entita’ del contributo, conclude Montemurro, ciò che non è’ assolutamente sostenibile da parte dei piccoli imprenditori ed, inoltre, giunge in un momento totalmente inopportuno vista la terribile crisi che investe ormai da anni con esiti terribili (100.000 imprese hanno chiuso i battenti nel 2012) l’intero sistema produttivo italiano con innegabili riflessi sulla pace sociale.
Chiederemo con forza al nuovo Governo, che ci auguriamo abbia numeri saldi per governare ed assumersi l’onere di scelte difficili ma ancora una volta ineludibili, attraverso i Parlamentari lucani di modificare una norma, che giudichiamo iniqua e vessatoria, che non si pone il problema dei limiti dimensionali delle imprese a così come accaduto in passato, quando si tratta di incassare, mette sullo stesso piano la micro impresa con 2/3 dipendenti, costretta suo malgrado a chiudere i battenti, pagare una somma da 3000,00 a 4500,00 euro, di cui in questo momento assolutamente non dispone, con la media impresa con centinaia di dipendenti in organico che dispone sia delle risorse umane che professionali e finanziarie per meglio pianificare tali circostanze.