Molte delle cose che Cassandra temeva si sono rivelate ancora peggio del previsto. I dati negativi diffusi dall’Istat sulle esportazioni lucane nel secondo trimestre 2017 (-10,1%) non destano meraviglia in quanto ampiamente conosciuti dagli addetti ai lavori. Resta il fatto però che le grida d’allarme lanciate da associazioni imprenditoriali come Confapi Matera sono rimaste per lungo tempo inascoltate.
È ormai noto, infatti, che il boom dell’export dei mesi precedenti era fortemente condizionato dal settore automobilistico (leggi FCA a Melfi, con poche ricadute in provincia di Matera) e dalle estrazioni petrolifere. Entrambi casi in cui le ricadute reali non restano sul territorio.
Ci sono dei settori che stanno crescendo sui mercati internazionali, come per esempio il mobile imbottito, l’agroalimentare, l’ICT, la meccanica, la chimica e pochi altri. Tuttavia si tratta dappertutto di numeri piccoli, insufficienti per parlare di incremento dell’export.
Ma, al di là dei proclami trionfalistici clamorosamente smentiti dai dati Istat, colpisce soprattutto il fatto che le esportazioni crescono quasi dappertutto in Italia, mentre in Basilicata crollano addirittura.
Pur se il rafforzamento dell’euro nei confronti del dollaro aumenta ulteriormente le difficoltà delle imprese esportatrici, a parere di Confapi Matera resta fondamentale il ruolo della Regione nel processo di internazionalizzazione del sistema economico lucano. È da lungo tempo infatti che l’Associazione chiede un maggiore sostegno all’internazionalizzazione delle pmi, per le quali la leva fondamentale è costituita dalla partecipazione alle fiere di carattere internazionale, per cui però la Regione non concede aiuti.
Le aziende di minori dimensioni, infatti, pur se vocate all’internazionalizzazione, non hanno da sole la forza economica e organizzativa per partecipare alle manifestazioni fieristiche che per esse sono basilari per penetrare nei mercati esteri.
Da sempre le fiere sono lo strumento privilegiato dai piccoli imprenditori per l’internazionalizzazione, strumento però non incentivato dalla Regione. Persino la vecchia misura risalente al 1996, che dava prima 15 milioni di lire, poi 7.500 euro, molto sfruttata sino a qualche anno fa, è rimasta a secco. Confapi Matera aveva chiesto un intervento in tal senso nell’assestamento di bilancio, senza trovare risposta. Dopo la pausa estiva, se si vorrà cogliere l’occasione dell’impulso positivo proveniente dalle PMI, ci si dovrà pensare seriamente.