“Condividere per alzare lo sguardo”, Pensiamo Basilicata replica a Confapi Matera. Di seguito la nota integrale inviata alla nostra redazione.
Mai avremmo pensato di dover precisare la legittimazione alla rappresentanza delle associazioni delle imprese che ci deriva dall’essere articolazioni lucane di storiche confederazioni nazionali. La recenti, stravaganti uscite a mezzo stampa di alcuni soggetti ci costringono tuttavia a far chiarezza sulla genesi, sulla funzionalità e sulla rappresentanza del Manifesto Pensiamo Basilicata.
Il 15 novembre 2011, un numero rilevante di associazioni datoriali lucane, in modo assolutamente volontario, si è ritrovato a condividere un documento di proposte, denominato “Manifesto Pensiamo Basilicata”, rivolto alla Regione Basilicata e inteso a offrire il proprio contributo all’opera di rilancio socio economico del territorio regionale a seguito di una crisi che aveva ormai perso i caratteri della transitorietà. Proprio da questa consapevolezza è cominciato un percorso comune che ha visto rendere stabile il coordinamento e il funzionamento tra le associazioni datoriali firmatarie del Manifesto che, per scelta unanime, hanno sempre mantenuto la propria piena autonomia di rappresentanza di categoria delle imprese, esattamente così come si è voluto che le relazioni partenariali delle associazioni datoriali fossero sempre dirette e autonome nell’esercizio delle loro specifiche rappresentanze imprenditoriali.
Il Manifesto Pensiamo Basilicata non ha mai voluto sottrarre il “peso” delle associazioni datoriali aderenti, quanto piuttosto ha voluto aggiungere un “valore” che sta nella capacità di elaborare una visione condivisa di modello economico della Basilicata, coerente con le sue specificità e risorse, sostenibile e integrata per le necessarie intersettorialità, capace di aumentare il protagonismo di tutto il sistema imprenditoriale lucano. Una condivisione che è servita ad alzare lo sguardo, a superare i personalismi e le divisioni che hanno, purtroppo, sempre penalizzato la Basilicata in tutti gli ambiti, da quelli politici a quelli associativi e culturali. Questo valore – sempre riconosciuto dai diversi interlocutori istituzionali, politici, rappresentanti di organizzazioni sindacali e associativi – si è ulteriormente elevato dopo gli Stati Generali dello scorso 19 febbraio, nei quali si è presentato il “Patto tra Produttori per il Lavoro e lo Sviluppo” stabilendo una grande, inedita alleanza tra sindacati confederali, Confindustria, Coldiretti Basilicata e tutte le associazioni imprenditoriali del Manifesto Pensiamo Basilicata.
Proprio sulla visione e sul metodo condiviso di lavoro si è sempre invece registrato il disappunto della Confapi Matera, inizialmente aderente al manifesto ma con uno sguardo orientato verso il basso, su sterili e infruttuose discussioni sulla leadership e sugli assetti piuttosto che sui contenuti e sulle proposte. Per questo tale associazione ha liberamente scelto, nel 2013, di uscire dal Manifesto con una semplice e ordinaria comunicazione. Un’uscita legittima, sia inteso, in un manifesto in cui non esiste nessun problema di “firme poste in buona fede” perché l’adesione è volontaria e si mantiene sulla coerenza dei comportamenti. Non è dunque prerogativa né volontà del Manifesto Pensiamo Basilicata limitare a Confapi Matera l’esercizio della propria rappresentanza alle attività istituzionali, ci mancherebbe. Anche se, ci sia consentito, la sua grande agitazione sembra indicativa della difficoltà in cui si è autoconfinata, forse proprio per un’inadeguatezza nelle relazioni che invece dovrebbero essere coltivate con maggior cura da parte di chi gode di una rappresentatività del 5% rispetto al totale regionale delle imprese, laddove secondo i dati ufficiali della Camera di Commercio della Basilicata le associazioni aderenti a Pensiamo Basilicata esprimono il 70% di imprese dell’intero sistema produttivo lucano nei comparti dell’agricoltura, dell’industria, dell’artigianato, del commercio e servizi, dei trasporti, del credito e della cooperazione.