Per le imprese artigiane lucane delle aree montane – che hanno un peso del 18,2% sul totale delle piccole-medie imprese della regione – è sempre la situazione delle infrastrutture a rappresentare il gap più forte nei confronti delle aree di pianura, collinari e costiere. Il tempo di percorrenza dalla montagna verso le infrastrutture più vicine per le imprese del Materano è superiore ai 74 minuti e per quelle della provincia di Potenza più di 45 minuti. Ad evidenziarlo è il report di Confartigianato su imprese ed economia di montagna. L’analisi dei dati sull’accessibilità dei territori comunali alle principali infrastrutture di trasporto più vicine evidenzia che chi proviene da un comune di montagna impiega in media 35,8 minuti, cioè 13,8 minuti in più (+62,7%) rispetto ai 22 che impiega chi proviene da un comune non di montagna per raggiungere il più vicino punti di accesso ad una autostrada, stazione ferroviaria, porto e aeroporto.
Nel dettaglio da un comune di montagna occorrono 97,8 minuti per arrivare ad un porto (30 in più rispetto ai 67,8 minuti degli altri comuni), 64,4 minuti per arrivare in aeroporto (26,2 in più rispetto ai 38,2 minuti degli altri comuni), 34,2 minuti per arrivare ad una stazione ferroviaria (13,6 in più rispetto ai 20,6 minuti degli altri comuni) e 27,8 minuti per accedere alla rete autostradale (10,5 in più rispetto ai 17,3 minuti degli altri comuni).
Questo divario di tempi di percorrenza, valutato per un profilo tipo di mobilità – si tratta di 73 viaggi in un anno, somma di 12 accessi a stazioni con traffico di treni a lunga percorrenza, 48 viaggi autostradali, 12 accesso ad aeroporti per servizi commerciali e 1 accesso a porti con traffico passeggeri – incrociato con il fatturato per impresa permette di stimare per un imprenditore attivo in montagna un maggiore costo annuo di 2.168 euro in più rispetto ad un imprenditore attivo altrove pari ad un extra costo del 22,3%.
Nel nostro report – afferma Rosa Gentile dirigente nazionale e Presidente Confartigianato Matera – sulla salute del tessuto imprenditoriale e sociale della montagna influisce la crisi demografica. Per le aree interne delle due province lucane è un’emergenza che mette a rischio botteghe, laboratori e piccole attività sino alla scomparsa in troppi paesi di antichi mestieri artigiani quali il falegname, il fabbro, l’idraulico, il calzolaio e l’imbianchino. E le previsioni dell’Istat prospettano per tutte le regioni a maggiore carattere montano un calo di popolazione più intenso rispetto alla media nazionale. La più grande contraddizione – aggiunge Gentile – è che l’Italia è prima nell’Unione europea per PIL generato in aree montane che rappresenta il 27,7% del PIL europeo di tali aree, il doppio del 12,4% che il PIL del nostro Paese rappresenta su PIL totale europeo. In questi territori operano 552mila unità locali delle imprese per cui lavorano 1,8 milioni di addetti.