Dopo le visite guidate delle architetture moderne nei quartieri, nel borghi e nel centro di Matera alla scoperta delle opere realizzati da grandi professionisti come De Carlo, Aymonino, Fiorentino, GiuraLongo, Fabbri, Coppa, Quaroni, Gorio, Baldoni, Corazza, Piccinato, Stella, Corazza, La Padula, Panella, Manieri Elia e Quaroni e il convegno pomeridiano della prima giornata, questa mattina nella sala conferenze della Camera di Commercio di Matera si sono svolti i lavori per la giornata conclusiva dedicata al convegno internazionale di studi sulle architetture del ‘900 in Basilicata e Puglia.
I lavori della sessione “Comunità e città”, coordinati da Ugo Carughi di Docomomo Italia hanno fatto registrare le relazioni di Ana Tostões, docente dell’Universidade de Lisboa sul tema “Il contributo italiano per la modernità”,
Clementina Barucci, docente dell’Università La Sapienza di Roma sul tema “architetture per l’abitare tra suggerimenti locali e cultura moderna”, Massimo Visone, docente dell’Università Federico II di Napoli sul tema “Tra rottura e continuità: l’industrializzazione di un paesaggio storico”, Antonio Conte, docente dell’Università degli Studi della Basilicata sul tema “Disegno e rilievo del moderno nel territorio lucano”, Caterina Franchini, docente del Politecnico di Torino sul tema “Arch [xx]: un percorso femminile verso il sud”, Franco Purini, docente dell’Università La Sapienza di Roma sul tema “Mediterraneo e modernità”. La seconda sessione sul tema “Identità e territorio”, coordinata da
Caterina Franchini di Docomomo Italia ha fatto registrare le relazioni di Federico Bucci, docente del Politecnico di Milano sul tema “La nascita di un’architettura significa il principio di una chiarezza spirituale e di una volontà vittoriosa”, Emma Tagliacollo, docente dell’Università La Sapienza di Roma, sul tema “spazi per la formazione, luoghi per la mente”,
Emanuela Scannavini dell’Università degli Studi di Roma Tor Vergata sul tema “Vivere rurale tra tradizione e modernità”, Antonello Pagliuca, docente dell’Università degli Studi della Basilicata sul tema “Le architetture per il culto: tra lo spazio e la parola, Antonella Greco dell’Università degli Studi La Sapienza di Roma sul tema “amabili resti della nostra storia” e di Ugo Carughi, presidente Docomomo Italia sul tema “I “beni in serie” nell’architettura del ‘900 in
Basilicata e Puglia”. Nel pomeriggio la quarta sessione sul tema “Indagini sul moderno”, coordinata da Mauro Sàito di Docomomo Italia, ha fatto registrare gli interventi di Fabio Mangone, dell’Università Federico II di Napoli, sul tema “Radicini e sviluppi della modernità in Puglia”, Mariavaleria Mininni dell’Università degli Studi della Basilicata sul tema “I lasciti del progetto del moderno a Matera”, Antonio Vito Riondino, docente del Politecnico di Bari sul tema “Il linguaggio tecnico della modernità italiana: il magazzino Sali di palazzo Nervi a Margherita di Savoia, Andrea Mantovano di Docomomo Italia sul tema “Dal centro alla periferia: Beniamino Barletti e un’idea di città”, Carolina De Falco, docente dell’Università della Campania “Luigi Vanvitelli” sul tema “Sobria ricchezza di movimento di volumi”: Marcello d’Olivo tra Puglia e Basilicata, Luigi Acito, di Docomomo Italia sul tema “Matera tra modernità e tradizione il contributo di Ettore Stella e Antonio Esposito, Università di Bologna sul tema “Patrimonio e zavorra”. Le conclusioni sono state affidate a Giandomenico Amendola, docente dell’Università di Firenze con la relazione sul tema “La modernità e il dopo: la città del mezzogiorno”
L’iniziativa è stata organizzata dalle Sezioni territoriali Do.co.mo.mo Italia in collaborazione con la Fondazione Matera Basilicata 2019. Le Sezioni territoriali Do.co.mo.mo sono realtà radicate in un territorio antico, reso moderno dall’assimilazione di opere architettoniche del ‘900 che ne hanno interpretato in modo originale le caratteristiche originali ed identitarie.
Durante le due giornate il pubblico ha visitato all’interno della Camera di Commercio la mostra itinerante “9 itinerari per 100 Architetture del ‘900 in Basilicata e Puglia”, che sarà inaugurata a dicembre a Matera presso il Campus Universitario della Università degli Studi della Basilicata, organizzata dalla Sezione Basilicata e Puglia del DO.CO.MO.MO. Italia, in co-produzione con la Fondazione Matera-Basilicata 2019 e Open Design School.
