“Abbiamo due strumenti forti per provare a dare risposte, da un lato il Piano Invasi, dall’altro il Recovery Fund. Non sono ancora in grado di dire quale dei due decideremo di utilizzare, sento però di poter garantire che farò di tutto perché uno dei due metta a disposizione i soldi necessari per completare l’opera, ripristinarla, rimetterla in sicurezza e donarla nuovamente alla comunità lucana ed ai lavoratori ed imprenditori del settore. Se riuscissimo a farla rientrare nel Recovery Fund , tutto questo avverrà necessariamente in tempi brevissimi”. E’ l’impegno assunto dal sottosegretario alle Infrastrutture, Salvatore Margiotta, intervenendo all’incontro organizzato, in modalità digitale, da Coldiretti Basilicata per fare il punto sullo stato dei lavori della diga del Rendina, in territorio di Lavello, e per discutere del suo futuro. Un “risultato importante per la Basilicata intera” a parere del presidente della confederazione agricola lucana, Antonio Pessolani, per il quale ” la riattivazione dell’invaso non sembrava un risultato scontato, ma Coldiretti ci ha sempre creduto e grazie al sottosegretario alle Infrastrutture e al Consorzio di Basilicata, oggi inizia un nuovo percorso. Finalmente è stato messo un punto fermo sulla reale situazione della diga del Rendina”. All’iniziativa hanno preso parte, anche il direttore regionale di Coldiretti, Aldo Mattia, il direttore provinciale, Franco Carbone, il direttore generale del Dipartimento Politiche Agricole e Forestali, Donato Del Corso, il presidente della terza Commissione consiliare, il consigliere regionale Piergiorgio Quarto, e l’amministratore unico del Consorzio di Basilicata, Giuseppe Musacchio. “Il ministero delle Infrastrutture di concerto con quello dell’Agricoltura su forte spinta del Consorzio di Bonifica della Basilicata sta lavorando per restituire alla fruibilità ed all’utilizzo la diga dell’Abate Alonia, meglio conosciuta come la diga del Rendina. Grazie ad uno studio che il Consorzio ha sviluppato a partire dal 2017 – ha aggiunto Margiotta – è stato possibile nel mese di dicembre scorso ritenere fattibile la rimessa in funzione della diga che, costruita negli anni Cinquanta, non è più utilizzata dagli anni Novanta con ovvia perdita di valore e competitività dei terreni irrigui a valle”. Il sottosegretario lucano ha spiegato che “lo studio ha confermato che il recupero, non scontato, era possibile. Il Consorzio di Bonifica, di concerto col Mit, e il ministero dell’Agricoltura sta predisponendo un bando per la progettazione a partire dal livello di fattibilità tecnico – economico sino a quello esecutivo e la direzione dei lavori dell’opera e, contemporaneamente ci stiamo occupando qui al ministero di reperire i finanziamento per l’opera che valutiamo in circa 50 milioni di euro”. Soddisfazione è stata espressa anche dal direttore provinciale della Coldiretti, Franco Carbone. “Finalmente abbiamo avuto la certezza che la diga può essere ripristinata. Un risultato importantissimo per un’area altamente vocata all’agricoltura – ha aggiunto Carbone – e che porterà benefici a centinaia di imprese”.
Gen 22