Gli aumenti della TARI 2018 hanno riproposto con forza il tema della revisione del Regolamento comunale, cui si aggiunge quello della doppia imposizione nelle aree industriali della TASI e delle spese di gestione del Consorzio per lo Sviluppo Industriale. Si tratta di due tasse diverse che, tuttavia, ciascuna per motivi differenti, incidono oltremisura sui bilanci aziendali.
Per questo motivo i presidenti di Confapi Matera e CNA Matera, Massimo De Salvo e Leonardo Montemurro, hanno inviato una nota al sindaco Raffaello De Ruggieri e al vice sindaco Giuseppe Tragni, che ha anche la delega di assessore all’Igiene e Sanità pubblica.
Nella lettera le due Associazioni, dando seguito alle intese intercorse, chiedono un incontro urgente al fine di discutere della modifica del Regolamento comunale sulla TARI e di approfondirne alcuni aspetti interpretativi.
Infatti, in un incontro tenutosi presso la sede municipale lo scorso 26 settembre il sindaco e il vice sindaco, sollecitati dai rappresentanti degli imprenditori, diedero la disponibilità a costituire un gruppo di lavoro con le associazioni imprenditoriali per la modifica del regolamento comunale, dove la tassazione dei depositi e dei magazzini e l’elenco lunghissimo dei rifiuti speciali assimilabili agli urbani sono particolarmente penalizzanti per le imprese.
“Ci sono alcune parti del regolamento – evidenziano De Salvo e Montemurro – che andrebbero completamente riscritte. Altre, invece, richiedono alcuni chiarimenti per evitare che le imprese paghino più del dovuto. Si tratta, infatti, della esatta individuazione delle aree tassabili, per evitare che le aree operative siano accomunate a quelle pertinenziali e accessorie, per cui occorre un accurato accertamento della destinazione d’uso delle aree medesime”.
“La modifica più rilevante, tuttavia, – precisano i presidenti di Confapi Matera e CNA Matera – è quella che riguarda il collegamento tra la TARI e il servizio di raccolta. Il regolamento comunale, infatti, contiene un elenco di rifiuti speciali assimilati agli urbani, su cui le imprese pagano la tassa, eccessivamente lungo e quindi oneroso. Infatti le imprese smaltiscono i rifiuti speciali tramite operatori privati, mentre la TARI dovrebbe essere pagata solo per gli altri rifiuti, quelli che vengono gestiti dal servizio pubblico”.
Dal 2006 è atteso un decreto del ministero dell’Ambiente, più volte annunciato e imposto nel 2017 dal Tar con diffida al governo, che dovrebbe regolare i criteri di assimilazione dei rifiuti speciali a quelli urbani. In assenza di criteri certi, i Comuni ne approfittano e allargano a dismisura gli elenchi contenuti nei propri regolamenti. C’è poi la questione dei magazzini o depositi, che l’annunciato decreto dovrebbe escludere definitivamente dalla tassazione.
“Non è chiaro se quest’anno la TARI aumenterà ancora; comunque anche nel caso in cui fossero confermati gli aumenti dello scorso anno (100-120%) le imprese sono fortemente preoccupate”, concludono i presidenti De Salvo e Montemurro.
Nel 2018 il Consiglio Comunale assunse una decisione politica che ha penalizzato le imprese in quanto ha ripartito la TARI al 50% tra utenze domestiche e utenze non domestiche, ignorando volutamente il fatto che il numero delle imprese è notevolmente inferiore a quello delle famiglie, quindi la tassa ha finito per gravare oltremisura proprio sulle aziende, a fronte di un servizio di raccolta scadente o del tutto assente come nell’area industriale della Martella.
Il sistema più equo è quello della c.d. “tariffazione puntuale”, sull’esempio della città di Trento, dove paghi per i rifiuti che produci, a prescindere dalle superfici che occupi. Ma questo per ora è pura utopia.