La mostra è il risultato di un’attività di schedatura del patrimonio architettonico regionale del ‘900, intesa come uno strumento ‘aperto’ e implementabile, con cui ci si propone di conoscere e mettere ‘in rete’ 100 architetture moderne di qualità riconosciuta. I valori di queste opere nel territorio appulo-lucano, spesso riscontrabili in aspetti analoghi di altre architetture costruite in luoghi, tempi e circostanze differenti, ne escono potenziati rispetto a quelli individuabili attraverso l’autonoma considerazione delle singole opere. Esse sono state selezionate su 151 da un Comitato scientifico internazionale di cui fanno parte tra gli altri: William J. Curtis, Federico Bucci, Franco Purini, Amerigo Restucci che ha curato l’introduzione del Catalogo della Mostra, edito da Gangemi Editore, curato da Mauro Sàito e Antonello Pagliuca.
L’allestimento sarà realizzato da Open Design School che ancora una volta si pone come uno strumento fondamentale a servizio delle istituzioni per l’attuazione e l’attivazione di progetti, costruendo un design sartoriale che risponde a diverse esigenze, anche su grande scala. In questo caso, seguendo le modalità progettuali di Open Design School, in linea però con le necessità della mostra e con lo spirito dei tempi, Open Design School ha creato un allestimento in legno modulare e flessibile: dal momento, infatti, che la mostra sarà itinerante, la struttura sarà agile e multiforme, ma anche ecologica, in grado di essere adattata a diversi spazi.
Nei primi anni ’60, Italo Calvino scrive “I nostri antenati”, titolo che rispecchia la tesi della Mostra mirata a sottolineare che l’identità dell’architettura delle nostre regioni meridionali non può fare a meno dell’eredità culturale degli antenati moderni su cui si basa lo sviluppo della città contemporanea, i cosiddetti “monumenti moderni”. L’avvento della industrializzazione nel settore delle costruzioni ha trasformato il concetto vitruviano di ars costruendi. Innovazioni costruttive, tipologiche, funzionali e formali caratterizzano la produzione architettonica del ‘900. Ludovico Quaroni, in “Progettare un edificio. Otto lezioni di architettura”, afferma che in tale processo di trasformazione «non c’è stato edificio che abbia mantenuto, a rivoluzione compiuta, il tipo o i tipi, il modello o i modelli che esistevano prima».
La Mostra 9×100=‘900 attraversa le “storie” sociali, politiche ed economiche del XX secolo di questo territorio e si articola in percorsi tematici, non cronologici, che collegano la “originalità” delle opere delle due regioni al dibattito culturale nazionale. L’idea “olivettiana” di un’opera di architettura, intesa come espressione della Comunità che l’ha generata, costituisce la chiave di lettura per un percorso sviluppato lungo un secolo attraverso regioni riunite in una continuità fisica e culturale narrata tramite le 100 architetture in mostra. Esse uniscono realismo e visione, pragmatismo e sperimentazione, capacità di confrontarsi con la tradizione ma anche una forte spinta verso il futuro del ‘900 nel Sud d’Italia. Queste caratteristiche originali dell’approccio progettuale italiano ad una “altra modernità”, sono esempi preziosi di un patrimonio moderno rispetto a cui abbiamo la responsabilità culturale e sociale di conservarlo senza disperdere l’unicità dell’immagine e della visione di una nuova Comunità sognata e solo in parte realizzata.
I titoli dei 9 (6+3) itinerari tematici (Infrastrutture e industria, Abitare la campagna, Architetture per la comunità, Insegnare all’italiana, Residenza moderna dentro e fuori le mura, Moderno Sensus Fidei, oltre a Tutela del Moderno, Moderno restaurato, ARCH(XX): un percorso al femminile) sono i primi strumenti di comunicazione, ispirati alla modernizzazione dell’Italia nell’inizio secolo, al periodo del regime fascista fra le due guerre, alla ripresa produttiva degli anni ’50 e ’60, all’evoluzione della società e dell’economia fino al 2000, segnano la partenza per un percorso collettivo da ciò che eravamo a ciò che siamo.
Occuparsi dell’architettura del ‘900, è come frugare fra le foto di famiglia alla ricerca di immagini di parenti e della nostra gioventù. I vincoli statali e le leggi regionali sulla qualità dell’architettura proteggono l’esistenza del patrimonio moderno, invitano alla conoscenza ed alla tutela dell’architettura del ‘900.
Qual è oggi la consapevolezza sociale e culturale del valore dell’architettura moderna nell’uso quotidiano e nell’ambito del processo di restauro del moderno? La tesi strategica della Mostra è quella che i progettisti contemporanei siano “interni” alla storia del modernità, che il processo aperto della “progettualità moderna” sia ancora in corso. L’era della modernità ci appare come una storia in continua trasformazione, una condizione presente caratterizzata da una potenziale “rivoluzione spirituale permanente”. Ne facciamo ancora parte?
La fotogallery della seconda giornata dedicata al Convegno internazionale di studi sulle architetture del ‘900 in Basilicata e Puglia (foto www.SassiLive.it)